Capitolo Venti

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Erano passati quasi due mesi da quel weekend con Rinald. Ermal e Fabrizio erano diventati talmente complici che sembrava si conoscessero da una vita.
Fabrizio non ci avrebbe mai sperato da come erano partite le cose quando il coinquilino aveva scoperto che aveva due figli.

Aveva quasi convinto Ermal a presentare una delle sue canzoni ad una casa discografica. Ci provava ogni giorno ed era riuscito a tirare dentro anche Silvia.
Sì, poi il riccio gliel'aveva presentata.
Tirandosi la zappa sui piedi, visto che da quel momento Silvia continuava a fare allusioni.

<<Dai, ricciolé, che te fa?>> ecco, alla fine, anche Fabrizio gli aveva trovato un soprannome.
<<Ma va, ma che gli vado a dire? Ciao, sono Ermal Meta e da grande voglio fare la rockstar?>> aveva detto autocitando quello che il primo giorno di liceo aveva detto davanti a tutta la classe. Fabrizio ormai conosceva quella storia, gliel'aveva raccontata Silvia durante uno dei loro scambi di idee per convincere Ermal. <<Perché no, sai che bella figura che ce fai? Finalmente uno co' le idee chiare>> il riccio aveva riso prima di lasciarsi andare un leggero <<idiota>>.

<<Comunque manco te devi presenta'. Hai già scritto pe' loro cantanti. Poi c'è Fiorella. Devi anda' lì e presentaje quarche tuo lavoro>>
Il moro aveva messo insieme tutti i testi e gli spartiti che il riccio aveva prodotto in quei mesi. Per Fabrizio erano un'infinità. Glieli aveva passati e il riccio ci aveva visto attaccato su un bigliettino con su scritto "Provace" e una faccina sorridente.
Quando si erano conosciuti, Ermal non credeva che il suo coinquilino fosse tipo da smancerie eppure si era dovuto ricredere. Spesso gli lasciava bigliettini con scritte le cose ovunque e oltre ai miliardi di punti di sospensione c'era sempre uno smile con la linguaccia.
Eccetto quella volta.

Quella volta sorrideva.

Era per quello, forse, che ora si ritrovava dentro alla casa discografica ad aspettare il suo turno.

(10:45) Te la stai a fa' sotto? Nun è vero? FM

Quando aveva sentito il telefonino vibrare, sapeva già chi era. Anche perché, Fabrizio, era l'unico a sapere dov'era andato quella mattina.
Si era anche offerto di accompagnarlo ma il riccio si era rifiutato. Non per cattiveria, ma non voleva prendesse altri giorni da lavoro per lui. Aveva già dovuto farlo quando dovevano presentare le canzoni a Fiorella, non poteva chiedergli altro.

(10:47) Troppo. Sono pure in ritardo. Avevano detto 10.30. EM

Era vero. Era completamente in ansia. Soprattutto perché non erano stati puntuali e lui detestava quelle cose. Se c'era un orario, quello era.
Punto.

(10:48) Oh, nun fa' er pignolo e nun te scazza' come er solito tuo. Me raccomanno. FM

Colpito e affondato.
Fabrizio iniziava a conoscerlo fin troppo bene e questo lo destabilizzava parecchio. Soprattutto la parte di lui che iniziava ad ammettere che forse non gli era poi così tanto indifferente.

(10:52) Ci provo, Bizio, ci provo. EM

Scritto questo, un ragazzo con un ciuffo strano era uscito dalla porta di fronte a lui e lo aveva chiamato. <<Piacere, Marco. Accomodati pure>> aveva detto facendogli strada.

(11:01) Fatte vale'. Ah, chiamame quanno esci. FM

Fabrizio non aveva più ricevuto messaggi fino alla telefonata, segno che il minore era entrato.
Era rimasto in ansia tutto il tempo, come se fosse stato lui dentro al posto del riccio, con il fiato sospeso fino allo squillo del cellulare.
<<Ce sto>> aveva risposto credendo di non aver fatto in tempo. <<Bizio, è andata alla grande. No, cioè, mi han detto che mi faranno sapere, ma mi sembravano entusiasti per davvero. Forse mi sto facendo illusioni però è stata una figata pazzesca>>
Fabrizio era stato preso alla sprovvista. Non pensava che il coinquilino iniziasse a parlare a macchinetta, non se lo aspettava minimamente.
<<Okay, mo con carma. T'hanno detto quanno te fanno sape'?>> Ermal aveva fatto mente locale, perché era talmente euforico che per un attimo non ci aveva capito più nulla.
<<Entro settimana prossima>>
<<Sei felice de avecce provato?>> Fabrizio l'aveva chiesto come se fosse stata l'unica cosa che gli importava davvero e un po' era veramente così.
Voleva, prima di tutto, che fosse felice. Come lo si vuole alle persone che si amano; ma questo, Fabrizio, non l'avrebbe mai ammesso. Almeno per il momento.
<<Sì, non sai quanto>> e lo si sentiva dalla voce.
<<Bella, Frate', devi ascoltare Bizio tuo più spesso>> ci aveva provato. Con tutta la modestia del caso, eh.
<<Ma stai cercando di confondere la tua vecchiaia con il linguaggio giovanile? Guarda che i capelli bianchi dell'altro giorno non spariscono>> Mai una volta che lo prendesse sul serio. Quasi lo sentiva un caso perso. Ormai era sempre così, scherzavano come due ragazzini per ogni cosa. E la volta dei capelli bianchi che il minore stava citando, era stato un colpo basso per il moro.
<<Che sei scemo, e io che volevo fa' er carino. M'ha segno questa>> si erano messi a ridere in contemporanea, per poi salutarsi e darsi appuntamento alla sera, sul divano, per tutti i dettagli.

Era passato qualche giorno quando Ermal aveva ricevuto una risposta in cui chiedevano un altro colloquio con lui. Il riccio era stato preso in contropiede. Credeva che se gli avessero scritto sarebbe stato per dirgli che no, non erano interessati.
Fabrizio, per l'ennesima volta, gli aveva detto di stare tranquillo.

Ora, che il moro fosse più in ansia di Ermal era un dato di fatto. Solo che mai e poi mai l'avrebbe dato a vedere al riccio. Aveva sistemato tutta casa in attesa che tornasse, perché altrimenti sarebbe stato mangiato vivo dall'agitazione.
Alla fine nemmeno si era accorto quando il minore era entrato in casa, perché era troppo preso dal resto.
Aveva in mano una bottiglia di vino e un sorriso che, per Fabrizio, illuminava la stanza. Questo poteva voler dire solo una cosa.
<<Mi hanno offerto un contratto>> l'aveva detto mentre ancora era sulla porta. Fabrizio lo sapeva, ne era certo, fin da subito. Si era avvicinato al riccio e l'aveva tirato a sé abbracciandolo. <<Daje, ricciolé. 'O sapevo>>
Sì, lui ci aveva sempre creduto. Per quello lo aveva spinto a provarci. Era andata bene e non poteva esserne più che felice.
<<Ho preso una bottiglia di vino, per festeggiare. È merito anche tuo>> l'aveva detto mostrandogli la bottiglia per poi andare verso la cucina e prendere due bicchieri.

Fabrizio, da quando era uscito dalla comunità, non beveva molto.
Infatti se la bottiglia, in quel momento, era vuota, era perché Ermal non si era limitato al bicchiere come il moro. Insomma, doveva brindare al contratto, non voleva mica lasciare cose al caso. Il fatto era che si sentiva talmente alticcio che non riusciva nemmeno a formulare una frase di senso compiuto.
<<Bizio, sai che hai due rughe qui?>> aveva detto prima di avvicinargli una mano al lato dell'occhio e scoppiare a ridere. <<Dai, Erm. Annamo a letto, su. Sei fracico ormai>> si era alzato in piedi, cercando di tirar su anche il riccio, allungando una mano in attesa che la prendesse. <<No, Bizio, solo un altro goccio. Siediti>>
<<Che 'n artro goccio. Nun reggi 'na mazza, che vòi fa'!>> gli aveva sottratto la bottiglia appoggiandola sul tavolino, per poi mettersi di nuovo seduto accanto al riccio, ai piedi del divano. Nemmeno si ricorda perché aveva voluto che si sedessero per terra.
Solo che, Fabrizio, esattamente non si aspettava minimamente che il riccio appoggiasse la testa sulla sua, né tanto meno che poi finisse così.

*

Se solo Ermal si fosse ricordato qualcosa di quella sera, gli sarebbe venuto in mente l'esatto momento in cui le sue labbra si erano appoggiate a quelle di Fabrizio. Purtroppo, però, aveva solo un gran mal di testa e nulla che lo riportasse a quella sera e a quel bacio.
Era convinto che tutto fosse andato come sempre e che, per l'ennesima volta, non aveva retto l'alcool. Va bene, forse finire la bottiglia da solo era troppo ed era stato avventato però era andata bene così. In fondo non era successo nulla di irreparabile.

L'unico problema era che quel nulla Fabrizio lo ricordava eccome.
Ricordava ancora il sapore di vino sulle labbra di Ermal e il sorriso che quest'ultimo gli aveva fatto quando si erano separati dal bacio.
Si ricordava anche il suono della sua leggera risata mentre si erano staccati e l'aveva portato a dormire.
Ricordava anche il <<Resti qui?>> che aveva ignorato, perché Ermal era ubriaco e svegliarsi la mattina successiva con qualcuno nel letto non sarebbe stata la cosa migliore. Specialmente perché non se lo sarebbe ricordato.

E così era stato.
Ermal non ricordava nulla di nulla della sera precedente e il cuore di Fabrizio aveva ceduto un po' a quella scoperta.
Sapendo che tutto quello che aveva provato, in quel momento, sarebbe rimasto solo un ricordo per lui.
Nemmeno condiviso con l'altro.

Così sfuggenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora