*Lili's pov*
Trascorriamo le seguenti ore a parlare, a raccontarci strani aneddoti sulle nostre altrettanto strane infanzie, e il tempo sembra trascorrere troppo velocemente. Roberto ci ha chiesto di presentarci alle dodici in punto di fronte agli studios: oggi inizieremo le riprese della prima puntata, anche se ci hanno già detto che le prime scene da filmare saranno in realtà gli ultimi minuti dell'episodio.
Entrambi ci alziamo svogliatamente da terra, quando sento il cellulare vibrare da dentro lo zainetto.
«Lili? Si può sapere dov'eri finita?» la voce squillante di Madelaine mi rimbomba nell'orecchio, e mi chiedo se quella ragazza sia capace di parlare con un tono di voce normale.
«Sono con Cole in giro per Vancouver, stiamo arrivando» mi limito a dire.
«Okay, ma vedete di sbrigarvi» inizia «Roberto ha deciso di an-» tutt'a un tratto non sento più nulla e mi ricordo di avere la batteria del cellulare scarica.
«Merda, mi si è scaricato il telefono» impreco, provocando una risata da parte del corvino.
«Che hai da ridere tu?» domando, ridendo a mi volta.
«Niente». Mi sorride e apre lo sportello dell'auto, lo vedo intento ad azionare il motore che, ahimè, non vuole decidersi.
«Cazzo, non va». Smanetta un po' con i comandi, non capisco bene cosa stia facendo, ma di una cosa sono certa: la fortuna oggi non è esattamente dalla nostra parte.
«Posso mandare un messaggio a Kj, magari riesce a darci un passaggio» propongo.
«Chiamalo».
«Ho bisogno del tuo telefono, ti ricordo che il mio si è spento».
«Io... credo di averlo lasciato in albergo». Oh, no. No, non può essere vero.
«Mi stai forse dicendo che siamo bloccati qui, in un posto completamente isolato, senza alcuna possibilità di entrare in contatto col resto del mondo?».
Non risponde, continua il suo lavoro nel tentativo di far partire questa maledetta macchina.Passano altre due ore, approssimativamente, e la situazione non è cambiata di un millimetro. Cole si è ricordato di avere delle merendine nel portabagagli, quasi immangiabili poiché completamente sciolte, ma ci accontentiamo. Abbiamo rinunciato a sistemare il veicolo: nessuno dei due ha mai svolto un corso di meccanica e, anche se ne fossimo stati capaci, non avremmo avuto gli strumenti necessari. Ci stendiamo su un prato non così distante dal parcheggio, i raggi del sole mi stanno torturando, puntando diretti sulla mia pelle, ma devo ammettere che la situazione non sembra poi così tragica da questo punto di vista.
«Come hai intenzione di risolvere il problema?» domanda il corvino.
«Non ne ho idea» ammetto.
«Sai, non avrei mai pensato di ritrovarmi in una situazione simile».
«Succede solo nei film». A quanto pare, no. Mi giro su un fianco nella sua direzione.
«Roberto ci ucciderà» appunta.
«Se non moriremo prima, qui, dispersi nel nulla più totale».
«È da considerarsi un'opzione valida».
Seguono altri minuti di silenzio, poi chiudo gli occhi e provo a prendere sonno, nell'attesa che qualcuno venga a salvarci.Apro gli occhi lentamente, cercando di mettere a fuoco la situazione e ricordandomi dove sono e che cosa ci faccio qui. Poi mi torna in mente: Cole, la nostra meravigliosa gita e la macchina che non parte. Sento un rumore assordante perforarmi i timpani, mi alzo da terra e raggiungo due figure in lontananza.
«Lili! Finalmente sei sveglia!» il mio compagno di viaggio mi corre incontro, con aria sollevata.
«Ho chiesto aiuto ad un ragazzo che passava di qua, mi sono fatto prestare il cellulare e ho chiamato Kj». Solo ora mi rendo conto di quanto io abbia dormito.
«Mi stavate aspettando?» chiedo.
«Non ti avremmo lasciata qui di certo».
Raggiungiamo insieme l'auto di Keneti, io lo abbraccio in segno di riconoscimento per esserci venuti a salvare, dopodiché partiamo per raggiungere gli altri.«Hai recuperato i viaggiatori smarriti?» Roberto ci accoglie con un briciolo di sarcasmo.
«Scusateci davvero, abbiamo avuto qualche incidente di percorso» ammetto.
«Dobbiamo proseguire con la riunione e la visita del set».
Ascolto con attenzione le parole dei produttori in merito a tutto ciò che riguarda le registrazioni nei prossimi giorni, sarà una giornata più che impegnativa, soprattutto per me che occupo la maggior parte delle scene nei primi episodi. Mi torna in mente la conversazione di stamattina con Cole, è piuttosto comica la situazione in cui si trova il mio personaggio a inizio serie, e non ci hanno ancora voluto rivelare come procederanno le cose col passare del tempo.
Il dibattito termina piuttosto tardi, mentre tutto procedono verso l'hotel io opto per una serata tranquilla al bar, per riflettere sul senso della vita. In realtà, ho solo bisogno di vedere una persona.Flashback mattina
Vengo svegliata dai battiti sulla porta della mia camera d'hotel, prima di quanto pensassi. Aprendola, mi ritrovo di fronte una lettera piegata con il mio nome scritto sul retro. Apro il foglio di carta e inizio a leggere, con fatica, essendomi appena svegliata.
"Lili, spero riceverai questa lettera senza alcuna difficoltà. Ho chiesto a qualcuno di fidato di spedirtela, in ogni caso saprò se la avrai letta o meno. Ti avevo chiesto un po' di tempo, sono pronto a rivederti di nuovo dopo mesi per discutere di quello che è successo, e, magari, sistemare le cose. Ti sto proponendo un appuntamento, come la prima volta, al bar in fondo alla strada, sai che non ho bisogno di dirti altro. Alle 10,30, ti aspetto sempre. Tuo, Kyle."
Rimango immobile di fronte alle parole scritte in corsivo perfetto su una pagina bianca, riflettendo su quanto tempo io abbia aspettato per ricevere questa lettera.
Fine flashbackEd eccolo lì: seduto su uno sgabello davanti al bancone, nell'attesa di vedermi arrivare. Si prospetta una serata complicata per te, Lili Reinhart.
Angolo autrice
Allora, che ne pensate? Avevo deciso di non aggiornare fino a quando qualcuno non si sarebbe accorto della mia storia, ci avevo un po' perso le speranze ad essere sincera, ma eccomi qui. Vi aspetto domani con un nuovo capitolo, vi ricordo di votare se vi è piaciuto e scrivermi nei commenti cosa ne pensate di questo Kyle. Baci, Isa🏹
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Un cuore in due// Sprousehart
Fanfiction«Baciami». Intorno a noi, il nulla. Solo il dolce suono di quelle parole, dettate dalla confusione di un ragazzo. «Soltanto se mi guardi negli occhi». Lo vedo alzare lo sguardo, più deciso di quanto mi aspettassi. «Baciami». Non è più la confusione...