Capitolo 30

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Rebecca

Guardai Peter andarsene "Non fare stronzate Parker" sussurrai a me stessa, poi mi girai e svoltai l'angolo. Avanzai lentamente e, una volta arrivata alla fine del corridoio, mi affacciai leggermente per vedere se ci fosse qualcuno.
"Ehi tu!" sentii urlare alle mie spalle. Mi girai di scatto e notai un uomo con un manganello in mano che si stava avvicinando pericolosamente a me, perciò mi voltai e iniziai a correre nella direzione opposta alla sua. Dopo alcuni secondi sentii l'allarme suonare e un gruppo di guardie mi si piazzò davanti.
"Non volevo arrivare fino a questo punto" alzai le spalle e iniziai a correre verso di loro, saltai su un carrello lì vicino e tirai un calcio nello stomaco al primo che si fece avanti. Scesi e iniziai a correre verso un altro. Mentre stava per tirarmi un pugno in faccia, io scivolai sotto le sue gambe e gli diedi una gomitata sui testicoli, perciò lui, dolorante, si accovacciò a terra.
Nel frattempo arrivarono le altre guardie, quindi, usufruendo del corpo di quest'ultimo, appoggiai le mani sulla sua schiena e mi fiondai su uno di loro, aggrappando le mie gambe al suo collo e, dopo aver fatto una giravolta, lo feci cadere a terra.

Corsi fino alla fine del corridoio e vidi due guardie camminare tranquille nella mia direzioni, inconsapevoli di ciò che stava succedendo a pochi metri da loro. Lanciai due fumogeni e, approfittando della loro confusione, mi lanciai a terra e, con un calcio, li feci cadere.
Nel frattempo arrivò un altro uomo con un manganello in mano. Fermai il suo braccio con le mie e presi il filo di metallo che mi aveva dato Peter, poi gli diedi un calcio sul ginocchio, che lo fece indietreggiare di un passo, e successivamente gli diedi un pugno in faccia. Girai il filo intorno al suo collo e bloccai altre due guardie che erano appena arrivate. Gli diedi qualche pugno e le buttai a terra e, di conseguenza, feci cadere anche il tizio bloccato dal cavo di metallo.
Mi girai verso una delle guardie, che si stava rialzando e iniziai a correre nella sua direzione. Feci un'altra delle mie acrobazie e lo feci cadere a terra senza sensi. Mi girai e misi K.O. un altro uomo.
Mi rialzai trionfante e iniziai a camminare verso il luogo d'incontro.

Guardai l'ora sul mio cellulare e notai che sarei dovuta essere davanti alla sala principale già da 10 minuti. Iniziai a correre e, stando attenta a non farmi beccare, arrivai fino davanti alla porta, ma notai che non c'era nessuno, neanche Peter.
"Peter" dissi, portandomi due dita sull'auricolare che avevo all'orecchio "Dove sei?" chiesi, ma nessuno mi rispose. Riuscivo a sentire solo il silenzio. Solo quel fastidioso rumore del nulla. Quella specie di ronzio che non si riesce mai a spegnere.
"Peter" ripetei, continuando a guardarmi intorno "Rispondimi. Ti prego"
In quell'esatto momento sentii delle voci avvicinarsi. Entrai in una stanza lì vicino e lasciai la porta socchiusa per ascoltare le loro parole.
"Cosa dobbiamo fare signore?" domandò un uomo, mettendo al suo posto il manganello.
"Cercatela. Non potrà nascondersi a lungo"

Riuscirei a riconoscere quella voce ovunque. Anche dopo tre anni, riesco a ricordare quel suono roco, profondo, che mi era mancato tanto quanto l'aria. Sarei voluta uscire e abbracciarlo. Piangere sul suo petto e urlargli contro tutto ciò che avevo passato, tutto ciò che era successo. Ma mi bloccai. Se lui è qui, vuol dire che è stato lui ad uccidere i nostri genitori, ad uccidere Jackson e Thomas.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime e le gambe si fecero molli. Mi appoggiai al muro e scivolai a terra, priva di forze, ma piena di confusione, rabbia e tristezza.
"Peter" sussurrai, cercando di non farmi sentire "Ti prego" dissi ancora, con voce impastata dal pianto "Mio fratello è vivo e io non so cosa fare.. Per favore Peter. Rispondimi!" affermai, non riuscendo a trattenere i singhiozzi.
"Cos'è stato?" sentii dire.
Mi tappai la bocca e trattenni il respiro, cercando di non fare rumori.
Osservai lo spazio intorno a me e notai una porta, perciò mi alzai silenziosamente ed entrai nella stanza accanto.

Sospirai per il sollievo e mi voltai.
Aprii gli occhi, che avevo chiuso per qualche secondo, e li sbarrai non appena vidi tre guardie girarsi nella mia direzione. Riaprii la porta alle mie spalle e corsi all'interno della stanza, andando a sbattere contro alcuni oggetti metallici che causarono molto rumore.
Uscii anche da lì ed iniziai a scappare per i vari corridoi, in cerca di un rifugio, di un'uscita. A ogni passo che facevo sentivo le loro voci che mi urlavano di fermarmi.
L'allarme, per la seconda volta, cominciò a rimbombare all'interno delle mie orecchie. Ripetutamente.
Mi voltai per vedere dove fossero gli uomini e notai di averli seminati. Mi fermai per prendere fiato e mi affacciai di pochi centimetri per controllare il resto del corridoio.
Non vidi nessuno. Appoggiai la schiena al muro e mi sedetti per alcuni secondi a terra.
Dopo alcuni minuti mi rialzai e continuai a camminare furtivamente, cercando di non fare rumore.
"Peter" lo chiamai, sperando in una risposta "Peter" continuai, aprendo lentamente una delle tante porte che mi circondavano.

Amore Proibito [Peter Parker]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora