Bellezza del mattino

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[LEXA]

Sono le 7.30 quando le porte della metropolitana si aprono su una nuova giornata lavorativa. Scendo alla mia solita fermata vicino al Pronto Soccorso, ancora accompagnata dai pensieri che hanno riempito quest'ultima notte... per la prima volta dopo tanto tempo, ai soliti sogni ormai familiari si sono mescolati dei pensieri recenti, che si rincorrono nella mia mente da ieri sera e che volutamente sto lasciando che spazino senza provare a dar loro un ordine logico e senza neanche soffermarmi a chiedermi perché li stia facendo. Sto lasciando semplicemente che si adagino sulla mia anima tormentata...

Lei non è così male...

Dopo aver salutato Anya ieri sera, questa frase mi aveva accompagnato fino a casa e dopo qualche ora, mi ritrovo qui aspettando di iniziare questo secondo giorno di lavoro insieme, a ripensare a queste parole, mentre mi dirigo verso un chiosco che vende caffè e dolci dietro l'angolo, a poche centinaia di metri dall'ingresso dell'ospedale.

Questa è una di quelle mattine in cui non mi sono concessa di bere neanche il mio solito caffè amaro prima di uscire... non sempre appena sveglia ne ho subito voglia. Quando non l'ho già bevuto a casa, preferisco prenderlo in questo piccolo chiosco all'aperto, vicino all'ingresso di un parco, in una zona più tranquilla e appartata. Mentre cammino mi godo il sole tiepido che mi scalda piacevolmente un po', in questa nuova giornata invernale, che almeno per oggi dovrebbe essere risparmiata da nuove nevicate.

Venire in questa piccola oasi di pace mi fa evitare l'affollato e chiassoso bar dell'ospedale e soprattutto l'essere costretta a chiacchiere forzate e inutili con alcuni colleghi di lavoro che preferisco decisamente non incontrare ancor prima di iniziare il mio turno. In più fa si che possa regalarmi uno di quei momenti di solitudine che durante le mie giornate cerco di concedermi quando posso.

Quando giro l'angolo e attraverso la strada per avvicinarmi al chiosco, tuttavia una figura di spalle con un inconfondibile tono di voce basso che sta ordinando la colazione, richiama la mia attenzione, facendomi pensare che oggi potrei non prendere il mio caffè da sola come tante altre mattine...

Clarke...

La vedo avvolta in una sciarpa ingombrante che la protegge dal freddo, con i suoi capelli dorati quasi del tutto nascosti dentro un cappello di lana di grigio... solo poche ciocche spuntano da sotto il cappello e le ricadono sulle spalle, illuminate dal sole.

Mi fermo a poca distanza da lei e rimango a guardare la sua figura di spalle...

No... non è affatto male guardarti...

Cerco di spegnere questo pensiero che si è formato all'improvviso nella mia mente, senza riuscirci, mentre realizzo che qualsiasi altro imprevisto che avesse cambiato il modo in cui avevo programmato di cominciare la mia giornata, mi avrebbe irritato e innervosito; invece mi ritrovo qui ad osservarla e a provare solo un po' d'imbarazzo all'idea di pensare che tra poco lei si volterà e mi ritroverò di nuovo a guardare il suo viso e i suoi occhi blu, mentre quella frase, quelle parole, continuano a riecheggiare e a vagare nella mia mente, senza che io sia riuscita minimamente a dar loro un contegno e a metterle da parte.

Nel momento in cui sono arrivata l'ho sentita ordinare un caffè con latte e zucchero e un muffin al cioccolato... una colazione... una vera colazione, esattamente il contrario di me che mi limito a prendere sempre e solo un monotono caffè nero e amaro.

Quello che sto per ordinare è talmente scontato che il barista anticipa la mia richiesta prima ancora che io apra la bocca per chiedere.

"Buongiorno Dottoressa Woods le preparo subito il solito" mi saluta come sempre con gentilezza, anche se in questo preciso istante avrei preferito che la sua cortesia fosse arrivata con qualche secondo di ritardo e che mi avesse concesso un attimo in più prima che Clarke potesse ascoltare il mio nome e realizzare che fossi dietro di lei.

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