1. Figlio di Poseidone...?

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"Benvenuto Saiph. Benvenuto nel regno dei morti."

Rimango qualche secondo con la bocca aperta e gli occhi sbarrati. Quando mi riprendo, chiudo di scatto il libro, infuriata.

Come è possibile terminare un libro in questo modo? Dovrebbero abolire questo genere di finali. Fortunatamente è soltanto il secondo della saga "Nashira", ovvero "Le spade dei ribelli". Dovrò aspettare un altro mese per poter leggere il terzo, perché devo ancora consegnare altri libri della biblioteca. Cavolo.

Mi alzo dal letto e mi stiracchio per benino. Guardo l'orologio. 7:25. Sono in ritardo!!! La mia sveglia neolitica doveva proprio smettere di funzionare il primo giorno di scuola? Delle superiori, tanto per dire. Apro l'armadio. Rimpiango di non aver ascoltato la mia mamma ieri sera: "Tesoro, preparati già i vestiti, così domani sei pronta." E io: "No, mamma. Me la vedo domani mattina."

Stupida. Stupida. Stupida.

Mentre mi ripeto queste parole in testa, tiro fuori le prime cose che mi capitano. Jeans blu, maglietta bianca e cardigan celeste. Bah, al diavolo. Mi vesto come una disperata e filo in bagno. Dopo aver indossato velocemente la collana dorata di Hunger Games, mi guardo allo specchio. Siamo già ad Halloween?! Perché temo che ci sia un mostro nel mio specchio. Mi lavo la faccia e me la tampono con l'asciugamano. Perché sono così.. banale?! I miei capelli sono castano scuro, ma al sole posso intravedere dei semplici ciuffi ramati. Sono foltissimi. Proprio per questo non li lascio mai sciolti. Quasi sempre li lego in una treccia. Per voi sarà banale, ma a me pare di essere Katniss Everdeen in persona. (Per chi non lo sapesse: Katniss è la protagonista della trilogia "Hunger Games"). Magari avessi gli occhi grigi di Katniss. Purtroppo ho solo dei comuni e banali occhi scuri (molto scuri). Alle medie dicevano che i miei occhi non possedevano le pupille, perché sembravano neri. I miei occhi NON sono sempre così neri. Lo sono al buio e in posti chiusi, perché al sole si "trasformano" in meravigliosi occhi.... Marroni. Sì, marroni. Mi infilo una ciocca disordinata dietro all'orecchio e vado in cucina di corsa e prendo una barretta ai cereali da mangiare durante il viaggio. Mi infilo la felpa e zaino in spalle. Mi dirigo verso la porta, ma mi blocco di colpo. Per un attimo non sbatto contro la porta. 7:35. Salgo le scale con un fulmine e prendo un libro. O meglio dire "Il" libro. "Eroi dell'Olimpo - Il Marchio di Atena". Non potevo mica lasciarlo a casa (NON sono pazza.... forse solo un pochino). Esco di casa e sospiro. Iniziamo bene.

Corro. Corro. Corro. Okay l'avete capito. Arrivo a scuola che sono stremata. 7:52. Mi rimangono solo 8 minuti per muovere le chiappe ed entrare in classe. La mia treccia si sta disfando, ma me ne frego. Aumento il passo. Non voglio mica finire come al primo giorno di scuola media.....

Quella mattina avevo tardato di qualche minuto perché la mia super mamma si era addormentata senza mettere la sveglia. Entrai nella classe per ULTIMA. Varcata la soglia, mi ritrovai addosso gli occhi di tutti. Scoppiarono a ridere, provocando dentro di me una vergogna infinita. Il professore mi guardava di sbieco, ma mi indicò comunque l'ultimo banco vuoto. Isolato, naturalmente. Ero da sola.

Al diavolo quel brutto professore antipatico. Avesse avuto lui una madre come la mia vorrei vedere. Tiro fuori dallo ziano "Eroi dell'Olimpo", sperando che non si fosse danneggiato durante la mia corsa sfrenata. Mentre rigiro il libro tra le mani, mi scordo di guardare dove vado.

Male. Molto male.

Sbatto violentemente contro qualcuno, facendo cadere il libro a terra in un sonoro tonfo. Mi inginocchio per raccogliere il libro, sperando che la persona alla quale sono andata addosso se ne sia già andata. Mi sbaglio. Si inginocchia di fronte a me e prende il libro tra le mani. Finalmente alzo lo sguardo, e sotto di me sento soltanto una grande voragine. O forse quello è il mio stomaco. Il ragazzo misterioso sta osservando il mio libro. Non sapendo cosa dire, mi soffermo sul suo aspetto. Ha una carnagione ben abbronzata, con un fisico piuttosto snello. Me lo immagino sulla spiaggia con gli occhiali da sole a torso nudo. Si definirebbe un gran... figo!

Rimprovero me stessa per i miei pensieri. Non lo conosco nemmeno. La sua chioma di capelli è spettinata, ma perfetta. Alcuni ciuffi castani gli ricadono sugli occhi, i quali non ho ancora osservato. Inaspettatamente, alza lo sguardo. I suoi occhi sono verdi, che mi ricordano molto il mare. Mi viene in mente Percy Jackson, ovvero il figlio del dio del mare. Non sarà mica un figlio di Poseidone...?? Evito di domandarglielo. Rimaniamo così per qualche minuto, inginocchiati, a fissarci e a non dire nulla. Poi sorride, e mi porge il libro.

- Percabeth? - mi domanda.

Penso per un secondo che sia impazzito. Non per quello che ha detto, ma perché lo ha detto. Tanto per farla breve... io ODIO Annabeth Chase. Per me se la tira troppo solo perché è figlia della dea della saggezza. Bha.

- Per... Perachel. - rispondo.

Naturalmente io AMO Rachel. È una ragazza che sa di essere in gamba. E forse mi piace perché è esattamente ciò che vorrei essere io. Bella, con dei splendidi capelli rossi e dei magnetici occhi verdi. Starebbe d'incanto con un tipo come Percy Jackson. Torno alla realtà. Il ragazzo si alza, e seguo il suo esempio. È tornato a guardare il mio libro, cosa che mi fa innervosire. Voglio ancora guardare quei occhi meravigliosi. Perché non mi guarda? Risposta: Perché sono un rifiuto della natura, ecco perché. Abbasso lo sguardo. Probabilmente quando alzerà gli occhi, scoppierà a ridere e mi prenderà in giro. Come sempre. E invece mi sbaglio. I suoi occhi incrociano i miei, e il mio cuore perde un battito. Sorride. Adoro come sorride, con quei denti perfetti.

-Lo penso anche io- mi dice sorridendo.

Sorrido anch'io. È una bella senzazione ridere con qualcuno.

-Allora... Che classe fai? - mi domanda, scrutandomi.

- 1°A. - rispondo. Vorrei essere più gentile! Sembro un mostro!! O un robot!

-Sul serio?! - mi sorride. E io mi sciolgo. - Anche io. Anche se non so dove si trovi.. - si passa una mano fra i capelli castani. Con i raggi del sole, intravedo dei fantastici riflessi biondi.

Respiro profondamente e mi butto (non letteralmente).

-Emh...- accenno - Potremmo cercarla insieme?-

Temo di aver caricato troppo il tono con quell' "insieme", ma ormai non ci posso fare più niente.

-Certo!-

Dio amo quel sorriso... No, smettila!!!!

-A proposito... non mi sono ancora presentato!!- mi porge la mano - Io mi chiamo Edoardo.- la sua mano è più fredda di quanto immaginassi.

Sorrido. - Alessandra, ma per gli amici solo Ale.-

Ma quali "amici"?, penso. Al massimo posso considerare il bibliotecario un mio "amico".

-È un piacere- si gira per controllare le classi. Insieme percorriamo il corridoio, in silenzio. Anche se le urla degli altri coprirebbero comunque la nostra conversazione. Da lontano intravedo un cartellino con su scritto 1°A. Indico il cartello - È lì- grido per sovrastare il baccano. Edoardo mi guarda per un attimo, poi si rivolge verso la nostra futura classe. Forse potrei sedermi vicino a lui. No Ale, probabilmente avrà qualche altro suo amico. Già. Però una parte di me spera che sia solo come me. Soli assieme, come cita una canzone di Emis Killa. Abbasso lo sguardo, assorta da un solo pensiero. Soli assieme (?).

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