Non volevo andarmene senza Boris, senza sapere che Boris stava bene. Allo stesso tempo mi sentivo come intrappolato di un limbo senza via di fuga sospeso fra la vita e la morte.
Le dita ancora mi facevano male per quanto qualche notte prima avessi sfregato il sangue dalla mia camicia bianca. Una camicia limpida che era ora destinata a portare per sempre il ricordo di quella notte. L'errore era stato usare l'acqua calda e aver così destinato la macchia a penetrare nelle fibre del tessuto. Peccato che a scuola nessuno abbia mai pensato di insegnarci cosa fare in caso di omicidio.
Passavo il tempo seduto sul letto a fissare le bottiglie vuote di alcolici del minibar e le pastiglie che mi ero portato dietro. Se ne avessi avuto il coraggio sarebbe bastato poco, qualche piccola caramellina bianca e un paio di shot ben condensati in un unico bicchiere e io beh, io avrei raggiunto l'estasi eterna come sosteneva Boris
<<Lo sai una cosa Potter? Secondo me quando moriamo nell'aldilà ci aspetta un bel festino. Tipo: Congratulazioni sei ufficialmente morto !>>
Nonostante la sua visione strana delle cose Boris amava a vita e no, non conduceva la classica vita da padre di famiglia che ritorna a casa dopo lunga giornata di lavoro in un qualche ufficio ma nonostante questo quando ritornava a casa era felice.
Entrambi odiavi amo il mondo, insieme da piccoli avevamo maledetto la nostra stirpe eppure nonostante questo, lui andava avanti a testa alta ridendo e bevendo Gorilka come se tutto intorno a lui non importasse.
Pensare a Boris mentre il sole calava sulla città e le neve diminuiva mi strappò una risata in un bagno di lacrime.Mi riportò indietro di anni, a quando ancora non sapevo il significato di ''Prima e Dopo''
Prima e dopo mia madre
Prima e dopo Boris
Prima e dopo il quadro
E quella camera, con quella vista fastidiosa sul molo pieno di persone spensierate li riassumeva tutti
Mia mamma che mi parlava sempre dei pittori fiamminghi
Boris che entra con prepotenza nella mia camera per dirmi ''E ora Potter, dobbiamo andare''
E il quadro che aveva costituto l'unica certezza della mia vita ora perso per sempre.
I prima e i dopo, i sè e i ma, gli oppure e i forse, della mia vita si erano accumulati e come aghi malefici erano sempre pronti ad infilarsi nelle fessure dei miei rimpianti.
Invano conducevo una vita annebbiamenti dati da droghe e alcool, ma se alcune notti riuscivo a dormire sogni tranquilli, c'erano notti in cui le fessure dei miei errori si estendevano fino a diventare enormi emorragie che dilaniavano in tutto il mio corpo facendomi svegliare urlare in piena notte.
Ed in quelle stesse droghe ora cercavo la mia fine.
Le pillole mi guardavano.La bottiglia di Vodka che mi guardava ansiosa di essere aperta.
Il sole ormai tramontato. La neve ormai lenta come un orchestra sulle ultime note finali.
Tutto sembrava urlare ansiosamente : Fallo
Stavo vivendo un'altro ''prima'' pensai.Il momento prima dell'oblio. Dopo per me non ci sarà niente. Ma il mio corpo, inerme e ben vestito sarà il ''Dopo di qualcuno''. E quello sarebbe stato, realizzai sarebbe stato il ''dopo'' di una sola persona : Boris.
L'unica che sapeva che ero Amsterdam. L'unico che avrebbe potuto trovarmi. A lui avrebbero fatto domande su di me, sul perché di quel gesto e magari nel mentre avrebbero scoperto i suoi giri intrinsechi fra la malavita.
No, non potevo farglielo. Eppure, a questo punto, non potevo nemmeno andare avanti.
Mi sentivo il colpa, un traditore. Ma poi ripensai al quadro, a quello che aveva fatto. E al fatto che i morti non provano sentimenti.
Presi in mano le pillole, nell'altra il bicchiere di vodka. Mi portai il bicchiere alla bocca pregustandone già ne il sapore che emanava, pensando a il posto in cui mi avrebbe portato a breve. Misi le pillole in bocca, una alla volta, dichiarando l'intento di ognuna mentre con l'altra meno tenevo ancora saldo il bicchiere di vodka.
Questa è per il giorno al museo. Questa per il quadro. Questa è per Hobie, scusa Hobie. Pippa, oh per lei almeno due. Questa è per-
E poi squillò il telefono. Appoggiai il bicchiere quasi di scatto come se il suono pungente del telefono mi avesse fatto riemergere da un sogno, come se il limbo fra vita e morte fosse stato momentaneamente sospeso. Caronte aveva forse deciso di prenotarmi un viaggio di lusso per l'aldilà e aveva forse deciso di telefonare per dirmelo? Quando finalmente il telefono smise il suo stridulio e il silenzio tornò trionfante nella camera d'hotel andai con la mia riportai l'attenzione verso il bicchiere e ricomincia la mia colpa.
Cambiai strategia : avrei bevuto tutto di un fiato il bicchiere ingogliando più pillole possibile. Mi portai il bicchiere alla labbra quando-
Il telefono squillò di nuovo, rompendo il mio rituale. Decisi di rispondere perchè se l'ultima cosa che volevo era sentitire la suoneria di un cellulare durante il mio tragitto verso l'aldilà.
Mi chiesi se non fossi già morto e questa non fosse una specie di chiamata informativa dove l'inferno mi chiedevano di accettare le loro modalità e condizioni d'uso.
Risposi al telefono <<Potter?>> voce familiare ma stanca. Boris. Misi il bicchiere sul pavimento.
<< Boris?>> sorpreso, come faceva a saperlo?
<<Oh grazie al cielo. Ti ho cercato ovunque.>> non era arrabbiato, ma aveva una voce sfinita come se ogni parola gli costasse della fatica fisica, il suo accento marcato più del solito.
Rimasi immobile, a fissare il vuoto davanti a me, un sorriso lieve che prendeva forma sul mio viso: Boris.
<<Teo senti ho bisogno di te>> Ogni parola era interrotta da un lungo sospiro, smisi di sorridere. Era chiaro che non stesse bene
<<Potter?Potter ci sei? IO...>> questa volta una pausa più lunga. Un rantolo. In sottofondo i rumori di passi, lamentele, parole di ringraziamento. Dovevano esserci molte persone nel posto in cui si trovava.
<<Boris?>> ero preoccupato e incredulo, il suo tempismo era stato qualcosa che nemmeno gli dei avrebbero potuto prevedere.Oh Boris ne sapeva una pià del diavolo
Guardai le medicine che erano cadute sulla coperta del letto. <<Boris?>> ripetei ansioso di una risposta
<<Senti, ho bisogno che mi porti della cocaina, sono in ospedal>>
<<Cosa?>> scoppiai in una risata nervosa. Cocaina in ospedale? Era forse un test per vedere quanti fossi stupido? Tipo ''Come essere arrestati: Guida per idioti''
<<ASCOLTAMI>> e lo feci. Smisi di ridere immediatamente
<<La morfina non mi fa un cazzo di niente>>
Mi strappò un sorriso. E poi una risata, era incredibile che mi stesse parlando per davvero <<Cavolo ma quanto ti buchi>> io mi stavo divertendo. Lui non molto
<<POTTER. Lo trovi divertente?Sto soffrendo come un cane. Sbrigati>>
Lui mise giù il telefono e io buttai nel cesso le pillole.
Camminai in mezzo alla neve per cercare chi potesse preoccuparmi qualcosa. Andai in ospedale, fingendomi suo parente, un lontano parente. Diciamo, molto lontano.
Passarono giorni prima che lo potessero rimettere.
E quando finalmente uscì, entrambi riprendemmo la nostra vita. Io a New York, lui un pò ovunque ma sapendo entrambi che nonostante ci fossero distanze infinite a separarci ci saremmo sempre stati l'uno per l'altro.
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Fino all'ultima pillola
Ficción GeneralLo sapevate che le persone che fanno uno di frequente di droghe possono risultare inermi all'anestesia o ad antidolorifici?