Capitolo 8

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Demetra Romano

«Ancora non ci credo» borbotta Alexander.

La stanza in cui mi trovo è diversa, ma l'arredamento è simile a quello della città sotterranea. Dopo la riunione con tutti i capi di Stato, ovvero in seguito all'esplosione dei bicchieri di sangue da me provocata, ero così debole che avevo dovuto appoggiarmi al tavolo davanti a me. I due capi dei Clan dei vampiri conclusero l'incontro e mi portarono nella stanza in cui mi trovo adesso.

«Sta brontolando questo perché Zaire gli ha spiegato tutto e Daniel gli ha detto quello che ha visto, ossia che tu parlavi con il fantasma di Ofelia per poi a piangere dal dolore per averla fatta passare oltre» mi spiega Valerio, seduto accanto a me.

«Ah» sospiro guardandolo di sottecchi.

«E quindi tu sei Caronte?» esorta Alexander.

«Sì» balbetto imbarazzata.

«E tu e Ulac... condividete il Merak?» sussurra il capo d'Asia.

«A quanto pare...» mormoro evitando il suo sguardo.

«Dus voel Demeter liefde vir twee mense?» chiede Alexander al suo simile.

«Ja» risponde Zaire dall'altro capo della stanza.

«Che lingua è?» domando a voce bassa nell'orecchio di Valerio.

«Penso africano, ma non lo so. Conosco un po' di lingue, ma questa non rientra nel mio curriculum» sussurra lui indeciso.

«En wat van Lestat en Ulac?» insiste bruscamente Alexander.

«Die twee van hulle het nog nie vantevore daaroor gepraat nie. Ons wou dit wegsteek om Lestat se reaksie te sien. dit is 'n slag om die liefde van 'n mens se lewe met 'n ander te sien» ribatte Zaire.

«Che cosa state dicendo?» esorto.

Daniel e Adriel, in piedi sul fondo della sala con la schiena appoggiata al muro, abbassano lo sguardo e giocano con i piedi.

Alexander si volta e mi guarda dritto negli occhi. «Ons moet 'n oplossing vind.»

«Come?» bisbiglio confusa.

Lui scuote la testa e ripete quanto detto in una lingua più comprensibile: «Dobbiamo trovare una soluzione. Intendo a quelli che non ti vogliono come loro rappresentante.»

Mi alzo in piedi e con tono serio dico: «Che cosa stavate dicendo? Che lingua era?»

«Era africano» risponde Zaire eludendo la prima domanda.

«Non c'è tempo. Affinché tu sia pronta, non abbiamo il tempo per cui ti sia tradotto tutto quello che abbiamo detto!» esclama Alexander camminando avanti e indietro per la stanza. «Possiedi mezzo mondo, Demetra, e questo ti odia! Non vuole essere rappresentato da te...»

«Ho capito!» ribatto arrabbiata. «Come ho detto, non pretendo la loro fiducia, ma vorrei avere l'opportunità di farmi conoscere veramente.»

«Quindi cosa vuoi fare?» chiede Valerio, venendo al mio fianco.

«Se necessario, li conoscerò tutti. Non possono giudicarmi senza conoscermi» commento.

«Non è così facile» afferma Alexander con la faccia tutta rossa.

«Allora rendiamola facile!» ribatto.

Tutti rimangono sbigottiti: c'è chi alza la testa di scatto e chi si ferma, ma tutti mi fissano.

Alexander e Zaire si scambiano qualche sguardo, mentre Valerio mi accarezza la schiena.

All'improvviso Alexander, il capo Clan d'Asia, fa un passo in avanti e dichiara: «Va bene. Dovremo organizzarci, ma si può fare.»

Quello che sento è un piccolo sussulto al cuore? Vogliono darmi fiducia? Sì!

Zaire e Alexander si voltano nella direzione di un muro nero; il capo d'Africa si mette una mano sul mento e assume la forma della statua pensante, mentre quello d'Asia chiede una carta geografica a Daniel, che sparisce per qualche secondo per poi tornare subito dopo con l'oggetto richiesto. Quest'ultimo viene appeso sul muro nero e Zaire e Alexander gli piombano sopra all'istante: disegnano dei cerchi intorno ai nomi di alcune città e delle freccette, come per indicare degli spostamenti. Parlano a grandissima velocità e finiscono ancor prima che io abbia il tempo di girarmi verso Valerio.

«Potremmo starci, ma dovremmo fare tutto in una settimana» spiega Alexander.

«Abbiamo pianificato tutto. Daniel, prendi i miei appunti e prenota i voli subito. Dovremmo stare via in quei giorni, quindi se necessario prenota anche dei jet privati. Saremo in sei persone» interviene Zaire passando un foglio al mio ex compagno di classe. «Tu, Adriel, confrontati e ricopia quanto scritto sul foglio che ho dato a Daniel. Chiama tutti i Capi di Stato e organizza quanto scritto.»

«Signore, mi scusi, con quali fondi?» chiede Daniel senza incrociare gli occhi dei due capi vampiri.

«Con i miei» rispondono questi ultimi.

Entrambi i miei amici vampiri annuiscono ed escono velocemente dalla stanza.

«Potete informare anche me?» intervengo.

«Abbiamo preso spunto dalla tua richiesta, Demetra. Faremo sei tappe nei continenti dei tuoi genitori. In occasione di ciascuna di essa faremo degli incontri. Adriel si sta occupando di organizzare i raduni, ma adesso quello che importa, Demetra, è che devi prepararti» replica Zaire.

«Quali sono le città? E gli Stati?» esorto.

«Per quanto riguarda il continente d'Oceania – che sarà l'ultimo che visiteremo – organizzeremo un incontro a Sydney, mentre nel continente americano andremo a Toronto per il Canada, a New Orleans per gli Stati Uniti, a Cancún per il Messico, a Lima per il Perù, a Rio de Janeiro per il Brasile e, infine, in Argentina visiteremo Buenos Aires» risponde Alexander indicando la mappa. «Ah, Demetra, quasi dimenticavo... Il politico migliore tra di noi è stato Lestat... Quindi leggere i suoi diari potrebbe aiutarti in questo piccolo viaggio» aggiunge porgendomi un diario con una copertina di tessuto marrone.

Nemmeno il tempo di annuire e tutti stanno facendo qualcosa, mentre a me viene detto solo di schiarirmi le idee e di rilassarmi per quanto sia possibile

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Nemmeno il tempo di annuire e tutti stanno facendo qualcosa, mentre a me viene detto solo di schiarirmi le idee e di rilassarmi per quanto sia possibile.

Usciamo dalle catacombe di Parigi nel momento in cui il sole inizia a toccare con i suoi raggi tutto ciò che di più bello c'è in città e fuori. Saliamo su un'auto; nonostante le prime luci del giorno, gli abitanti dormono ancora e capisco – ancora una volta – quanto sia bella la quiete del mattino.

Luca... sto arrivando da te.

Aspettando di arrivare in aeroporto, chiudo gli occhi e mi addormento.

Nebbia fitta che circonda una casa.

Un giardino gremito di tombe e ricoperto di erba verde.

Sto sognando la stessa cosa dell'altra volta?

Provo a individuare con gli occhi la tomba che perde sangue, ma invece di trovare quello che sto cercando vengo attirata da una gigantesca casa, evidentemente di stile ottocentesco e non italiano, che si erge esattamente al centro del prato verde.

Mi avvicino lentamente sentendo una strana inquietudine farsi strada nel petto e all'improvviso le mie orecchie sentono un coro di urla provenire dal piano superiore della casa.

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