Capitolo 9

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Lestat Defendi

Com'è la vita per un essere normale?

Me lo chiedo spesso.

È soggetto anche lui a questi scherzi, se così possiamo chiamarli?

In questi momenti capisco il motivo per cui Viktor, il padre di Demetra, ha voluto tenere lontana sua figlia da questo mondo e non mi pento di aver seguito il suo consiglio.

Quanto tempo è passato dal nostro arrivo qui? Un giorno?

Chiudo gli occhi e inspiro, cercando di trovare la calma dentro di me.

«Come ci riesci?»

Mi volto e vedo Ulac (Luca) accanto a me, sulla veranda della casa.

«A fare cosa?» esorto.

«A essere così calmo» risponde seccato.

Sospiro e non dico nulla. Fisso la nebbia densa che circonda la casa e attendo che questo giorno passi.

Chi era quell'uomo?

Una cicatrice sul viso e dei capelli corvini. Mai visto. Me lo ricorderei, visto l'aspetto minaccioso.

Ulac (Luca) inspira bruscamente e, allontanandosi per qualche secondo, prende la rincorsa e mi sferra un pugno con tutta la forza che ha nel corpo.

«Come cazzo fai a essere così calmo?! Ci hanno appena fatto l'elettroshock per cinque fottute ore!» urla con rabbia.

Alzo lo sguardo verso il giovane, pieno di ira nei muscoli, ma rimango calmo. Uno dei due deve farlo.

«Dovresti provare anche tu a calmarti» insisto.

«Forse è proprio per questo che Demetra ha scelto me. Tu sei morto dentro» sbotta e mi dà le spalle.

Questo ragazzo... non lo ricordavo così...

Cerco di non far passare quelle parole attraverso il cuore, ma è troppo tardi, così scelgo di non mostrare il dolore che quelle poche parole mi hanno provocato.

«Dovresti smetterla, Ulac» dico con un tono piuttosto pacato.

«Di fare cosa?» borbotta lui guardandomi con la coda dell'occhio.

«Di allontanare le persone quando hai paura» rispondo. «È sempre stata una tua caratteristica. Diventi irruento quando non capisci qualcosa...»

«Io...» sussurra  pallido, voltandosi verso di me. «Demetra è da sola!» urla subito dopo, tornando scuro in viso.

«Credi che non lo sappia?» esorto. «Ho passato l'intera vita a proteggerla!»

«Come pensavi di proteggerla? Te ne sei andato. Tu non ti rendi conto di come l'avevi ridotta... E poi lei è il mioMerak!» grida arrabbiato.

«Ulac» mormoro.

«Non chiamarmi Ulac!» strilla prendendo un pezzo di legno dalla veranda e lanciandolo oltre la nebbia.

«Luca... non è questione di mio o tuo. Demetra non appartiene a nessuno se non a se stessa. Non è un oggetto. La questione è che noi siamo dispersi da qualche parte nel mondo senza alcun contatto esterno...»

«Mentre Demetra è lì da sola» continua Luca.

«No, Demetra non è da sola» ribatto. «Non lo è mai stata. C'è sempre stato il professor Botteghini e adesso ha di nuovo i suoi amici con sé.»

«Quel figlio di puttana sapeva...» dice Luca, rimanendo a bocca aperta in preda alla sorpresa. «Tu non l'hai mai lasciata sola?»

«Dobbiamo trovare il modo di uscire da qui» lo interrompo.

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