Capitolo 12

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Demetra Romano

Erano le cinque del mattino quando prendemmo il volo di linea per la tappa successiva: New Orleans.

«Demetra, stiamo per arrivare» dice Adriel scuotendomi piano.

Sbatto ripetutamente gli occhi e mi asciugo quel poco di bava che mi è scesa mentre dormivo. Mi sono addormentata sul secondo diario di Lestat, che infatti è ancora aperto sulle mie gambe.

«Tra quanto arriviamo?» domando.

«Dovremmo impiegarci un quarto d'ora» sospira la mia amica vampira.

«Allora mi metto a leggere. Ero a metà prima» bofonchio.

Lei annuisce e torna a guardarsi in giro.

Questo diario è un po' diverso dall'altro: ha la copertina di cuoio e si chiude con un laccio. Le pagine variano dal giallo al bianco e descrive quasi (purtroppo ne salta diversi) ogni giorno della vita di Lestat Defendi tra il 2007 e il 2014.

12 luglio 2009

Memorie di Lestat Defendi

Non dovevo andarci.

È possibile perdere una battaglia contro se stessi?

Perché non ho resistito?

Ho incontrato la bambina, andando contro tutte le regole che mi aveva imposto la Chiesa per la sua sicurezza, e ci ho parlato.

È stato il regalo più bello che potessi farmi in questo anno, ma anche il più brutto.

Ancora la immagino. È ancora così piccola: ha lunghi capelli neri come il padre e la pelle è morbida solo a vederla. Ah, quanto avrei voluto toccarla...

Non era mia intenzione incontrarla: sono andato al mare e il suo odore è arrivato all'istante alle mie narici. Era seduta al bar di uno stabilimento balneare rosso e bianco, all'ombra, su un tavolino rosso, e si impegnava molto. La sua fronte formava una piccola piega all'altezza delle sopracciglia e più mi avvicinavo, più sapevo che sarebbe stato pericoloso per lei.

Non c'è bisogno di dire che le ho parlato. L'ho aiutata a fare i compiti e sono più che certo di avere bisogno di Zaire per togliermi dalla mente il luccichio dei suoi occhi, che brillavano più dell'aurora boreale.

Andrò da Zaire. L'ho deciso. Non riuscirò ad andare avanti a fare il mio dovere se la bambina rimarrà nella mia testa, a maggior ragione adesso che le ho parlato.

L'unica cosa certa è che amo la piccola Demetra e che le ho scritto una poesia.

Lestat Defendi.

Mi ama? Lestat mi ama?

All'improvviso la voce di Lestat entra nella mia testa: «Dovevo proteggerti meglio.»

Non capisco. Con lui ho parlato pochissime volte e questa frase non l'ha mai detta... Ma allora... perché ho questa strana sensazione che mi attanaglia lo stomaco?

«Che c'è?»

Alzo lo sguardo e giro la testa verso Adriel, che mi fissa.

«Come?» esorto.

«Hai una strana espressione sul viso» risponde.

«In che senso?» domando confusa.

«Leggevi con la fronte corrugata, ma allo stesso tempo arrossivi...» spiega Adriel.

«Boh, è molto strano. Tutto ciò che scrive finora è molto dolce... Tuttavia questo episodio mi risulta strano...»

«Perché?»

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