13. Wind.

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Mi sistemo meglio la felpa, mentre un vento fresco mi scompiglia i capelli.

Le strade sono popolate da bambini che corrono veloci, adulti e ragazzi che chiacchierano tra loro e tutta questa confusione mi porta solo a sperare che in pochi notino me ed Ashton insieme.

I giornali fanno fatica a tacere per più di metà mese.

Ed è da quando i ragazzi sono atterrati che non trovano uno scoop interessante su cui fissare le proprie attenzioni, vederci insieme sarebbe pane per i loro denti e le telecamere ci starebbero addosso fino a Dio solo sa quando, tirando probabilmente nei casini anche la "storia" (non si sa bene cosa stia succedendo tra di loro) fra Luke e Letizia.

Penso a me ed Ashton sulle copertine di tutti i giornali. È già successo, quando era via per il tour di supporto.

Sono una normalissima ragazza di Sydney, non abituata a stare sotto le telecamere e gli occhi di tutti.

Devo ammettere che l'ultima volta è stato davvero straziante.

Non riesco a trattenere un brivido lungo la spina dorsale che mi fa gelare il sangue nelle vene.

« Hai freddo? »

Mi chiede Ash, notando il mio leggero tremolio di pochi secondi prima e tirandomi giù dalla mia fitta ed intricata nuvola di pensieri.

« Mmh... no, grazie. »

Fisso i miei piedi che calpestano le mattonelle, incastonate fra loro, del viottolo.

« C'è qualcosa che non va? »

« Davvero, Ash, non ti preoccupare. Va tutto bene. »

Gli rivolgo un sorriso, ma sono sicura che abbia capito che non sia tutto a posto.

Gli devo un favore per non farmelo nuovamente notare.

Dopo qualche minuto di chiacchiere, fermate per scattare foto con le fans e continuo camminare, saliamo delle scale a chiocciola che sbucano in una bellissima piazzetta sospesa sul mare, a mó di terrazza gigante.

Ogni tanto, un vaso di fiori dà un tocco di colore, di contrasto, sulle mattonelle rossicce.

Venivamo sempre qui prima del suo successo.

Venivamo sempre qui quando avevamo bisogno di staccare un pó dal mondo che ci circondava.

Venivamo qui quando sentivamo la necessità di parlare o di sfogarci.

Oppure venivamo semplicemente per goderci la vista delle onde che si infrangono sugli scogli, l'una nelle braccia dell'altro, senza fiatare. Perchè a volte il silenzio conta più di mille parole.

Mi affaccio sul mare, mentre ogni tanto, uno schizzo d'acqua salata portato dal vento mi bagna il viso, prima di sentire Ashton abbracciarmi da dietro, con le mani sulla mia pancia.

Porto le mie mani sulle sue, mi appoggio al suo petto e rimaniamo così. Come ai vecchi tempi, dimenticando momentaneamente tutto quello che sta succedendo.

A noi, a me, a lui, al suo lavoro.

*Luke's POV*

« Mmh, si certo... »

La sento parlare con qualcuno al telefono, nell'altra stanza.

« Ma no, non dire così, dai. »

Con chi è al telefono?

« Ma smettila, valà. »

Scoppia a ridere.

« Ti voglio un bene dell'anima, non te lo dimenticare mai. »

Ehm...

« A domani Sah, ciao. »

Ah, fanculo.

Da quando ho iniziato ad ascoltare le sue conversazioni telefoniche? Sono un fottuto psicopatico, Dio santo.

E prima che io mi accorga di essere rimasto fermo davanti alla sua porta per cinque buoni minuti, essa si spalanca, facendo prendere a me un infarto e fare un salto degno di una medaglia olimpica a Letizia.

« Luke... »

Sospira.

« Mi hai fatto prendere un colpo. Hai bisogno di qualcosa? »

Divento tutto rosso.

« Oh... uhm... no... passavo di qui. »

Mi do mentalmente del coglione.

« Stai... bene? »

Alza un sopracciglio.

« Sì... sì... »

Segue un silenzio imbarazzante.

Mi faccio coraggio.

« Ti volevo chiedere se ti andava di venire fuori città con me, a fare un giro. »

« Sì, Luke. »

Sorride.

« Sì? »

« Sì. Arrivo. »

E si chiude per minuti in camera sua. Prima che esca di nuovo.

***

Parcheggio l'automobile in un punto a caso, in quella che noi chiamamo campagna, ma di campagna ha ben poco.

È più un fuori città e basta.

Ci incamminiamo insieme lungo un viale alberato.

« Che mi racconti? »

Mi domanda.

« Nulla di che. »

Riprendo poco dopo.

« Tu? »

« Ho saputo che Sarah ed Ashton, ieri, sono tornati insieme. »

Spalanco gli occhi.

« Dopo ció che è successo e che ha scoperto? »

« Non l'ha digerita completamente... neanche un santo l'avrebbe mai fatto. Penso che lei non possa fare a meno di lui, ed abbia deciso che era meglio lasciar scorrere. Qualcosa di simile. »

Alza gli occhi al cielo.

« Ah, sì sì. »

Borbotto, facendola scoppiare a ridere di botto.

La sua risata.

The only reason | Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora