1°...coi minuti contati...

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Oh cazzo, il caffè.
Avevo una consegna da portare a termine per il venerdì mattina della settimana successiva. Avevo letteralmente l'acqua alla gola...<<e adesso>>,mi dissi,<<che faccio>>? Mi ripetevo in mente, morbosamente, le  faccende domestiche da dover ultimare prima di riuscire ad iniziare in orario l'intervista psicologica con Sole.Una ragazza riccia, dagli occhi nero corvino ed un sorriso che, difficilmente potrebbe passare inosservato.Corro in lavanderia e scruto con vigile attenzione gli scaffali,alla disperata ricerca di uno strofinaccio per ripulire il piano di lavoro inondato dal caffè rovesciatosi il pomeriggio a causa della mia sbadataggine. Erano le 22 e 20 ero in ritardissimo così ,in fretta e furia, gettai per terra la bacinella contenente lo strofinaccio ed il detersivo e ,dopo aver posizionato con cura il telefono orizzontalmente su di una bottiglia di plastica, premetti il tasto di videochiamata e attendetti pazientemente che lei rispondesse. Abbassai lo sguardo per sistemare la maglietta che,giusto per puntualizzare, avevo dimenticato  di stirare. Passarono più o meno una manciata di secondi fin quando, con la coda dell'occhio ,la vidi apparire sullo schermo. Mi salutò accennando un sorriso alternato a momenti di assordante silenzio dettati, probabilmente,dall'imbarazzo. Alzai lo sguardo e con voce tremante le risposi:<<buonasera signorina, come sta?>> Cercavo di fingere che fosse tutto nella norma e , perché no, di autoconvincermi che la sua visione non mi suscitasse alcun tipo di emozione.  Quant'era bella pensai ma era giunta l'ora di mettermi a lavoro. Così ,sfilando la penna dal portapenne ed aperta anche l' agenda, iniziai a porle le domande preliminari del caso e, nel frattempo annotavo l'orario esatto dell' inizio della terapia ed i suoi dati anagrafici . Tutt'ad un tratto mi accorsi che qualcosa non stesse andando per il verso giusto e così ,abbandonando la penna sul tavolo ,le chiesi :<<va tutto bene , sbaglio o una volta mi dicesti che frequentavi il DAMS, cosa ti prende non sai più  recitare? >>Lei, facendo sorgere un mezzo sorriso sulle labbra esclamò:<<io non studio recitazione, io faccio arte!>> Ah però! Che caratterino.Avvertendo un alone di tensione decisi di farla sentire a suo agio trasformando il test in qualcosa di altamente confidenziale rispettando, altresì i canoni che la stessa prova implicava. Quant' era bella...cavolo!Mandavo giù a forza i sorsi d'acqua, dalla mia storica tazza di Harry Potter, quasi come fossero shottini di Martini con la speranza di poter rimanere impassibile all'intensa espressività del suo volto. Durante la conversazione era solita poggiare le mani dietro il capo a volte si accarezzava i capelli fingendosi distratta per evitare di far notare il suo innegabile imbarazzo .Ci fu un attimo in particolare, tra le 00:20 e le 00:21 ,in cui  i nostri sguardi collisero.Ci colsimo entrambi di sorpresa ed il silenzio sembrava avvolgere  il nostro sguardo che definirei magnetico. Minchia! Come se ,di botto, avessi ripreso conoscenza sbattei le ciglia e focalizzai la mia attenzione  nuovamente sul foglio. Avevo segnato l'ora del termine della terapia con una penna  blu su di un
post-it color arancione.Lei aveva stranamente acquisito una disinvoltura disarmante nel parlarmi di se e di ciò che più le piaceva. Io dall'altro canto  mi limitavo ad accennare sorrisetti e ad ascoltarla con estrema attenzione. Una parola tira l'altra, le domande da porle stavano per esaurirsi ed il tempo sembrava scorrere così velocemente da non riuscire più a comprendere quanto ne fosse trascorso tangibilmente. Guardavo maniacalmente gli spostamenti delle lancette sul quadrante.Non volevo lei se ne andasse e forse, in fondo, di andarsene non voleva neanche lei. Al termine del test riposi la penna nuovamente all'interno del contenitore, ad esser sincera  avevo smesso di scrivere già  da un po',  ero molto stanca e l'unica cosa che riusciva a farmi rimanere sveglia era lei e la musicalità della sua voce. Diedi un'occhiata alla clessidra, il tempo a disposizione era finito. Lei insistette nel rimanere ancora un po' al telefono dato che, fino ad allora, le nostre conversazioni ,a causa della prova ,fossero state pedissequamente monitorate. Detto ciò mi diressi verso il letto e, dopo aver posizionato il telefono ed aver indossato le cuffiette, cominciammo a squarciare il velo di Maja confessandoci ,seppur inconsciamente,quello che da due ore a questa parte stavamo provando, fu catartico.
Spesso mi è stato chiesto cosa bazzica nella mia mente quando la penso.L'unico metodo che reputo efficace affinché  possa rendere concretamente l'idea è quello da me chiamato "minuticontati" consiste nell' associare un individuo ad un'opera d'arte.Immaginate adesso di entrare all'interno di un'enorme galleria d'arte e vi viene chiesto di scegliere  un quadro.Quello che ritenete possa essere il più bello, non per forza il più premiato dai critici d'arte ma il quadro che riesca a suscitare in voi un sentimento, qualsiasi esso sia ; gioia,amore o felicità .Provate adesso a considerarlo come termine di paragone per me Sole,ad esempio, é come la notte stellata di Van Gogh .
Stavo dicendo? Ah, si. Tutto era iniziato col fine di portare a termine un obiettivo ben specifico , quello di poter ottenere un bel trenta e lode sul libretto universitario ma , in questo caso e data la situazione il fine ultimo stava prendendo una piega diversa se non addirittura mutando radicalmente . Mi guardava intensamente le labbra e ,con fare distratto ,mordeva le sue non ponendosi affatto il problema sul fatto che avessi potuto notarlo o meno . Vi starete sicuramente chiedendo come io abbia potuto conoscerla e cosa sia scattato in me una volta dopo averla vista. In merito a quanto detto precedentemente una dimostrazione apodittica ne è la sindrome di Stendhal. Per coloro che non dovessero esserne a conoscenza ,libri ed internet servono proprio a questo!
Il test procedeva alla grande. Ero quasi arrivata a metà dell' opera.
<<Non so dare un nome alle emozioni>> disse, dopo aver mostrato un barlume di gelosia al pensiero che io dovessi partire per una settimana e che avessi dovuto soggiornare da un amico.
Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, come se fossi stata vittima di un sortilegio,
simile a quello delle streghe nella mia serie preferita le "Terrificanti avventure di Sabrina "su Netflix.Bea,pensai,cosa...cosa stai facendo?Non...non ti starai forse legando ad una persona che conosci da  meno di una settimana e che hai visto per la prima volta durante una videochiamata di lavoro. No, ti prego ,non di nuovo. I pensieri presero in mano le redini della mia testa e la guidavano come un aerostato diretto verso nuovi orizzonti da me ,fino a quel momento,inesplorati. Quella ragazzetta aveva messo in subbuglio i miei piani , o forse aveva  migliorati. Chi può dirlo.
Mentre rideva e continuava la conversazione ripensai a quando, tre giorni prima, essendo fuori casa, non ebbi l'opportunità di sentirla. Fu atroce quando,per un attimo,si materializzò nella mia testa l'idea che forse non l'avrei mai più risentita. I brividi lungo la schiena si facevano sempre più intensi ed insopportabili.Eppure, sebbene io non lo sia mai stata, mi sforzai d'essere paziente e sperare, con tanto di dita incrociate, che si rifacesse viva. Non so cosa accadde con esattezza ma posso soltanto dire che poco dopo quel pensiero fino ad allora ubicato nella mia mente prese forma ed in preda alla foga o dal conflitto pulsionale tra es e super-io le dissi : Mi...mi sei mancata. <<Mi spiego meglio ,in questi giorni  mi è  mancato non sapere che, per quanto fossimo lontane, tu non fossi dall'altra parte  dello schermo ad attendere un mio messaggio>>. Esterrefatta ma non esageratemente e ,dato che il discorso sembrava quasi le suonasse familiare, abbassando con estrema dolcezza i suoi immensi occhi neri mi disse :<<anche tu, davvero tanto>>. Non feci in tempo a rispondere che il tempo, fuggitivo,aveva spostato le lancette. L'una e venti ,<<domani avrai lezione>> dissi.Così, tra un respiro strozzato ed un altro la invitai a mandarmi un messaggio della buonanotte  cosicché  avrei  potuto risentirla  data la mia intenzione di non voler interrompere  brutalmente quel paradisiaco momento . La salutai bevvi due bicchieri stracolmi d'acqua, avevo la gola secca.Corsi in bagno, infilai il pigiama e mi accorsi che fuori dalla finestra i lampi illuminavano il paesaggio. Una volta tornata in  camera presi il telefono in mano e rimasi piacevolmente colpita dal fatto che mi aveva già scritto da ben cinque minuti da quando avevamo chiuso la conversazione. Quasi la obbligai ad aprire la playlist di musica  che le avevo dedicato appositamente giorni prima e le dissi di ascoltare una canzone in particolare. Non attesi chissà quanto, mi rispose dicendomi che l'era piaciuta e che stava lì lì per riascoltarla. Nel suo piccolo riuscì  ugualmente a farmi spuntare un sorriso sulle labbra. Così,inviatole l'ultimo messaggio spalancai la finestra, accesi una sigaretta e contemplando lo spettacolo della natura dissi tra me e me :<<e se ti avessi aspettato da tutta  la vita?>> Feci un ultimo tiro, spensi la cicca e dopo aver richiuso la finestra ripresi la clessidra ormai ferma e la capovolsi dando il via ad un altro tempo, non so se infinito o meno. Non me ne interessai più  di tanto. Sceso il primo granello di sabbia sussurrai :<<eh si mia cara Sole,effettivamente mancavi solo tu.>>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 05, 2019 ⏰

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