(Dam's pov)
Giugno 2017
Sapevo già che non avrei trovato quello che stavo cercando.
Avevo più vestiti sul letto e sulla scrivania che ne dentro l'armadio, ma di quella maledetta giacca non c'era traccia.
Conoscevo benissimo il ladro, anzi, la ladra, a cui l'avevo prestata qualche giorno fa, senza riaverla indietro.
Non avrei mai fatto in tempo ad andare da lei a riprendermela e poi raggiungere i miei amici. O forse sì. Oppure, più semplicemente, avrei potuto indossare una delle tante altre giacche che avevo.
Eppure, io volevo proprio quella lì. Perché se l'avessi avuta tra le mani, in questo momento, avrei potuto assaporare il suo profumo delicato.
(Qualche giorno prima...)
Era una sera come tante, e tu avevi fame. Ti sei divorata un hamburger intero e non so quante patatine fritte. Ma una goccia di ketchup era sfuggita alla tua lingua, finendo sulla tua camicetta bianca.
Prima ti ho presa un po' un giro, ma ti ho pagato il conto per farmi perdonare. Poi ti ho offerto la mia giacca.
Eravamo saliti in macchina e avevi iniziato a spogliarti. Il tuo intimo rigorosamente nero spuntava sempre più in superficie ad ogni bottone aperto.
Il mio sguardo era successivamente sceso sulle tue cosce nude. La pelle chiara, sicuramente morbida come quella di un bambino.
Ti ho voluta da morire, e forse me ne rendo pienamente conto solo adesso. Non potevo nemmeno pensarle quelle cose. Non potevo desiderare la mia migliore amica in quel senso. Eri la mia migliore amica!
Ma in fondo che male c'era? Sono pur sempre un uomo, io.
Hai infilato la mia giacca ed eri di nuovo pronta. Bellissima.
Mi hai guardato con quegli occhioni grandi e sempre allegri, mentre il tuo corpo sembrava ancora più piccolo dentro a quell'indumento enorme.
Quella giacca era troppo grande per te. Avresti anche potuto essere nuda, tant'è che erano spariti anche i tuoi pantaloncini, nascosti sotto alla sua lunghezza.
Lo ammetto: mentre mi camminavi davanti ti ho guardato il culo, quell'opera d'arte di fondoschiena che amavo stringere fra le mani sotto forma di pizzicotto.
«Damià?»
Alzai lo sguardo verso il tuo.
«Sono orribile, vero?»
Non ce la facevo proprio a sentirti così, insicura. Tu, che eri una leonessa, la regina del mondo, non avevi proprio nessun motivo per esserlo.
Mi avvicinai e ti avvolsi in un abbraccio.
Non ce la farò mai a spiegare a parole la sensazione che ho ogni volta che ti stringo tra le braccia, ma so per certo che è quel genere di sensazione che pensi: potrei restare così per il resto della mia vita.
"Fino a quando sarai con me, non permetterò mai a nessuno di farti del male". Questo, invece, è ciò che ti sussurrano quei baci lasciati sui tuoi capelli profumati.
Le tue mani sfioravano il mio petto, sentivo il tuo respiro caldo sulla pelle e avevo paura, perché ero consapevole del fatto che non sarei più resistito.
«Sto per baciarti», ti ho avvisata.
«Di nuovo?»
Ma poi sei stata tu a posare per prima le tue labbra sulle mie. Ed era la seconda volta in due mesi.
Negli ultimi tempi qualcosa era cambiato. Stare con te mi faceva provare qualcosa che non avevo mai provato.
Ti guardavo e dentro di me pensavo che non ti avrei mai voluta perdere.
Ancora non avevo idea di quale strano sentimento ci avesse uniti così. Sapevo solo che c'era, e che ce n'era tanto.
«Pronto?»
«Vic, hai la mia giacca.»
«Cosa?»
«Che fai stasera?»
«Mah... niente. Ho un po' di mal di testa. Pensavo di stare a casa a guardarmi qualche serie.»
«Vengo a tenerti compagnia.»
Alla fine mi ero reso conto che non stavo più cercando la mia giacca. Cercavo lei.
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Insieme Sempre || Damiano e Victoria ||
Romance«... ma è vero che abbiamo un rapporto molto intimo, siamo più che fratelli, più che amici, più che ogni cosa.» Damiano e Victoria. Victoria e Damiano. Nessuno sa quale verità si cela dietro quell'amicizia dannatamente perfetta. C'è chi ipotizza una...