6. La mia vita senza Ethan

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Avete presente queste due sensazioni? Quando il terreno sotto i vostri piedi è come se si stesse muovendo, o quando vi trovate sul punto più alto delle montagne russe, prima della fatidica discesa? In quei giorni mi sentivo esattamente in questo modo, passavo da ondate di disagio imminente al gelo nello stomaco. Due sensazioni davanti alle quali mi sentivo completamente impotente e, nel contempo, alla loro mercé.

In quel periodo avevo pianto per tutti gli anni in cui non l'avevo fatto. Una quantità assurda di lacrime: salate, tristi, disperate. Avevano tutte un sapore unico... l'essenza di Ethan Shawn.

Per fortuna avevo gli studi e il lavoro che mi tenevano impegnata. Mi tuffai di testa nella mia routine, provando a dimenticare il disastro che era diventata la mia vita. Anche Jodi mi mancava da morire, ma avevo paura che se lo avessi contattato, avrebbe frainteso le cose tra di noi.

Durante una delle rare domeniche in cui non ero di turno all'ospedale, a pranzo incontrai Adam, il migliore amico di mio padre e sua moglie Liz, la madre di Jodi. Dato che in quel periodo sapevo di poter essere considerata 'la peggior compagnia dell'anno', appena finii di mangiare trovai una scusa e mi diressi verso il capannone. Volevo prendere Vero, un cavallo Shire, uno dei più tranquilli che avevamo e uscire a fare una passeggiata con lui. Durante il mio poco tempo libero, cavalcare era ancora uno dei miei passatempi preferiti.

Camminavo in mezzo alla strada che conduceva al capanno persa tra i miei pensieri, immaginando quale percorso avrei scelto tra quelli nel bosco appena dietro casa, quando sentii la voce di zio Adam chiamarmi in lontananza. Rallentai il passo e lo aspettai.

«Posso camminare con te, piccoletta?» Mi domandò sorridendo quando si avvicinò.

«Certo zio, sarà un piacere.»

Avevo già notato alcuni sguardi che mi aveva rivolto a pranzo, ero curiosa di sapere cosa voleva.

«Ecco...» mi disse grattandosi la nuca con un gesto impacciato da ragazzone. Lo guardai e fu impossibile non sorridere; come mio padre, era sulla quarantina, ma zio Adam era sempre stata una persona molto più aperta, un vero chiacchierone, senza considerare che possedeva persino una delle qualità che preferivo in assoluto in una persona: era un bravissimo ascoltatore.

«Ehi zio Adam, sono io, Mia. Con me puoi parlare.»

Gli diedi una spallata scherzosa usando le stesse parole che mi aveva ripetuto per tutta la vita. Aggiunsi un bel sorriso, spronandolo a condividere qualsiasi cosa gli rodeva dentro, era ovvio che qualcosa lo stava consumando. Mi mise il braccio sulle spalle mentre camminavamo.

«Furbacchiona che non sei altro.»

Mi diede un bacio sulla fronte, approfittò per spettinarmi i capelli, anche quel gesto lo faceva da quando ero piccola. Con naturalezza, il mio braccio circondò i suoi fianchi e camminammo per qualche minuto in un silenzio privo di imbarazzo. Infine si decise di parlare, la sua voce aveva un'intonazione diversa dal solito, era profonda e troppo seria, con una nota di inquietudine che mi preoccupò.

«Volevo solamente sapere se hai notizie di Jodi. Quel ragazzo ci sta uccidendo...»

Guardò verso la casa dei miei genitori, dove aveva lasciato Liz in compagnia di Anna. Il mio sorriso si spense, volevo guadagnare tempo per pensare a quanto avrei voluto raccontargli della mia relazione con Jodi, così feci qualche altro passo in silenzio, con lo sguardo che sfuggiva al suo. Non riuscii a nascondermi per molto, scossi la testa sconsolata e gli risposi:

«Mi dispiace zio, è da un po' che non lo vedo. Le cose tra di noi sono diventate un po'...» non avevo la minima idea di come finire quella frase, così aggiunsi: «intense.»

Il confine dell'amore - Un Romanzo bestseller New AdultDove le storie prendono vita. Scoprilo ora