Chapter 39

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#PovDiLouis
'Et voilà' Dissi """"contento"""" di aver finito di preparare la valigia insieme a mia mamma. Ero pronto per partire.
"Tesoro sei sicuro di voler mollare tutto e tutti così?"
"Si mamma,ma tranquilla non vado mica in guerra ahahah. Non preoccuparti, me la caverò bene, e poi non starò per molto, credo..."
"Va bene figliolo, chiamami appena arrivi, mi raccomando"
"Certo mamma, fatti abbracciare adesso" Le saltai addosso stritolandola e lei fece lo stesso, ma mi staccai prima che avesse iniziato a piangere, cosa che faceva sempre di routine quando partivo per i Tour.

Uscii dall'abitazione e misi il bagaglio nel cofano. Salii in auto, misi la cintura di sicurezza, salutai nuovamente mia madre e partii lasciandomi alle spalle i problemi.

Prima di giungere alla mia meta, decisi di andare a salutare i ragazzi. Chiamai prima Zayn, Niall e poi Liam -ultimo ma di uguale importanza agli altri- e andai a salutarli riferendo loro che si trattasse solo di un viaggetto per svagarmi un po' senza entrare nei dettagli nonostante sapessero tutta la storia.

***
"OMMIODDIO LOUIS TOMLINSON ODDIO RAGAZZE"

Cazzo, ecco cosa non avevo calcolato: ero pur sempre Louis Tomlinson, uno dei componenti di una delle bands più amate al mondo. Ed essere uno dei componenti di una delle bands più amate al mondo, era davvero difficile: dover evitare di essere travolti dalle numerose fans, cercare di accontentare tutte facendo foto o autografi, salutarle tutte, sorridere facendo finta che tutto andasse rose e fiori.

'Ma con tante città proprio a Londra dovevo andare?' Mi domandai, ricordandomi di quanto fosse immensa Londra, ma sembrava talmente piccola dal momento che era intasata da migliaia di fans. Avrei dovuto immaginare che lì altro che tranquillità, era più una sorta di prova di coraggio nel sopravvivere a tanto stress del genere e ad uscirne vivo e a non rimanere senza un braccio o ciocche di capelli o un orecchio -cosa che stava perdendo Liam una volta quando eravamo in centro a fare shopping ahahah-.

Scesi dall'auto con un sorriso che era tutt'altro che falso, anzi ero contentissimo di essere apprezzato così tanto da persone totalmente sconosciute, mi sentivo amato.
Salutai dolcemente, ma continuai ad avanzare verso l'albergo che mi avrebbe ospitato.

Essendo solo, senza manager, decisi io dove alloggiare e non mi importava se le fans non mi avrebbero fatto dormire perché tanto i pensieri facevano già la loro parte.

Mi precipitai alla Reception, nella quale mi accolsero cortesemente. Lasciai i miei dati e presi la chiave che mi era stata data. Salii le scale con la valigia tenuta salda alla mano per evitare che mi cadesse e arrivai nella mia stanza: 316. Aprii la porta e notai che la stanza era favolosa: le pareti di tutte le camere erano dipinte di un azzurrino chiaro, la cucina non era molto grande -ma per una sola persona bastava ed avanzava- e molto illuminata; c'era il bagno attaccato alla camera da letto. Quest'ultimi erano enormi: sopra il letto c'era un arco decorato a mano, la televisione era a schermo piatto quindi sarebbe stata perfetta per le partite di calcio o rugby.
Nel bagno c'erano, oltre ai soliti arredamenti, sia una doccia che una vasca. Adoravo farmi il bagno, quindi avrei utilizzato più la seconda. E per finire sul retro dell'hotel -mi affacciai alla finestra- c'era un giardino immenso con una piscina incassata munita di sdraio ed ombrelloni.

Mi sedetti sul letto, comodo oltretutto, e posai il bagaglio in terra; lentamente mi accasciai e sbuffai.
'Benvenuto all'inferno Louis'
Ma non per i fans, ma perché sarebbe stato un periodo focoso nella dura decisione che mi aspettava.
Già mi vedevo stile uno scienziato pazzo che cerca in tutti i modi di far venire un esperimento, solo che utilizza un po' di tutto ed io non potevo 'usare' sia Harry che Hannah.

Prima di sistemare le cose dalla valigia, chiamai mia madre per tranquillizzarla e feci lo stesso per i ragazzi, eccetto Harry.

Mi alzai dal letto e mi recai vicino al grande armadio che avevo in camera e lo aprii: dentro non c'era nulla così ci stettero tutto i miei vestiti, scarpe e quant'altro.

What the destiny deserves to us? [LARRY]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora