Parte 1 senza titolo

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Il giorno della condanna era quasi vicino, l'inquisitore quella volta decise di fare un giro perlustrativo delle celle, camminava per quei corridoi fetenti, intrisi degli odori di muffa e escrementi, spazi angusti poco illuminati se non totalmente privi persino della torcia più consumata.

Il ticchettio dei suoi stivali lerci cessò di rimbombare tra quelle mura di pietra fredda proprio dinanzi all'ultima gattabuia di quel sottopassaggio.

Con un viso distorto dalla repulsione fissò la donna stremata ad un angolo di quella gabbia.

Lunghi ricci rossi le coprirono la maggior parte di quella che sembrava una figura esile e emaciata, respirava a fatica e del sangue raggrumato le colorava le mani che tremanti abbracciavano le ginocchia coperte sotto un abito oscuro e stracciato.

Un grugnito di fastidio fuoriuscì dalla bocca del boia.

Con fervore, come per consolidare tutta la repulsione che provava per quegli esseri senza Dio, mirò con un getto di saliva quella ragazza stanca all'interno, senza però colpirla.

Come risvegliata da quello stato di trance, la donna sollevò il capo puntandolo di fronte a lei, non concentrando lo sguardo sull'uomo fuori.

«A domani, strega.»

E con queste parole a riecheggiare in quel luogo fatiscente, l'inquisitore si allontanò con grasse risate a scuoterlo interamente.

Su un carretto malfermo si faceva sempre più vicina a lui che al fianco di un mucchio di legna e paglia attendeva che la strega venisse portata nelle sue mani sanguinarie.

La spintonarono verso quel palo facendola sbandare e inciampare sui suoi stessi piedi nudi e sporchi.

Quando venne assicurata con delle corde strette attorno a quel pilone di legno, l'inquisitore ebbe modo per la prima volta di guardare negli occhi quell'essere diabolico.

Lei puntò nei suoi un paio di occhi perlacei, la strega era cieca e non poté sapere che lui era lì a scrutarle quello sguardo senza luce.

L'uomo era sicuro che lei non potesse vedere e fu proprio per quel motivo che si chiese perché sentiva come se quegli occhi vuoti gli volessero comunicare qualcosa.

Grida, incitazioni e insulti di ogni genere volavano dalla folla radunata solo per assistere a quella condanna, ma quella donna dai lunghi capelli fiammanti non girava il volto confuso nell'udire tutto quel baccano; no, lei era unicamente concentrata sull'inquisitore dinanzi a lei come se potesse seriamente vederlo lì in piedi, spaventato ed esitante con una torcia stretta in mano.

Si chiese perché non spostasse quegli occhi vuoti da lui, perché non si concentrasse sui suoni circostanti, si domandò perché quell'improvvisa pietà verso quella fanciulla si risvegliò nel suo cuore di pietra.

Lei era la strega, l'emissario del diavolo e lui era la giustizia divina, l'incarnazione di quel Dio buono e come quest'ultimo avrebbe voluto, doveva gettare quella torcia in quella sterpaglia e purificare con il fuoco quel corpo corrotto dal male.

Ma lui continuava a stringere in un pugno tremante quella fiamma depurativa, attratto da quegli occhi che lo spinsero ad appiccare le fiamme sui propri vestiti macchiati dal sangue di tanti innocenti, dinanzi allo stupore e terrore generale.


CecitàWhere stories live. Discover now