Sono in ospedale. Un cretino mi ha tirato sotto con la macchina.
Forse la colpa non è tutta sua, ma se andava più piano poteva frenare in tempo.
È andata così: stavo tornando a casa in motorino dopo essere stato a fare i compiti da Paolo, un mio compagno, quando una signora ha attraversato d'improvviso la strada. Era troppo tardi per frenare. Ho cercato di evitarla sterzando a sinistra, ma le rotaie del tram mi hanno bloccato così son caduto. Una macchina che arrivava dalla parte opposta mi ha preso in pieno, incrinandomi il femore e schiacciandomi la vescica. Così ora devo tenermi il catetere per qualche giorno.
I primi ad arrivare all'ospedale sono stati i miei genitori. Mia madre si è messa a piangere come una disperata accarezzandomi la testa. Chissà cosa avrebbe fatto se fossi stato ferito in modo davvero grave!
《Non ci si può mai fidare di te!》 Mi ha detto invece mio padre, guardandomi con la sua solita espressione impenetrabile.
Senz'altro è convinto che la colpa dell'incidente sia soltanto mia.
Dopo mia madre e mio padre sono arrivati i miei compagni di classe, i miei amici, quelli con cui esco sempre. Prima di ieri sera accanto al mio letto c'erano anche i miei zii. Apprensivi e rumorosi, volevano conoscere i particolari dell'incidente. Avevo già riferito tutto al poliziotto di guardia al pronto soccorso, ormai ero stanco di raccontare sempre la solita storia.
Il mio problema è un'altro e non so come risolverlo: come faccio ad avvertire Elisa, la mia Cirikli, che sono in ospedale? Suo fratello ha un telefonino, ma non ho il numero e se anche potessi chiamarlo succederebbe un casino. Dei miei amici non posso fidarmi e non possono sapere quello che provo. Forse potrei chiedere aiuto agli zii, ma dovrei raccontare loro che sono innamorato di una ragazza che non fa parte del mio mondo. Forse mi aiuterebbero, ma non la finirebbero più con le prediche.
Perché questo incidente doveva capitati proprio adesso? Proprio ora che la mia vita ha cominciato ad avere un senso? Da quando ho conoosciuto Cirikli è cambiato tutto: sono felice, adesso.
Non mi annoio più. Sono finiti i giorni in cui le mie giornate trascorrevano inerti fra la scuola, i compiti, un po' di televisione, di musica, gli amici e le vacanze al mare passate a far finta di divertirsi.
Ora però sono qui, in ospedale, e non posso dirle quello che mi è successo, forse non le importa un granché se non mi rivede più. O magari, invece, si starà chiedendo come mai sono sparito così all'improvviso...