20° Capitolo: Oblio

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"Apri gli occhi, voglio che guardi" dice ridendo. La testa mi fa male e comincia a girare così come la stanza. La ferita fa male, ma meno di prima. Sento Igory ridere ed è un suono orribile, che non fa che aumentare il mio senso di disagio. In un lampo di lucidità penso a  mia mamma e tutti gli altri. Si saranno accorti sicuramente della mia scomparsa e staranno venendo a cercarmi. Questa sensazione mi calma leggermente, ma la vista del coltello nelle sue mani mi preoccupa ancora.

"Allora, da dove vogliamo iniziare?" dice guardandomi improvvisamente serio. Non rispondo e continuo a tenere gli occhi chiusi, come se questo potesse bastare. All'improvviso sento un dolore lancinate al fianco ferito e urlo con tutto il fiato che ho in gola. Igory sta premendo la mano forte sulla ferita e questo è un dolore insopportabile. 

"Fa male vero? L'avevo detto a tuo padre di non mettersi contro di me" dice continaundo quello che sta facendo, premendo ancora più in fondo con la mano. "Smettila.." sussurro. Il dolore è troppo e sto per perdere conoscenza, ma proprio mentre sto per svenire Igory leva la mano, dandomi un po' di sollievo. Prende il coltellino e se lo rigira tra le mani e fa il giro del tavolo. Senza accorgermene posiziona la punta della lama sul mio fianco ancora illeso. "No, ti prego.." riesco a dire. 

E altro dolore. Schiaccia la lama del coltellino e comincia a tirare la lama verso il basso, creando uno squarcio nella mia pelle, da cui esce ancora più sangue. "SMETTILA! SEI SOLO UN PAZZO!" urlo con le lacrime che hanno ripreso a scendere sul mio viso. Ma lui non si ferma. Continua a scendere con la lama, fino al bordo dei pantaloni per poi sfilare la lama. 

Fa la stessa cosa, posizionando la lama stavolta sul mio braccio destro, all'altezza della spalla. Il dolore è ancora più forte di prima e inizio a dimenarmi, ma ben presto smetto perchè le forze mi stanno abbandonando. Le lacrime si sono seccate sulle mie guance e non ho la forza nemmeno più di urlare. La lama continua a incidere la mia pella e io non posso fare a meno di pensare che tutto questo finirà prestom che devo avere pazienza. 

Il dolore sta diventando insopportabile e all'improvviso sento un calore nelle mie mani che proviene da dentro di me, come se avessi il fuoco dentro. Apro le mani e un lampo bianco colpisce Igory facendolo urlare e sbattendolo a terra. Le mie mani sono libere e mi tiro su, con molta fatica. la schiena mi fa male e quando guardo le mie braccia rimango pietrificata. Le braccia sono insaguinate, con dei lunghi tagli che partono dalla spalla, fino ad arrivare ai polsi. Cerco di slacciare anche le cavigle ma qualcuno mi ferma tirandomi per la spalla, facendomi ulrare per il dolore.

Giro la testa e vedo Igory che si tiene a me. Sul petto la camicia è rotta, mostrando il petto bruciato. Devo averglielo fatto io. "Complimenti, hai imparato a difenderti, ma questo non ti salverà da me!" urla furioso. Riesco a liberare le caviglie e cado a terra e con fatica riesco a mettermi in piedi. 
Cerco di andare verso il lato oppsto della stanza, quando urlo disumano mi fa fermare. Quando mi giro Igory mi sta guardando, tranquillo.

"Sei stato tu?" riesco a chiedere. Lui invece che rispondermi mi sorride. "Ignis" dice semplicemente. All'improvviso sento un forte calore circondarmi e vedo delle fiamme aleggiarmi intorno. Sono bloccata dentro un cerchio di fuoco. Il fumo mi annabbia la vista e comincio a tossire. Sento il rumore della risata di Igory trapanarmi le orecchie. "OBLIVION" urla con le mani davanti al suo volto.

Non mi accorgo che sto cadendo fino a quando non sento più il terreno sotto ai miei piedi. Mi ritrovo a cadere dentro un buco nero, senza riuscire a scorgere la fine. I capelli mi volano intorno alla faccia e mi entrano nella bocca, che sto tenendo aperta per le urla lancinanti che sto sto emettendo. 

Poi cado, o meglio atterro, su che cosa non lo so. So soltanto che sono caduta ma non ho sentito dolore, come se fossi sempre stata li o che mi abbiano semplicimente trasportata. Non so dove mi trovo, intorno a me vedo soltanto il nero, non c'è nessuna luce, nulla che possa farmi capire dove sono finita. Cerco di mettermi in piedi ma le ferite fanno ancora male, il sangue continua ad uscire dai miei fianchi e sento che potrei svenire, o peggio morire da un giorno all'altro. Mi lascio cadere a terra, e mi rannicchio in posizione fetale. 

Kassandra - La figlia del diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora