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Willow era ancora sul divano, Il cellulare lanciato in un angolo per non cadere più in tentazione e il naso immerso nel libro di letteratura. Il professore aveva promesso dei crediti extra per tutti coloro che avessero svolto una relazione supplementare durante la pausa natalizia. Quando qualcuno bussò alla porta, si alzò scocciata e controvoglia già pronta a mandare al diavolo il malcapitato vicino di casa, di qualunque cosa avesse bisogno a quell'ora del mattino.

«Wow! I poteri della pubertà», esclamò Ethan, suo zio, una volta aperta la porta.

Un istante dopo aveva già la ragazza appesa al collo a stritolarlo in un abbraccio.

«Ma quanto sei cresciuta?» domandò ancora stupito dal cambiamento della nipote.

«Quindi hai suonato tu, prima, dai nonni?» chiese Will incurante della domanda ma felice di non sentirsi dire per la milionesima volta quanto fosse magra.

«Ebbene sì. Improvvisata post natalizia», rispose Ethan entrando in casa. «A proposito: buon Natale in ritardo.» Sorrise e gli porse un pacchetto.

«Sono libri?» chiese Will felice.

«Che altro? Non sono uno zio molto originale, ma sapevo di andare sul sicuro.»

Will gli fece strada fino al salotto scartando il suo pacco, poi si sedette sul divano osservando le sue prossime nuove letture.

«Tua madre?»

«Dorme.» Will non sapeva quanto suo zio fosse aggiornato sugli ultimi avvenimenti. Ovviamente era presente nel periodo del divorzio dei suoi, ma si era perso tutto il percorso di declino di sua madre e sapendo quanto i due fossero legati, per un istante sperò che non fosse lì.

«Vuoi parlare di qualcosa?» Si sentì chiedere.

Alzò lo sguardo verso di lui. I nonni probabilmente non si erano spesi in riassunti di vita, come al solito il lavoro sporco toccava a lei. «Meglio se parliamo davanti a un caffè, che ne dici?»

In una manciata di minuti gli raccontò che sua madre ormai trascorreva tutto il tempo chiusa in casa, parlava poco e niente e si piangeva addosso dalla mattina alla sera. Il dottore non aveva diagnosticato una vera e propria depressione, era più tentato a credere fosse in atto un crollo nervoso. La crisi di mezza età, sommata alla delusione del divorzio, alla giovane età della nuova compagna di suo padre, alla realizzazione che la loro vita non era come quelle che descriveva nei libri.

«La casa editrice le sta alle costole da mesi in attesa del nuovo romanzo», concluse alzando le spalle. «Mamma ha scritto una mail alla sua agente dicendo che si prendeva una pausa per motivi familiari, di lasciarle un po' di spazio, che anche i grandi scrittori ogni tanto si prendevano del tempo per poi tornare più in forma di prima. Ma questo tempo sembra infinito, zio.»

«Per quello non ti devi preoccupare», rispose Ethan sorridendo. «Tutti i VIP amano far parlare di sé ogni tanto. I lettori si chiederanno che fine abbia fatto e correranno in libreria non appena si saprà dell'uscita del nuovo libro.» Minimizzò il tutto con un gesto della mano.

«Non c'è nessun nuovo libro, zio. Il pc di mamma è spento da mesi», precisò Will.

«Mia sorella è nata per scrivere. Vedrai che quando sarà il momento userà tutta questa storia per elaborare il nuovo bestseller americano.»

Will sentì gli occhi riempirsi di lacrime e cercò di trattenersi. «Sono contenta che sei tornato», si costrinse a dire. «Di solito è sempre più allegra quando ci sei tu.»

Ethan riusciva a sdrammatizzare tutto. Era la pecora nera della famiglia, sì, ma aveva deciso da tempo di abolire la tristezza dalla sua vita.

«La situazione sta diventando molto pesante per me», continuò. «Mamma mi sta col fiato sul collo, non mi lascia mai uscire, è terrorizzata all'idea che mi succeda qualcosa. Non posso subire io questa situazione. Non è colpa mia e non voglio che mio padre rovini anche la mia vita. Ho sedici anni.»

«Il bambino è nato?» chiese Ethan serafico.

«No», rispose Will con una smorfia. «Vivian sembra ancora più bella da quando è incinta e la cosa non fa che deprimere ancora di più la mamma. Continua a ripetere che quando aspettava me era grassa e piena di macchie, inguardabile. Che papà non ha voluto far l'amore con lei per mesi.» Era disgustata all'idea dei suoi che facevano sesso, ma lo era ancora di più al pensiero che Vivian facesse sentire sua madre inadeguata.

«E pensare che avevo messo gli occhi addosso io a quella ragazza», borbottò Ethan. «Forse se davvero ci avessi fatto un pensierino, le cose sarebbero andate diversamente», continuo. Poi guardo Will. «Tuo padre è un coglione, lo sai vero?» sbottò. «Con tutto il rispetto del mondo perché sei nata tu, ma mia sorella una cosa del genere proprio non se la meritava.»

Will alzò le spalle rassegnata. Non aveva avuto voce in capitolo. Era tornata a casa e aveva trovato sua madre in lacrime, i nonni in casa che cercavano di calmarla e tutto sottosopra. Aveva impiegato parecchio tempo a capire che suo padre aveva fatto le valige. Nel biglietto diceva soltanto che le cose non andavano bene da un po', che aveva provato a farglielo capire ma lei era sempre presa dal so lavoro e che aveva trovato qualcuno che lo faceva sentire di nuovo felice. Qualche settimana dopo si era presentata Vivian alla porta, l'espressione con cui si era presentata a sua madre Will non l'avrebbe dimenticata per il resto della vita. Si era scusata giustificando la loro storia come un flirt che poi si era invece evoluto, che lei e suo padre si volevano bene sul serio, che sperava per il bene di Will che la situazione non degenerasse ma anzi, che potessero riuscire ad andare tutti quanti d'accordo. Poi aveva annunciato la gravidanza. Sua madre era sbiancata, poi l'aveva sbattuta fuori di casa con tutti gli insulti conosciuti a questo mondo.

«Devo fare una cosa», disse Ethan alzandosi in piedi e raggiungendo la porta del corridoio. La casa era ancora immersa nel silenzio.

Will non fece in tempo a fermarlo che aveva già raggiunto la camera di sua madre, abituata a dormire con la mascherina davanti agli occhi e i tappi nelle orecchie, le pasticche sparpagliate sul comodino. Senza una parola, Ethan tirò le tende, spalancò le finestre facendo entrare l'aria gelida di dicembre afferrò i lembi del piumone e scoprì sua sorella.

Reagan lanciò un urlo sorpreso e spaventato per essere stata riportata bruscamente nel mondo reale. Si strappò di dosso la mascherina già pronta a inveire. I suoi occhi azzurrissimi erano rossi e gonfi, le davano un'aria confusa e malaticcia.

«Fine del letargo», disse Ethan, gambe aperte e mani sui fianchi troneggiando su di lei. «Reagan Wood, alza quel tuo culo da donna di mezza età, fila a farti una doccia come si deve e datti una sistemata», ordinò prima di spalancare le braccia e accogliere sua sorella che gli si era letteralmente lanciata addosso in lacrime.

Will guardò la scena commossa, pensando a come faceva sua madre a credersi una brutta donna. Era ancora piacente, giovane e sexy anche se non aveva più ventisei anni. Capelli biondo naturale, occhi azzuri, pelle avorio. Sembrava una bambola, una diva del cinema del passato. Tutto quello che avrebbe voluto essere lei che purtroppo era la copia di suo padre.

«Che diavolo ci fai qui?» singhiozzò Reagan asciugandosi le lacrime con un lembo del pigiama.

«Sono venuto a salvarti, che razza di domande.» La strinse forte. «Adesso scegli il vestito più bello che hai, mettiti il rossetto e noi ti aspettiamo di là. Nessuno comincia bene la giornata se allo specchio vede uno zombie come riflesso. Ti preparo il caffè.»

Reagan si voltò e incrociò lo sguardo commosso della figlia. Will già vedeva il miglioramento in sua madre e se ne sentì rincuorata. Peccato che lei non fosse altrettanto brava e capace a far star bene suo madre. Era del tutto inutile la sua presenza.

«Metti il vestito blu, è il mio preferito», le disse solo prima di lasciarla sola.

LA NOTTE DEI BUONI PROPOSITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora