31- Badness

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"You can think that you're in love
when you're really just in pain
some mistakes get made."
-Moral of the story, Ashe.

Traduzione:

"Puoi pensare di essere innamorato
quando sei davvero solo nel dolore
vengono fatti alcuni errori"

Draco era soddisfatto. Sentiva una fierezza e una stima per sé stesso inaudite. Era un appagamento tale da farlo sorridere, da fargli esplodere il cuore, da fargli brillare gli occhi e tremare l'anima. Non si sentiva così da tanto, troppo tempo. Forse, a pensarci meglio, non si era mai sentito in questo modo. Era la prima volta che in mezzo alla rabbia, all'odio, all'apatia, trovava qualcos'altro di non ben definito.
Era una sensazione terrorizzante e nuova per il biondo, ma talmente bella che desiderò di averne ancora e ancora. Perché si sentiva così? Semplice, noi lo sappiamo, per Hermione. Ma il nostro caro protagonista aveva ancora troppi pregiudizi. Draco era sicuro di sentirsi così per essere riuscito a domarla. Una leonessa dall'animo nobile, coraggioso e altruista che cedeva al fascino di una serpe astuta, vigliacca ed egoista. E allora capí che, insultandola, non le aveva e non le avrebbe fatto mai e poi mai abbassare la cresta, anzi la rendeva e l'avrebbe sempre resa ancora più forte, combattiva, orgogliosa. Aveva finalmente capito che per domare una leonessa ci voleva coraggio e passione, pazienza, ardore, dolcezza.
Ma se quella leonessa era Hermione Jean Granger, allora ci sarebbe stata tanta astuzia, intelligenza e cattiveria.
Si aggiustò la cravatta e le parve di risentire quel suo profumo così assurdamente inebriante, ma scappò da quella stanza dei segreti prima che potesse fermarsi a sorridere ancora.
Il giorno seguente fu ancora più imbarazzante di quello precedente. Hermione non osava alzare gli occhi dalla sua bacchetta, che le sembrava adesso piena di un fascino tutto nuovo, e Draco faceva fatica a tenersi inespressivo: ogni volta che, infatti, guardava la Granger, gli veniva da sogghignare. Intanto Hermione pensava.
'Ma che cosa sto facendo? Sono davvero qui, zitta, con lo sguardo abbassato, davanti a lui? Ma che mi sta succedendo? Sono o non sono Hermione Jean Granger, Grifondoro coraggiosa e salvatrice del mondo magico? Sul serio mi sto facendo abbindolare da un biondino viziato patinato? Su, forza, alza lo sguardo, Hermione, puoi farcela. Digli che dovete andare da Dumbledore o meglio, dal suo quadro, e basta.'
Forte e fiera come solo un leone può essere, Hermione alzò con orgoglio le pozze di miele dalla sua bacchetta, fissò il volto del ragazzo e mai avrebbe pensato di ritrovarvi una bellezza così sublime. L' oggetto delle sue attenzioni alzò lo sguardo, posandolo nei suoi occhi. Draco la guardò, e pensò che Hermione era una bellezza rara e sfuggente, particolare. Si persero per un attimo l'uno negli occhi dell'altro, fu un millesimo in cui lo sguardo di entrambi si accese.
Poi Hermione voltò il capo da un'altra parte.
«Dobbiamo andare al quadro.»Ferma, semplice, diretta, cruda.
«Ci serve un piano, Mezzosangue.»un tonfo sordo nella testa di Hermione le fece irrigidire l'espressione. Era il suo cuore che perdeva per sempre un battito più doloroso degli altri. Mezzosangue, ancora e ancora. L'aveva chiamata così di nuovo. Draco Malfoy non era cambiato per niente e una rabbia cieca travolse Hermione in una maniera che mai si serebbe aspettata: si tramutò in cattiveria, brutale, insensibile.
Un ghigno carico di perfidia deformò il volto delicato di Hermione. Sapeva dove colpire.
«Tua madre deve stare male, immagino. Insomma, non è facile perdere un marito- Draco s'irrigidì e ogni traccia di ilarità sparí dal suo volto- e avere un figlio codardo. Insomma, che non ha avuto nemmeno la forza di scegliere da che parte stare. Dovevi uccidere Dumbledore e non l'hai fatto perché sei una serpe viscida e vigliacca. E adesso tua madre è ai domiciliari per errori che tu e solo tu hai commesso- Draco stava iniziando ad infervorirsi, ma la sua espressione parlò per lui quando sentí le parole di Hermione- cosa c'è, davvero credevi che non lo sapessi?» Il biondo strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
«Taci, Granger, non sai proprio nulla.» Ma Hermione continuò. «Tutti sappiamo che tua madre è prigioniera nella sua stessa casa a causa tua, perché si è presa la colpa di tutto.» Draco cominciò a respirare pesantemente e socchiuse gli occhi. «Sta'zitta.» Hermione ghignò. «Ha detto di averti costretto insieme a tuo padre a marchiarti, riparare l'armadio e far entrare i Mangiamorte ad Hogwarts.»
Il giovane era sull'orlo del culmine, non avrebbe retto ancora a lungo, stava soffrendo. Ma la Grifona era insensibile, a lei non importava. «È per questo e solo per questo che tu sei libero, non è così?»
Era al culmine, non ce la faceva più. «Basta, Granger, o non mi controllerò»
«È solo a causa tua se tua madre sta male.» un ringhio gutturale e terrificante si sprigionò nella stanza. Con tutta la rabbia che aveva in corpo, Draco con un balzo le fu addosso, bloccandole le gambe con il ginocchio le mani non una mano mentre, con l'altra, l'afferrò per la gola, stringendo fino a toglierle il fiato. La riccia sbarrò gli occhi: non l'aveva mai visto e mai si sarebbe sognata di vederlo così, arrabbiato, con il volto arrossato, le vene pulsanti, gli occhi fuori dalle orbite, i capelli in disordine. Incuteva timore, terrore, ma era paradossalmente, per Hermione, bellissimo. Era arrabbiato, ma era vivo. Era la prima volta che lo vedeva così vivo. E se per farlo stare così avrebbe dovuto urlargli contro cose orribili, allora lei l'avrebbe fatto.
«Cosa c'è, ora non parli più, Granger? Tu devi solo tacere, su mia madre e sulla mia famiglia. Non puoi permetterti neanche di nominarli, tu che hai cancellato la memoria dei tuoi genitori. Che figlia sei? Ah, giusto, non lo sei più. Merlino, ma non ti vergogni nemmeno un po'? Hai privato i tuoi genitori della propria figlia e non provi neanche rimorso? E poi vuoi farmi la predica.» le gridò crudelmente contro. A Hermione scese una lacrima, una sola.
Come un lupo solitario che ulula per il dolore ma nessuno va a soccorrerlo, così la lacrima scivolò lungo il viso della riccia, che aveva assunto un colorito preoccupante. Nel momento in cui la lacrima scivolò sotto il mento e bagnò la mano di Draco, egli parve ridestarsi e ritrasse la mano come scottato, guardando sconvolto il segno violaceo attorno il collo ora non più latteo di Hermione, che se lo toccò dolorante. Come aveva potuto fare una cosa del genere? Hermione era la sua nemesi, ma era pur sempre una persona. Si avvicinò cauto a lei, che lo fulminò con lo sguardo. Allungò una mano e, con i polpastrelli, sfiorò la circonferenza violacea, scostandole i capelli dal collo. Tirò fuori la bacchetta e, con un incantesimo, il livido sparí.
«Entreremo di nascosto dopo mezzanotte. Finiremo la Ronda, passeremo per il suo studio come ogni volta, poi aspetteremo che vada a dormire ed entreremo.» Disse Hermione come un'automa.
Draco annuí. Aveva dubbi, ma non li espresse in quella situazione. Semplicemente andò via mentre Hermione meditava vendetta.

Angolo Autrice.
Ciao, ragazzi. Come state?
Mi sento stupida a chiederlo. Come dovremmo stare tutti? Non lo so.
Sono in quarantena da due settimane e ancora non sono impazzita, ma, come tutti voi, spero che finisca presto. Occupo il mio tempo mangiando, guardando serie TV, leggendo e adesso, finalmente, scrivendo.
Questo loop è andato avanti per quasi una settimana e mezzo. Adesso, però, ho deciso di fare qualcosa di diverso, per spezzare la routine. Innanzitutto scrivere di più, perché ultimamente non sapevo dove diavolo fosse finita l'ispirazione. Allenarmi almeno una mezz'ora al giorno, altrimenti finisce che divento obesa. Sperimentare nuovi make-up (si adoro truccarmi), provare nuove ricette e, forse, riprendere in mano la tastiera abbandonata da non so quanti anni.
Spero che anche voi stiate facendo qualcosa di creativo,
cercherò di scrivere di più per aggiornare e farvi compagnia.
Vi voglio bene,
Baci,
-M💕

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