Poem.

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Harry sapeva che il suo ragazzo, Louis, amasse scrivere poesie. Sapeva che lo rilassavano e che teneva un diario, in cui le racchiudeva, dentro un cassetto del comodino. A volte Louis gli faceva leggere quei pochi versi che componeva tramite post-it attaccati sul frigo o su qualsiasi superficie, e semplicemente lo rendeva felice il fatto che – nonostante ormai condividessero quasi tutto – Louis continuasse a rivelargli altre parti di sé. Però, doveva ammetterlo, la maggior parte delle volte, quelle “poesie” erano riferite a lui per comunicargli qualcosa. Gli venne in mente quel giorno in cui, avendo il giorno libero, si era svegliato tardi e Louis era già a lavoro. Quel giorno, ancora intorpidito dal sonno, stiracchiandosi, si era ritrovato dei versi in rima appiccicati sul frigo che in breve gli dicevano che appena avrebbe alzato il suo bel culo dal letto, avrebbe dovuto andare a fare la spesa perché altrimenti lo avrebbe ucciso. 
Adesso vi starete chiedendo se mai quelle poesie avessero mai trattato porcherie. E - no, vi risponderebbe Harry. O vi avrebbe risposto. Anzi, vi avrebbe risposto che forse l'unica cosa un po' spinta che gli aveva scritto era stato dopo aver litigato la sera prima, e, sinceramente, quella sorta di “poesia” non era nemmeno in rima. Ma lui l'aveva comunque composta in versi, perché è comunque Louis e Louis è alternativo. 
"Okay, you were right
I'm an ass
But remember,
You're what you eat"

E, cazzo, al pensiero della bocca di Louis lì in basso gli causò non pochi problemi che, purtroppo, dovette risolvere da solo.

***

Quel mattino il riccio si era svegliato con due consapevolezze: la prima era che non avrebbe trovato il suo ragazzo in casa, perché il suo turno al bar di famiglia cominciava alle sei del mattino ed Harry invece avrebbe cominciato alle nove e mezza, al negozio di dischi. Però, se si concentrava, riusciva a ricordarsi le labbra morbide del suo ragazzo stampate sulle sue quel mattino, in un bacio a stampo, per salutarlo e lasciarlo dormire ancora un po’. La seconda era che quel giorno era un giorno speciale. Il loro giorno speciale, e lo fece sorridere come un deficiente per buona parte della giornata.
Sospirò innamorato, si passò una mano tra i capelli spettinati, ed andò a prepararsi sapendo già che sua sorella Gemma lo stesse aspettando al bar per fare colazione per poi dirigersi ognuno al proprio posto di lavoro. 

Il locale era gremito, Harry notò. Si guardò intorno alla ricerca di sua sorella, e poco dopo vide una testolina – bianca? Lilla chiaro? – sbucare in mezzo a tutte le altre. 
Le stampò subito un bacio sulla guancia e lei gli sorrise facendo spuntare le fossette che entrambi possedevano. Si misero seduti e subito Gemma si mise a parlare.
“Ma le tue gambe respirano?” esordì, come al solito. Aveva sempre da ridire sui jeans del riccio, e lui ormai ci aveva preso l’abitudine e semplicemente alzava gli occhi al cielo ogni volta.
“Se continui a tenere questi skinny jeans strettissimi credo che perderai decisamente la capacità di fare figli, Harry.” Continuò, e stava per rispondere quando però un’altra voce intervenne.
“Dato che non posso rimanere incinto non credo che sia un gran problema. E poi quei pantaloni gli fanno un bel culo, quindi taci Gem.” Entrambi i fratelli Styles si voltarono e una si spiaccicò una mano in faccia, e l’altro sorrise sfacciatamente con gli occhi luccicanti alla vista di Louis. Più luccicanti del solito perché oggi era il loro giorno speciale. 
“Che ti porto?” il moro portò l’attenzione su Gemma che si era ripresa e che ordinò un semplice caffè ed una brioche alla crema. Lui annuì ed appuntò tutto sul blocchetto. Poi si voltò verso il riccio con il sorriso sulle labbra e “muffin e cappuccino?” domandò. Harry annuì, e Louis se ne andò sculettando con le ordinazioni solo dopo aver schioccato un bacio sulle labbra al suo ragazzo che in quel momento stava praticamente sbavando. 
Quando il riccio riportò lo sguardo sulla sorella notò che, come al solito, lo stesse sfottendo imitando la sua “faccia da pesce lesso che fai ogni volta che c’è Louis nei paraggi” – almeno lei così diceva. Ma che ci poteva fare? Era perso per Louis e per ogni sua piccola cosa. Amava vivere con Louis  e scoprire ogni sua piccola particolarità di giorno in giorno; pregi e difetti. E semplicemente lo affascinava.

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