53.credo che dovresti andare a parlarle.

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Pov. Placido
Il mondo mi crolla addosso non appena varco la soglia della major ed in un attimo mi sento distrutto, ridotto in mille pezzi dal grande macigno che non pensavo lei mi avrebbe mai scagliato conto.

Ha baciato un altro… La mia Deborah ha baciato un altro, per tre volte è stata di un qualcuno che non sono io!
Come ha potuto tradirmi in questo modo? Perché lo ha fatto?!
“Sapevo che avrei dovuto starle più vicino, sapevo che non avrei dovuto trascurarla, ma in fondo non mi meritavo mica tutto questo!” ripeto a me stesso mentre sfreccio sulla strada alla velocità di un fulmine che aspetta solo di scagliarsi al più presto contro qualcosa di enorme per scaricare la sua energia negativa e liberarsi, o magari scaricarsi.
In una manciata di minuti mi ritrovo a casa, e per non pensare a lei tento di tenermi occupato ma nulla è in grado di deviare da lei i miei pensieri.
Vorrei lanciare per aria ogni cosa presente in questa stanza, ma mi trattengo dal farlo con la tastiera che ho davanti perché tengo troppo alla persona che me l’ha regalata. In compenso, a furia di rimuginare sul modo in cui l’ho lasciata, finisco per scoppiare in un pianto disperato.
Forse adesso sta male, forse non voleva, magari se n’è pentita, ma questo non cancella ciò che ha fatto.
Io non tollero questo genere di cose, è assolutamente contro i miei valori tradire in questo modo la persona che ti è accanto, perché questo significa che l’altro non è abbastanza e di conseguenza significa che non ti basta.

Io non le basto, ecco perché non riesco a pensare di poterla perdonare nel caso in cui voglia porgermi le sue scuse.
Io non sono abbastanza per lei o magari non so, forse dall’altra parte ha bisogno di una persona più forte di lei, e fino a prova contraria, per quanto non mi faccia poi così tanto onore ammetterlo, io non lo sono.

Pov. Deborah
I giorni passano lentamente e quasi mi sembra impossibile poter stare così male per una persona.
La sera dell’accaduto, dopo l’attacco di panico ho dormito da Simona e le ho spiegato tutto non saltando nemmeno un dettaglio, ed all’inizio mi ha rimproverata ma subito dopo mi ha capita.
Ha detto che dovrei parlare con lui ma io non ne ho il coraggio e dall’altra parte sono troppo orgogliosa per farlo.
Mi manca così tanto, senza di lui non riesco neanche a lavorare e questo non fa altro che mandarmi in crisi.
Lentamente mi porto la sigaretta alla bocca ed aspiro profondamente rifornendo il mio corpo di nicotina; dopo tutta questa storia ho cominciato a fumare di più, e cavolo, vorrei ammazzarmi ma non riesco a controllarmi.
Ho così bisogno di sapere se tutto ritornerà come prima, se mia nipote riuscirà a rivedere la persona che per lei è ormai diventata suo zio! Ho così tanto bisogno del mio chitarrista e chissà se lui prova lo stesso, chissà se come me non fa altro che guardare i regali che ci siamo fatti e che portiamo addosso tutti i giorni, sempre che lui li abbia ancora con sé.
“canta per me ed io suonerò per te.” È questa la frase incisa sul suo bracciale… Bene, purtroppo questo non succede ormai da più di dieci giorni e forse dovrei solo levarmelo dalla testa perché tanto so che questa volta non tornerà.

Debby:”devo cercarmi un nuovo chitarrista…”
Dico a me stessa.
Si, devo proprio farlo… Insomma prima o poi sarebbe dovuta finire, in qualche modo avremmo dovuto bloccare la cosa, e magari non così presto ma sapevamo entrambi che non avrebbe funzionato, o quanto meno che non avremmo dovuto farlo funzionare.
Forse è meglio che sia finita adesso, sicuramente dopo sarebbe stato più difficile ed io probabilmente non ce l’avrei fatta sul serio a superare la cosa... Non che adesso l’abbia superata ma credo che sia stato meglio così.
Debby:”ma si… sono proprio una cogliona”
Mi dico ancora, accendendo un’altra sigaretta.

Poco dopo tiro fuori dalla tasca il mio cellulare e faccio partire della musica. Rifletto ancora un po’ e tento di convincermi del fatto che non ho bisogno di Placido ma finisco per piangere ancora…
Non ne posso più… mi sento così sola, così spenta e dipendente, e questo mi dà fastidio! Il fuoco che ardeva dentro di me si è spento dopo quella sera, ed anche se dovrei, non riesco più riqccenderlo e ad andare avanti.

Ho nostalgia dei suoi occhi, del suo sorriso, della sua voce mentre mi diceva che ero una scema, che ero bellissima… Provo malinconia nel ricordare il suo profumo ed il suo respiro che si legava al mio mentre eravamo vicini,
mi manca appoggiare la testa sul suo petto per poi sentire il suo cuore battere all’impazzata, mi manca sentirlo suonare, mi manca cantare per lui, mi manca lui! Cavolo, sono così distrutta che preferirei morire.

Ormai è sera e per farmi svagare un po’, Simona mi ha portata in un pub molto frequentato di Milano che in realtà è molto più simile ad una discoteca che ad altro.
Qui c’è un ragazzo che non fa altro che fissarmi insistentemente da quando sono arrivata ma solo quando si avvicina, riesco a capire chi sia.
X:”Debby! Ciao, come stai?”
Debby:”Marco, che piacere! Scusami ma non ti avevo riconosciuto…”
Urlo per sovrastare la musica dopo aver buttato giù un altro sorso del mio cocktail. Ecco un altro amico del mio passato…
Chiacchieriamo per un po’ di tempo fra una sigaretta e qualche alcolico, fin quando sul suo viso non noto uno sguardo nuovo rispetto a tutti gli altri tirati fuori in serata che in un attimo mi intimorisce senza motivo.
Lo conosco dai tempi di amici, quindi da parecchio tempo, ed in tutti questi anni non mi pare di aver mai visto questa sua espressione.
Debby:”tutto okk?”
Chiedo cercando di rassicurare e stessa del fatto che vada tutto bene.
Marco:”certo, sembra solo che tu abbia bisogno di svagarti un po’”
Debby:”hum…si. Mi hanno mollata da poco.”
Dico ormai senza più ragionare. Temo di aver bevuto un po’ troppo.

Marco:”astinenza da sesso?”
Debby:”e tu cosa vuoi saperne?”
Sbotto. Possibile che la prima cosa a cui pensano i ragazzi sia sempre questa?!
Marco:”okk, quando bevi sei abbastanza suscettibile, te lo hanno mai detto?”
Rivolto gli occhi al contrario in segno di esasperazione e poco dopo mi lascio trascinare di nuovo al bancone degli alcolici.
Dovrei cercare Simona ma lei sembra essere sparita dalla circolazione, perciò informo Marco della cosa, soltanto che invece di aiutarmi a cercarla, mi propone una sfida.
Marco:”facciamo così: se butti giù per prima tutto il mojito, io ti aiuto a cercare la tua amichetta. In caso contrario decido io.”
Debby:”cavolo Marco, sono già abbastanza ubriaca…”
Mi lamento trovandomi in disaccordo con lui, ma d’oltre canto dove penso di andare da sola in queste condizioni? Finirei sicuramente per scambiare una persona a caso per la mia migliore amica…
Perciò facciamo questa benedetta sfida ed ovviamente giunta al mio limite, dopo circa otto cocktail e non so quanti cicchetti, perdo.

Marco:"allora piccolina, quanto sei ubriaca da uno a dieci?"
Debby:"non chiamarmi piccolina"
Sbotto irritata, ho la testa che mi scoppia e l'alcol unito al caos di questa discoteca non aiuta per niente.
Non penso di essermi mai ubriacata così tanto come questa sera…
Marco:"e come dovrei chiamarti?"
Ghigna. Il suo tono non mi piace per niente…
Debby:"Deborah, brutto barone"
La mia voce è ormai quasi del tutto impasta per via della terribile sbronza, la testa gira ed in più faccio anche fatica a somatizzare la realtà.
Marco:"cosa succede? Ce l'hai con me perché hai perso?"
Debby:"cosa vuoi da me?"
Mugugno presa da una risatina improvvisa mentre lui aggancia i miei franchi con le mani.
Okk, qui le cose si mettono male…

Marco:"solo un bacio, piccolina"
Debby:"oh ma smettila..."
Odio quando mi chiamano in questo modo, specialmente quando soffro per il tremendo mal di testa e non capisco niente di quello che mi sta accadendo attorno.
Marco:"forza, dimmi quanto sei ubriaca"
Insiste.
Debby:"sto uno schifo, contento?"
Marco:"oh sì cucciola, non sai quanto"
Afferma prima fiondarsi sulle mie labbra.
La sua voce ancora rimbomba nella mia testa, il troppo alcol circola autorevolmente nel mio corpo rubandogli le forze e rendendolo quasi inerme.
Tento in ogni modo di allontanarlo da me premendo le mani sul suo petto, ma i miei sforzi sono vani anche difronte alla sua lingua che senza difficoltà, riesce a forzare le mie labbra rubandomi un bacio.

Marco:"dai piccola, lasciati andare"
Ringhia contro la mia bocca mentre le sue mani iniziano a scendere verso il basso
Debby:"tu non vuoi solo un bacio"
Cerco di dire mentre le sue mani enormi sono piantate saldamente sul mio sedere.
Marco:"può darsi"
Cavolo, temo di star per vomitare…
Pov. Marco
Debby:"Marco lasciami… Per favore"
Mi implora, ma io non lo farò mai, almeno non adesso che l’ho fra le mani e che posso farle ciò che voglio.
Marco:"neanche per sogno. Ricordi il patto?"
Le ricordo.
Con fermezza sollevo il suo corpicino così leggero per via della bassa statura e la trascino nel bagno della discoteca. Le sorrido cinicamente e la metto seduta sul lavandino, costringendola ad ospitarmi fra le sue gambe.
Marco:"questi pantaloni ti fasciano i fianchi in maniera splendida."
Dico trionfante mentre le mie mani percorrono le sue cosce.
Debby:"Marco ti prego, non ho forza"
Marco:"ssshh, baciami, se lo fai sarà più semplice"
Non le do neanche il tempo di parlare che subito mi fondo nuovamente sulle sue labbra, che questa volta sembrano essere più permissive di prima.

Pov. Deborah
La mia mente è talmente offuscata dall'alcol che non riesco a rendermi conto di cosa sta accadendo.
Mi sento così debole da permettergli di sbottonarmi la camicetta senza nessuna difficoltà, ed i suoi occhi infuocati sono l’ultima cosa che vedo prima che lui inizi a baciarmi il seno, lasciandomi inerme al suo tocco.
Vorrei fermarlo ma è come se non ci riuscissi, è come se tutto l'alcol che adesso circola nel mio corpo mi avesse appannato la mente e mi avesse tolto tutte le forze.
Debby:"Pla"
Blatero vanamente. Non posso credere che tutto ciò stia succedendo ancora, non voglio credere che un altro stronzo stia cercando di approfittare del mio corpo.
Marco:"no piccola, non sono Placido…”
Ed io so che non è lui, ecco perché nella mia totale disperazione sto cercando di rievocarlo, ma i miei sforzi sono vani e le mie lacrime non gli incutono neanche un po’ di pietà.
Debby:”ti prego, smettila… Perché lo stai facendo?”
Mi dispero mentre il mio cuore batte forte come un martello pneumatico.
“no, ti prego… Non di nuovo, non di nuovo!” ripete la mia mente rivolgendosi al cielo.
Cerco di coprirmi in tutti i modi dal suo sguardo, ma lui è molto più forte di me e non riesco a levarmelo di dosso. La cosa inizia a togliermi le speranze e più passano i secondi, più divento sicura del fatto che questo stronzo riuscirà ad ottenere ciò che vuole.

Pov. Simona
Dopo aver chiesto a chiunque dove fosse finita la mia migliore amica, il cuore comincia a battere più velocemente ed il timore che possa esserle successo qualcosa mi divora l’anima.
Corro in ogni dove ma poi una lampadina mi illumina il pensiero e ricordo di non aver controllato nel bagno, perciò mi affretto ad arrivarci e quando ne apro la porta, la scena che mi ritrovo davanti è raccapricciante.
Un brutto ubriacone è avvinghiato al corpo di Deborah mentre lei tenta disperatamente di allontanarlo, ma anche quest’ultima, essendo troppo ubriaca è incapace di farlo.
L’istinto prende l’iniziativa sulla mia persona e dopo aver scacciato via la paura reagisco d’impulso.

Simo:”brutto stronzo, allontanati immediatamente da lei!”
Urlo aggredendolo da dietro, sferrandogli una ginocchiata nelle costole. Il che lo fa distanziare dal suo corpo e con mia sorpresa lo vedo mentre si lascia cadere per terra portandosi le mani sul punto colpito.
Marco:”cazzo, mi hai rotto qualcosa!”
Starnazza urlando come un dannato, ma d'altronde se lo meritava.
I suoi lamenti richiamano l’attenzione di alcuni e nel giro di qualche secondo il proprietario del pub fa irruzione nel bagno poco dopo che io mi sia avvicinata alla mia migliore amica per stringerla in un abbraccio protettivo.

Debby:”sono un disastro totale…”
Piagnucola contro il mio collo.
Simo:”no amore, sono gli altri che sono tutti stronzi”
Sussurro accarezzandole i capelli per poi tirarla giù dal lavandino, ma subito dopo una voce autoritaria ci interrompe chiedendo informazioni.
X:”cosa succede qui dentro?!”
Simo:”succede che domani appena sveglia faccio partire una denuncia per stupro, ma prima voglio sapere come si chiama questo stronzo!”
Ringhio con un magone in gola rivolgendomi a tutti, ma successivamente continuo.
Simo:”possibile che nessuno si stesse accorgendo di niente?! Dovevano per forza essere le urla di un uomo a richiamare la vostra fottuta attenzione?!”
Questa è un’ingiustizia, siamo davvero arrivati a ciò?!

X:”chiamo immediatamente la polizia.”
Afferma con decisione un ragazzino sulla ventina, facendomi tranquillizzare un po’, ma quando però cerco di riabbottonare la camicetta di Debb e noto che quel bastardo le ha addirittura lasciato dei segni su tutto il seno, l’ira ricomincia ad avanzare sempre più dentro di me e per la seconda volta agisco d’impulso.

Simo:”ma io ti ammazzo direttamente!”
Sbraito rivolgendomi ancora verso il mezzo uomo che è ancora rannicchiato sul pavimento, sferrandogli un secondo colpo.
Scuoto nervosamente il capo e mi affretto a dare una sistemata a Debb, per poi lasciarle un altro bacio sulla fronte e trascinarla fuori dal locale per portarla nel mio appartamento.
Simo:”adesso ti porto a casa…”
Ed intanto giuro a me stessa che questa storia non finirà qui.

Pov. Fabio
Fabio:”Placido, io credo che dovresti andare a parlarle”
Dico parlando al chitarrista di Deborah.
E si, oggi sono qui davanti a lui per rimediare al grosso casino che ho combinato.
I sensi di colpa mi stavano distruggendo e quando quella sera di circa un mese fa ho visto Deborah nel pieno di un attacco di panico, non potevo credere di aver distrutto quello che c’era fra lei e Placido.
Non avevo idea che potesse amarlo a tal punto da ridursi nello stato in cui era quando sono andato a farle visita l’altro giorno.
Naturalmente non voleva parlarmi, ma alla fine, quando gli dissi che sarei andato dal suo chitarrista per sistemare le cose, riuscii a farmi raccontare qualcosa.
Era una storia lunga e piuttosto strana la loro; avevano passato gli ultimi due anni insieme negando l’evidenza al loro stesso cuore. Nonostante ciò non volevano lasciarsi e non lo avrebbero fatto se non fossi arrivato io…
Le dissi che mi dispiaceva per tutto, le chiesi addirittura scusa per essermi innamorato di lei, perché lo stronzo non so proprio farlo, e così adesso mi ritrovo a far ragionare Placido davanti alla cosa, che ha una faccia quasi peggiore di lei.

Dopo avergli spiegato come sono andate le cose in realtà, gli ho praticamente detto che dovrebbe correre da lei perché sta davvero uno schifo, ma lui è una testa dura ed ha affermato di non sopportare per niente i tradimenti, perciò non ci sarebbe andato.
La loro storia è così assurda che persino le corna sono “campate in aria”. Insomma, non so se mi spiego, ma l’idea che loro non stessero insieme e che nonostante ciò non potessero conoscere qualcun altro che potesse renderli felici mi faceva pensare che nulla avesse senso e che erano entrambi molto confusi su ciò che avevano.

Pla:”il tradimento è una scelta, non un errore.”
Fabio:”ma tutto dipende dal motivo per cui ha fatto quella scelta… Non è così per tutti, ma non per questo devi dubitare di lei; dovresti conoscerla più di me da questo punto di vista.”
Le parole escono dalla mia bocca in modo fluido come se avessi preparato il discorso a casa. Lui ha ragione, tradire è una scelta, ma la loro storia per il modo in cui viene nascosta, è un errore di per sè, quindi adesso cos’è che ha un valore giusto è specifico?
È questo ciò che lui non capice, ed in un certo senso provo anche a spiegargli il mio secondo ragionamento.

Fabio:”lei si sente sola quado non ci sei, devi starle più vicino o cercherà di trovare te in qualcun altro”
Sentenzio spiattellandogli in faccia la cruda verità.
Pla:”è questo il problema?! Anche a me mancava tanto, ma io non ho baciato Arisa o la Tatangelo quando ero via, perché lei ho ha fatto?!”
Sbotta scattando in piedi per andare via.
Fabio:”lei ti ama!”
Urlo facendolo voltare un’ultima volta verso di me. Le sue mani si stringono in due pugni e ben presto una lacrima gli attraversa il viso.
La ama anche lui, ed ora ne sono sicuro…
Fabio:”ed in più l’ho sempre baciata io. Lei non lo avrebbe mai fatto di sua iniziativa… Purtroppo per me.”
Aggiungo, e fatto ciò dovevo solo sperare che capisse ciò che voleva realmente.
Ci sta la pseudo relazione, ci sta che pensi che lei lo abbia tradito, ma a questo punto ci sta anche chiarire la situazione; una persona non è tua fin quando non te la prendi realmente, il resto sono solo scuse campate in aria, tutte parole e pensieri al vento, solo illusioni e stupide paure che prima o poi hanno bisogno di essere affrontate. Naturalmente, a lui come anche a lei ho spiegato la cosa esattamente con le testuali parole, ed ora spero solo che capiscano in fretta la questione…

Spazio scrittrice:
Alla fine ce l'ho fatta! Sono riuscita a postare!
Questo è l'ennesimo colpo di scena ma non sarà l'ultimo. Aspettatevi di tutto e non scordatevi di questa storia intricata.

Ps.A breve la revisione di alcuni dei capitoli del primo libro.
Vi voglio bene, un bacio dalla vostra Hulkina...❤💪🏻

IL SUPERLATIVO DI AMARE 2//"Ho voglia di scegliere te"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora