V

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Yoongi aveva sempre trovato affascinanti gli anelli di Coole. Le sue tenute mortalmente nere, spruzzate di forfora; i capelli tagliati a spazzola sul cranio stranamente quadrangolare; l'alito fetido, reso legnoso dallo stuzzicadenti incastrato tra le labbra: nel complesso, non era affatto un bel tipo. Ma gli anelli, oh con quelli ci sapeva fare. Forse sperava che i colori brillanti e le forme squadrate distogliessero l'attenzione da tutto il resto. Questa strategia con Yoongi aveva funzionato: si era sempre chiesto se la pietra rossa all'indice fosse un vero rubino; aveva ammirato gli occhi d'onice del teschio d'argento all'anulare; si domandava spesso di che lega fosse la treccia intricata che avvolgeva il pollice.
Non aveva mai immaginato, però, quanto quegli anelli potessero essere duri.
Lo scoprì quella notte, quando l'ennesimo pungo si abbatté sulla sua guancia. Il sedicente rubino lo graffiò, il teschio lo morse, la treccia lo ustionò. E Yoongi li guardò allontanarsi, sputando sangue sul proprio petto.
«Sei un osso duro, intoccabile. Ma non mi pesa continuare. Spaccarti la faccia è sempre stato il mio sogno.»
«Sono onorato di essere stato nei tuoi pensieri per così tant-»
Le parole vennero abbattute da un altro colpo, duro e denso, allo stomaco. La sedia a cui era legato tremò. Gli anelli strisciarono tra i suoi capelli, quando lo stregone lo costrinse a sollevare la testa.
«Mi sono stancato della tua lingua del cazzo. Credo che te la taglierò, dopo che mi avrai detto dove diavolo è quel demone».
«Se vuoi farmi parlare, questo non è un buon incentivo...»
Coole ringhiò. Rubino, teschio e treccia saettarono di nuovo, come un orrido batticarne nelle mani di un macellaio folle. Ma, prima che calassero ancora, l'intimità del massacro venne spezzata. Altri due stregoni in nero emersero dal corridoio. Tra loro, la donna-serpente avanzava in forma umana.
«Niente da fare» annunciò, la voce venefica provata dall'affanno. «Abbiamo perssso la traccia dopo Clarence road. Deve essersi trasssformato».
Coole imprecò. Yoongi rise. Le labbra spaccate protestarono, ma lui non poté trattenersi. Il sollievo gli fece dimenticare, per un momento, anche il dolore. Jimin ce l'aveva fatta, Jimin era al sicuro; e, salvandosi, aveva salvato anche lui: non avrebbe avuto la vita del Tanuki sulla coscienza, adesso che era ad un passo dal perdere la propria.
«Non sarai più così allegro quando Domus avrà finito con te.»
Fu uno degli altri maghi a dirlo, avanzando nel salotto adibito a camera di tortura. L'intoccabile accolse la notizia con un sospiro: il grande capo avrebbe finalmente mostrato il suo volto, dunque. Una prospettiva terrificante. Ma quando ci si è ormai rassegnati al peggio, tutto ciò che lo precede ha poca importanza.
Yoongi non avrebbe saputo dire quale fosse stato l'attimo preciso in cui si era arreso; quello in cui aveva spinto Jimin fuori dalla finestra? Oppure quando l'incantesimo di Confinamento aveva ceduto e la donna-serpente si era riversata nella sua stanza? O forse era successo prima, quando aveva baciato il Tanuki, stringendo il patto, dannandosi l'anima.
"Non è colpa sua. Ero finito fin dal giorno in cui sono nato. Intoccabile."
In effetti, quello che si trovava a vivere non era un finale in contraddizione col proprio personaggio, o con la storia da lui interpretata. Nonostante la coerenza della trama, però, adesso che tutto stava per concludersi, Yoongi non poteva evitare di chiedersi quale dei tanti errori della sua vita l'avesse condotto fin lì. In riferimento alle ultime quarantotto ore, erano state due le mosse più rovinose: sottovalutare le difese del Centro Pozionistico e andare a letto con Jimin. Dell'ultima, però, l'intoccabile non riusciva a pentirsi. Poche ore prima sperava che ce l'avrebbe fatta, per questo era uscito di casa, lasciando il demone addormentato. Voleva depurarsi dalle ultime morfine demoniache, tornare se stesso, odiarsi per aver sfruttato ancora il Tanuki (o per essersi lasciato sfruttare?) Ma non aveva funzionato. Ciò che era riuscito a fare, invece, passeggiando nella notte per i vicoli di Clarence street, aveva rischiato di distruggere Jimin per sempre. Perché Yoongi, fuggendo col suo odore ancora addosso, aveva lasciato una traccia. Il grosso delle spore era venuto via con la doccia, ma l'intoccabile non si era reso conto di averle ancora addosso, quando era uscito: tra i capelli, nelle pieghe della pelle. Addirittura nel sangue.
Qualcun altro, però, se n'era accorto. Qualcuno che lo teneva sotto stretta sorveglianza da giorni, a cui mancava solo un tassello per completare il puzzle. O meglio, per distruggerlo.
Quel qualcuno l'aveva seguito fino alla dimora che nessuno prima era mai riuscito a trovare. E adesso era lì, davanti a lui, a tritargli la faccia con la sua mano anellata.
Una conclusione degna della miserabile avventura d'un delinquente da strapazzo, molto meglio di tanti altri possibili epiloghi: in questo, almeno, Jimin si era salvato.
«Possiamo ancora rintracciarlo» stava dicendo però la donna-serpente, all'orecchio del suo padrone. «L'intoccabile parlerà. La Signora sssa essere persuasiva anche sssenza filtro della verità.»
«Signora?»
Yoongi lo chiese con stolida e inconcludente curiosità, sfregando i polsi contro le corde che glieli legavano; concentrarsi su un dettaglio ormai insignificante gli avrebbe impedito d'interrogarsi sui metodi di persuasione di questa Signora. E quindi, d'aver paura. Se voleva proteggere Jimin, non poteva permettersi di provarne.
Nessuno dei carcerieri, però, badò a lui. Forse perché la risposta, in carne ed ossa, era già arrivata. Senza esplosioni e zaffate di fumo, ma con un tremore dolce, di sisma appena percepibile. Una crepa sottile si diramò sul linoleum del salotto, dal centro della stanza fino al sigillo tracciato di fronte alla finestra; attraversandolo, lo spezzò. E la finestra si aprì.
La donna che varcò la soglia era alta e ancora giovane. I capelli scendevano in una cascata perlacea su una tunica di raso verde scuro, dalle trasparenze vetrose; gli orli delle maniche sfioravano terra insieme a quello della veste, accompagnando in un fruscio l'incedere del Bastone. A giudicare dalle venature profonde e dal pallore del legno, doveva essere di betulla: lungo almeno un metro e mezzo, dal fusto spesso e rugoso, si diramava in cima in tralci sinuosi e sottili quanto le zampe di un ragno; bianchi e rachitici, sostenevano una pietra dalle dimensioni di una pallina da golf, rossa come il sangue, dalla forma oblunga di occhio sempre aperto, ma incapace di guardare.
"Quello è un vero rubino. E il Bastone è di terzo livello."
Nonostante non avesse nulla da temere da un'arma magica, Yoongi rabbrividì. Non aveva mai conosciuto uno stregone capace d'impugnarne una tanto potente.
Quella strega, invece, la reggeva con solenne eleganza, scandendo ogni proprio passo con uno schiocco del legno sul pavimento. Giunse così di fronte al prigioniero, placida e temibile, ma invece di minacciarlo o anche solo guardarlo, fece qualcosa d'incredibile: preso un lembo della tunica tra le dita affusolate, si inchinò. Piegò la testa e le ginocchia quanto bastava per trovarsi faccia a faccia con Yoongi e solo dopo, con gli occhi ancora bassi, parlò.
«Un Intoccabile. In questi tempi in cui la Magia dilaga, è sempre più raro imbattersi in creature come te. Per me incontrarti è un grande onore.»
La voce della Signora era setosa e profonda, più anziana del suo viso, un ovale olivastro sotto il velo bianco dei capelli. Quella cortesia sontuosa, così inaspettata, lasciò Yoongi spiazzato.
"Ti invidiano. Vorrebbero essere come te."
Ma dallo sguardo della Signora, quando si risollevò, non traspariva alcuna invidia: gli occhi, verdi come la veste, emanavano una curiosità guardinga, la stessa che potrebbe provare uno scienziato nel vivisezionare un animale sconosciuto.
«Io sono Domus, come già avrai capito» la scienziata si presentò. «Avrei voluto conoscerti di persona fin da quando Coole ti ha ingaggiato. Un intoccabile, mi sono detta, devo vederlo con i miei occhi. Ma è stato quando mi hanno riferito del Tanuki che non ho più potuto contenermi. Un essere privo di poteri che possiede un famiglio! E non un famiglio qualsiasi, ma il Demone indomabile per eccellenza. Questo ti rende un uomo molto speciale, Min Yoongi.»
Coole schioccò la lingua, in completo disaccordo, ma non osò contraddire la Signora. Il prigioniero, però, non le portava lo stesso rispetto.
«Se ti dicessi che non era il mio famiglio, tornerei ad essere un uomo comune ai tuoi occhi, mia signora?»
Yoongi sentì gli adepti sussultare, oltraggiati, ma Domus sorrise.
«Ammetti però di averlo tenuto in casa con te.»
«Non ne avete le prove.»
«Il letto è ricoperto di spore!» Coole intervenne con la sua voce tonante. «E le ferite che ha sulla schiena...»
Domus lo mise a tacere sollevando il palmo biancastro. Aggirò Yoongi come una visitatrice di museo che osserva con attenzione una statua particolarmente bella. La mano che aveva zittito lo stregone finì sulle spalle dell'intoccabile, ancora nude.
«Non sembra che siano state fatte con l'intento d'uccidere. In effetti, potrebbero essere state causate dalle carezze di un amante vorace. Ma il tuo odore...» Yoongi sentì il naso della donna sfiorargli i capelli. «Quello toglie ogni dubbio, non trovi?»
«Anche se il Tanuki fosse stato qui» l'intoccabile scrollò il capo, per allontanarla da sé. «Non vorrebbe dire che io sappia dov'è adesso.»
«Sai però perché ho bisogno di lui, vero? Non posso credere che tu sia stato tanto stupido da consegnarmi le spore, senza conoscere il valore della coda.»
«Perché dai per scontato che lo conosca? Sono solo un intoccabile, dopotutto.»
Domus batté il bastone a terra, stizzita. «Un intoccabile e un bugiardo. Se mi avessi offerto fin da subito la coda, non saresti in questa situazione così spiacevole adesso. Ma, forse, stavi cercando un miglior offerente? Oppure il demone è riuscito ad impietosirti? Conoscono metodi molto astuti per farlo, lo so. Ma non varrebbe la pena morire per questo.»
«Non importa cosa vale la pena per me. Lui non è qui.»
«Ma tu sì!» Domus era di nuovo di fronte a lui. Una ruga obliqua era comparsa tra le sopracciglia diafane. «E sei tu che mi guiderai da lui, alla fine.»
Così dicendo, la Signora accarezzò il rubino in testa al Bastone; l'occhio rosso si accese, tremolando tra le sue dita come liquido. Dalla pietra incandescente, Domus estrasse una lama, corta e affilata.
«Prima di riuscire a padroneggiare la Magia, gli uomini si dilettavano nella costruzione di strumenti di tortura molto interessanti. Sarà un privilegio per me usarli su qualcuno immune ai miei incantesimi.»
Yoongi rispose alla minaccia sollevando il mento, in un gesto di sfida sacrificale; aveva offerto così il suo collo anche a Jimin, solo poche ore prima.
Domus sembrò terribilmente amareggiata da quell'atto.
«Peccato. Speravo che saremmo potuti diventare amici. Ma a quanto pare quel demone ti ha portato dalla sua parte.»
«La sua parte è sempre stata anche la mia.»
Yoongi lo disse d'impulso, sorridendo tanto orgogliosamente che la Signora inarcò un sopracciglio, sorpresa.
«Mi dispiace, ma è la parte sbagliata. Ti aiuterò io a ritrovare la retta via.»
"Trovare la retta via. Trovare un modo..."
Mentre Domus si avvicinava, le sue parole si tramutarono in quelle di Hope.
"Un modo per vivere".
Anche gli altri si mossero, disponendosi in cerchio attorno a lui, come fedeli devoti attorno all'altare.
"Credo di averlo trovato, Hope. Ma forse ormai è troppo tardi."
La lama scintillò tra le dita della Signora e poi calò: non rapida e pesante come i cazzotti di Coole, ma cauta e precisa. Baciò l'orecchio di Yoongi come un amante timido, prima di mozzargli il lobo di netto.
Gli fu impossibile non urlare. La saliva di Jimin era ancora dentro di lui, ma l'effetto anestetico era ormai svanito. L'impatto fu caldo, appiccicoso e doloroso ai limiti del sopportabile.
«Forse adesso mi ascolterai, Min Yoongi?»
Domus parlò con la dolcezza di una madre, accarezzando il lembo di carne sanguinolenta appena amputato
Ma non era la sua voce che Yoongi sentiva; nella testa dell'intoccabile vibrava un'implorazione.
"Basta. Smettila, ti prego! Fa male, fa troppo male!"
Yoongi spalancò gli occhi. Oltre la muraglia di nemici che lo circondava poteva vedere Jimin, accucciato a terra, seminudo, le ciglia umide e la coda tramante. Un coda che lui, Yoongi, teneva stretta in mano.
Il fetore del sangue, grondante dall'orecchio mutilato, vaporizzò quella visione. Ma la preghiera di Jimin resistette. Anche l'intoccabile avrebbe voluto pronunciarla, quando Domus si chinò di nuovo su di lui: avrebbe voluto piangere, chiedere pietà. Ma ad un pentito che voglia espiare i suoi peccati questo non è concesso.
"È la legge del contrappasso e io devo rispettarla."
Yoongi sorrise di nuovo alla sua seviziatrice, sofferente ma determinato. Le labbra della Signora si strinsero in una smorfia di disappunto.
«Sono sicura che puoi ascoltarmi, ma non riesci a vedere ciò che ti sto offrendo. Sarà meglio aprirti gli occhi, piuttosto che le orecchie.»
Anticipare la sevizia fu un buon stratagemma. Stavolta il sorriso scivolò via dal viso dell'intoccabile immediatamente. E il capo, che era stato fieramente alzato contro il nemico, prese ad agitarsi forsennato. Ma il panico non era un alleato abbastanza valido. Yoongi lo sentì invaderlo mentre mani rudi e più forti gli afferravano le spalle e la testa, cercando di domarlo. Ci riuscirono in un battito di ciglia.
E tra le ciglia Yoongi vide, ancora una volta, la lama scintillare.
"Sarà l'ultima cosa che vedrò?"
L'intoccabile serrò gli occhi, nella vana speranza che non guardare avrebbe potuto impedire a quella follia d'accadere.
Ma anche così, la luce era troppa e troppo forte, come se il coltello avesse sprigionato d'improvviso un'aura propria, accendendosi di bianco appositamente per cavagli gli occhi. Anche se Yoongi attendeva, però, le pupille erano ancora al loro posto. La lama non arrivava. La luce non faceva che aumentare.
"Sono già cieco? O sono già morto?"
No. Un morto non avrebbe potuto percepire l'allontanarsi delle dita che lo tenevano imprigionato. Un morto non avrebbe potuto sentire urla di stupore o comandi a mezza voce. Un morto non avrebbe neanche potuto riaprire gli occhi e scoprire un portale nel proprio salotto.
Il fascio di luce fendeva l'aria, partorito dal nulla, come un geyser che annienta terra e rocce per arrivare al cielo; il bianco latteo del raggio, invece, frantumava spazio e tempo, faceva a brandelli la barriera nel suono, si riversava nella stanza in ventate successive, soffocanti, immobilizzanti.
Yoongi non riusciva a respirare. Annaspando, capì che anche i suoi nemici erano in difficoltà: ombre scure e indefinite, nulla potevano contro la tempesta accecante scoppiata tra quelle mura. Neanche Domus si muoveva. Ma, al contrario dei suoi adepti, lei riusciva a fissare la fonte del geyser, argentea e incandescente come il cuore di una stella. Lì, nella nebbia luminosa, si stagliavano due figure.
"Non pensavo ci sarebbe stata così tanta gente al mio funerale."
Bastarono pochi secondi perché anche Yoongi potesse vederle: man mano che i lembi dello squarcio spaziale si allargavano, la luce si affievoliva, restituendo al mondo i suoi colori, permettendo alla realtà di ricomporsi.
I nuovi arrivati emersero dallo spazio come figure su una polaroid appena scattata: erano due uomini. Sui capelli e la veste del primo, più alto e possente, il bianco luccicava ancora: giacca e pantaloni di seta pallida sventolavano, scossi dal getto d'aria del portale. Il suo sguardo, però, era fermissimo, sotto le sopracciglia nere e aggrottate. Fermo quasi quanto il Bastone che teneva in mano: poco più alto d'un bastone da passeggio, nero di pece, dal pomolo argenteo, invitto da spine e foglie fuse nel metallo stesso.
"Un Bastone di Tirso. Non può essere. Gli unici a poterlo controllare sono..."
«Due Luminari? Finalmente. Credevo che la Guardia della Confederazione non mi avrebbe mai trovata.»
Domus batté le mani, lenta e orgogliosa, mentre il portale spariva con un risucchio, lasciando il salotto sbiadito e sovraffollato.
Adesso che la luce era scomparsa, Yoongi capì che la donna aveva ragione. Il distintivo appuntato sul taschino dell'uomo in bianco non lasciava spazio a dubbi: due bastoni dorati, incrociati su una bilancia, rilucevano sul metallo cremisi. Il blasone del corpo di difesa e controllo della giustizia magica.
Anche il secondo stregone ne aveva uno, appeso al collo come un amuleto, a malapena visibile oltre la coltre di raso di una camiciola violacea. Rispetto al suo compagno in bianco, pareva più giovane e trasandato, con le palpebre pesanti e i capelli lunghi, accesi d'un azzurro intenso, in contrasto con quelli privi di colore dell'altro. Lui non aveva un bastone, ma le sue mani erano infestate di anelli, più numerosi e brillanti di quelli di Coole.
"È vero allora. È la giustizia magica. Il corpo di giustizia in casa mia!"
Per un attimo, lo spirito criminale di Yoongi prese il sopravvento. Nonostante la comparsa di quei tutori della legge l'avesse appena salvato, i Luminari gli incutevano un timore che Domus non avrebbe mai saputo ispirare. Il più alto dei due, quello che sembrava essere il capo, aspettò che il portale fosse chiuso e l'aria tornasse piatta, prima di parlare con voce fiera e profonda.
«Non sono un Luminare qualsiasi, ma il Comandante del Settimo Dipartimento, Kim Namjoon. E ti ordino di arrenderti.»
Domus avanzò, circondata dalla sua guardia, ridendo di gusto. «Niente poco di meno che un Capo dipartimento! E il figlio del glorioso Capitano Astor Kim, per giunta. Ma vedi, solo perché sei un figlio d'arte, non posso concederti un trattamento di favore.»
«Il favore che chiedo le salverebbe la vita, Domus» Kim Namjoon si erse in tutta la sua sprezzante altezza. «La casa è circondata. Non opponete resistenza e non vi verrà fatto alcun male.»
I leccapiedi di Domus si scambiarono degli sguardi incerti, ma la loro Signora rimase impassibile.
«Circondata, dici?» sorrise. «Che vengano a prendermi qui, allora. Sempre che riescano ad entrarci!»
Così dicendo, afferrò la propria betulla con entrambe le mani e l'abbatté con forza inaudita sul pavimento. La punta del Bastone si conficcò nel linoleum come fosse burro e una scossa burrascosa investì l'intero appartamento, forse l'intero palazzo. Le mura tremarono, il soffitto si crepò, i mobili crollarono.
Yoongi fu condannato allo stesso destino. La scossa magica raggiunse la sedia su cui era legato e la ribaltò, facendolo ruzzolare a terra, ad inalare polvere e detriti, a baciare i piedi dei maghi che adesso si davano battaglia nel suo salotto.
I due Luminari non si erano fatti sorprendere dall'attacco apocalittico di Domus. Riemersero dalla nebbia di calce e mattoni avvolti da una bolla protettiva inossidabile. A Kim Namjoon bastò sventolare il suo ramo di tirso per mandarla in frantumi e trasformarla in una vampata di fuoco. Domus rise ancora, agitando il suo bastone con l'abilità d'un giocoliere, per disperdere la fiamma. Attorno a loro, protagonisti della battaglia, imperversava il caos: guizzi di luce assassina vagavano per la stanza, scagliati da Coole e i suoi, mentre la donna-serpente aveva ripreso le sue sembianze da rettile. Strisciò addosso a Yoongi nell'attaccare il Luminare dai capelli azzurri, già impegnato con altri due stregoni.
"Sono troppi" capì Yoongi, vedendo il ragazzo sopraffatto dalla mole del serpente. "Probabilmente la casa non è ancora davvero circondata. E questi due folli moriranno qui. Con me."
No.
Non poteva più lasciare che accadesse.
Il finale preordinato della sua esistenza era appena esploso, si stava disintegrando sotto i suoi occhi, sconvolto da un colpo di scena imprevedibile e inarrestabile. Il destino segnato era stato cancellato. E Yoongi non poteva rassegnarsi a seguire una linea che non esisteva più. Avrebbe lottato anche lui, per tracciarne una diversa.
Stordito dal bagliore degli incantesimi, schiacciato da urla e brandelli di soffitto, diede uno strattone alle corde che gli tenevano bloccato il petto; adesso che la sedia era coricata su un fianco, se avesse allentato la morsa, forse sarebbe riuscito a separarsi da quello scheletro di legno, lasciandoselo scivolare dietro la schiena.
"Devo fare in fretta. Prima che qualcuno si accorga di me."
Prese a dibattersi sul pavimento, gonfiando i muscoli di braccia e spalle, scuotendo la schiena, puntando i piedi a terra, per strisciare, insieme al suo parassita legnoso, lontano dal vivo della battaglia. Ma sfuggire alle grida irate, ai calci disattenti, alle scintille incantate, era impossibile. La stanza fumava e tremava, sconquassata dal rombo della battaglia. La parete divisoria tra cucina e salotto aveva ceduto: Kim Namjoon stava affrontando lì, tra cadaveri di fornelli e boccette esplose, sia Coole che Domus; il suo Bastone sferzava l'aria come una frusta, tenendo facilmente a bada l'uomo, ma sussultando contro i colpi della donna. Il Luminare privo di armi era più in difficoltà: si destreggiava tra due stregoni e un serpente abnorme, battendo in ritirata, danzando tra divani squartati e mura crollate; la velocità era la sua salvezza, ma ciò che lo manteneva in vita erano le mani. Quando non riusciva ad evitare un attacco, gli bastava un fendente anellato per liberarsene. Pur se impegnato contro i suoi nemici cordati, Yoongi riuscì a notare che quelle mani si erano fatte più forti e muscolose; anche il resto del corpo del mago si era gonfiato e inspessito: la maggior parte degli incantesimi gli bruciava le vesti, ma non scalfiva la sua pelle ambrata.
"Che razza di mostro è questo?"
Yoongi non aveva il tempo di rifletterci su. L'abbraccio delle corde sul suo petto si era indebolito, adesso doveva passare alla fase successiva: trovare un modo per scivolare in basso, sfilandosi di dosso la fascia di cordame che lo avvolgeva. Una volta staccatosi dalla sedia, liberare i polsi sarebbe stata una passeggiata. Incoraggiato dalla prospettiva di rimettersi in piedi, Yoongi si contorse con più foga, incurante dell'orecchio mutilato e della tosse polverosa che ormai gli saturava i polmoni. Era quasi arrivato a sfiorare l'imbracatura di corda col mento, quando qualcosa si schiantò a pochi centimetri dal suo viso. O meglio, qualcuno.
Era il Luminare azzurro, immobilizzato dalle spire del serpente come Yoongi lo era stato dalla corda. Nonostante i suoi tentativi di divincolarsi, la presa del famiglio restava ferrea. Su di lui (e su Yoongi) adesso incombevano i due stregoni senza nome, ansimanti e vittoriosi.
«Fine della corsa, elfo blu» sputò uno dei due. «Ti faremo a pezzi davanti a questo lurido intoccabile; vederti sanguinare forse lo convincerà a parlare mh? Tu che ne dici, feccia?»
L'uomo che aveva parlato accarezzò la guancia di Yoongi con la punta inzaccherata della scarpa, prima di sfregarla con forza sull'orecchio ferito.
La testa dell'intoccabile scoppiò. E la sua gola fece altrettanto, seviziata da un urlo rabbioso e piangente. Se la tortura fosse durata anche solo un secondo di più, Yoongi sarebbe impazzito dal dolore. Ma un urlo più forte del suo squarciò l'aria e l'orecchio di Yoongi fu di nuovo libero, capace di sentire il grido trasformarsi in una supplica e poi in un rantolo...
«JIMIN NO!»
Fu lo stregone azzurro a tuonarlo, un attimo prima che un lampo aranciato piombasse tra loro. Un Tanuki in forma animale, dalle zanne già grondanti sangue, azzannò alla gola il demone serpente, ringhiando selvaggiamente.
I sangue sprizzò come da una fontana. Yoongi ne fu inondato. Denso e rossissimo, gli finì sul viso, in bocca, negli occhi. Riuscì a tenerli abbastanza aperti, però, da vedere la testa del serpente penzolare, recisa, tra le zanne del Tanuki.
«Cassidy... no, no! NO! FOTTUTO BASTARDO!»
Coole diede voce a tutta la sua disperazione precipitandosi nel salotto. Una forza misteriosa agisce sui padroni che perdono il loro famiglio, rendendoli demoni a loro volta. Sentito il contratto spezzarsi e vista la testa di Cassidy rotolare a terra, Coole abbandonò la sua padrona e si avventò contro i nuovi nemici.
«Jimin, levami quest'intoccabile dai piedi e vattene da qui!»
L'ordine del luminare azzurro, libero e di nuovo impegnato a combattere, rimbombò nella testa di Yoongi come un'assoluzione divina.
Un secondo dopo, qualcosa di divino (o demoniaco?) era davvero su di lui, masticava le corde che lo tenevano imbrigliato, gli graffiava petto e polsi con i denti, lo spingeva col muso insanguinato per costringerlo ad alzarsi.
Yoongi lo fece a fatica, sputando sangue non suo, ancorandosi allo scheletro maciullato del divano, cercando riparo contro l'unico muro ancora integro. La battaglia intanto continuava, davanti a lui e attorno a lui. La donna-serpente non era stata l'unica perdita subita dai nemici; poco lontano dalla sedia ribaltata, giaceva il corpo senza vita di uno dei maghi di Coole, le braccia spalancate, la faccia ridotta a una poltiglia macilenta.
Yoongi sentì lo stomaco rivoltarsi; vomitò su resti del suo salotto, mentre fatture e imprecazioni sfrecciavano su di lui e attraverso lui. Kim Namjoon e Domus erano spariti dalla cucina, ma la risata di lei vibrava ancora nell'aria, insieme agli incantesimi. Il ragazzo azzurro duellava con un Coole inferocito e il suo ultimo seguace. Pur se sostenuto dal Tanuki, sembrava in svantaggio: una macchia troppo scura sì andava allargando sulla sua camicia, all'altezza del fianco.
"Devo scappare. Potrebbe essere la mia unica possibilità."
Yoongi lanciò uno sguardo alla porta d'ingresso, semi sommersa dai detriti. Ma poi i suoi occhi tornarono, come calamite, sul Tanuki: il pelo irto sulla schiena, la coda maculata di rosso, gli occhi scintillanti.
"È qui per colpa mia. Non posso andarmene senza di lui."
Lo stregone dai capelli azzurri la pensava allo stesso modo perché, schivata l'ennesima fattura e innalzato uno scudo luminescente, si rivolse al suo famiglio.
«Devi andartene, Jimin. La squadra sarà qui a momenti. Posso reggere finché non arriva.»
Il Tanuki non accennò ad allontanarsi, anzi saltò più vicino al ragazzo, per coprirgli le spalle. Al Luminare questo non piacque.
«Fottuto demone!» ringhiò, scuotendo il pungo anellato e riempendo l'aria di saette. «Ascoltami almeno per stavolta. Prendi quell'intoccabile ed esci da qui! È un ordine
Quell'unica parola sembrò cambiare il mondo. Almeno, quello in cui viveva il Tanuki. Lanciando un uggiolio rabbioso, balzò oltre il suo nemico in nero, per raggiungere la collinetta di macerie davanti alla porta; gli bastò chiudere gli occhi e scuotere la coda per farla crollare. La porta si aprì, fumante e frammentata, come lo erano stati i vetri del convento di St. Marie, l'ultima volta che Jimin aveva utilizzato quell'incantesimo.
Come quella notte, Yoongi lo seguì, dal salotto fino alla tromba delle scale, ipnotizzato dall'oscillare di quella coda che era stata la sua rovina, e adesso lo conduceva verso la salvezza. Scendendo le scale insieme al Tanuki, porte aperte e case vuote gli sfrecciarono accanto, mute e risentite: il palazzo era stato evacuato, i rinforzi previsti dal Luminare non avrebbero tardato.
Non c'erano loro, però, ad aspettarli in fondo alle scale. Jimin frenò all'improvviso e finì tra le gambe di Yoongi nel tentativo di tornare indietro, ma ormai l'incantesimo era stato lanciato. E aveva colpito. Un lazo incandescente avviluppò le zampe posteriori del Tanuki, che venne trascinato via, cozzando sui gradini e precipitando sul pianerottolo sottostante. Lì, metallica e ronzante d'elettricità, lo aspettava una rete. Non appena il demone l'ebbe sfiorata, la trappola magica si chiuse, sigillandolo al proprio interno.
Yoongi restò congelato, qualche gradino più su, mentre uno stregone anziano gli puntava contro il suo Bastone, corto e tozzo.
«Non fare un altro passo o ti faccio saltare il cervello» gli intimò. «La Guardia della Confederazione mi ha dato del filo da torcere lì fuori, non vorrei sprecare energie anche per te, ragazzo. Va' via e fammi fare i conti con questo demone.»
Nei pochi secondi che servirono al vecchio per minacciarlo, Yoongi capì due cose di lui: uno, non era alleato di Domus; la sua tunica portava ricamato un fiore di loto, simbolo dei Guaritori. Due, quel vecchio non sapeva d'avere di fronte un intoccabile. Se solo si fosse preoccupato di constatare l'esistenza dell'aura di Yoongi, con le lenti Rivelatrici che portava appese al collo, forse avrebbe potuto capirlo. Ma era troppo occupato ad ammirare la sua preda per accorgersene.
«Dopo tutti questi anni finalmente sei qui, Jimin» sussurrò, in tono quasi affettuoso. «Ti ricordi di me, non è vero? L'ultima volta, la Guardia ci ha separato prima del previsto. Ma stavolta non gli permetterò di fermarmi. Andrò via con quella coda.»
Il Tanuki, costretto nella gabbia elettrica, ringhiò. Yoongi invece imprecò, arrischiandosi a scendere un gradino.
«Non fare un altro passo» lo stregone barbuto parve ricordarsi di lui e lo trafisse con lo sguardo. «Questa coda mi spetta di diritto. La madre di quest'essere me l'ha promessa. E ora devo riscuotere il debito...»
Un rombo improvviso interruppe lo sproloquio del vegliardo. Le difese scagliate dal terremoto di Domus dovevano aver ceduto. La Guardia della Confederazione era riuscita a penetrare. E per quel Guaritore pazzo non c'era più tempo. Il suo Bastone fendette l'aria come la lama di una mannaia. L'incantesimo che ne fuoriuscì era altrettanto brillante e tagliente.
Ma non fu abbastanza veloce.
Yoongi si lanciò su Jimin nell'attimo esatto in cui il Bastone si diresse sulla sua coda. Non aveva armi, non aveva poteri magici, non aveva niente. Ma proprio quel niente li avrebbe salvati.
La lama incantata si abbatté sulla sua schiena, mentre le sue braccia si stringevano attorno al Tanuki. Lo stregone ululò, sgomento, nello scoprire un solo, innocuo graffio sulla pelle del ragazzo. L'unico capace di sopravvivere ad un incantesimo simile.
La sorpresa fu tale che il vecchio perse il controllo della rete magica: l'involucro si dissolse, poco prima che il corridoio fosse invaso da stregoni in uniforme bianca, con un distintivo scintillante sul petto.
Yoongi non si voltò per fare da testimone alla loro entrata trionfale. Aprì le braccia, invece, e guardò negli occhi il Tanuki arruffato e tremante che aveva stretto a sé. Il demone gli restituì uno sguardo verde e profondo, prima di agitare la coda e sparire nel nulla.

Shine on me (completa)Where stories live. Discover now