Capitolo 9

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"Mi spieghi che diavolo di fine tu abbia fatto?" domanda al mio orecchio Kim, una volta ritornata al tavolo.
"Sono finita tra le braccia del Signor Spencer" alle mie parole sputa in faccia a mio fratello il sorso di cocktail appena preso, guadagnandosi un'occhiataccia da quest'ultimo facendo ridere tutto il resto del gruppo.
"Tu cosa hai fatto?" alza la voce non credendo alle sue orecchie, così le dò un calcio da sotto il tavolo intimando di non attirare ulteriormente l'attenzione degli altri.
"Sono uscita dal bagno e lui stava entrando e abbiamo sbattuto l'uno sull'altro, ed io stavo quasi per cadere, ma lui mi ha presa evitandolo." dico velocemente, versandomi poi un pò d'acqua.
"Eh?" ha capito che c'è altro.
"Ad un certo punto è spuntata una donna, che penso sia la sua ragazza, visto il modo in cui mi guardava. E questo è quanto."
"Mi spieghi perché capitano tutte a te?" chiede divertita, porgendomi un bicchiere di champagne.
"Non lo so, sarà il karma" ridiamo entrambe, facendo scontrare i nostri bicchieri.

Il weekend è terminato e mi aspetta la seconda settimana di lavoro, che spero sia tranquilla, ma con il mio capo ne dubito. Ieri non ho fatto altro che pensare a quel dannato scontro, lui che mi tiene stretta a sé io che mi aggrappo a lui come se fosse la mia ancora di salvezza. Quel profumo così dolce che ha pervaso le mie narici arrivando fino al cervello e mandandolo in tilt, cuore a cuore, occhi negli occhi.. così odioso ma così dannatamente bello, e per quanto io voglia non posso assolutamente negarlo a me stessa. È affascinate, tanto.

"Buongiorno" la voce di colui che tormentava i miei pensieri arriva forte e chiara alle mie orecchie, facendomi ritornare alla realtà.
"Buongiorno anche lei" sorrido in modo cordiale, ho deciso di ripartire con il piede giusto e spero che riesca ad avvertire le miei intenzioni, altrimenti non voglio neppure immaginare.
"Cosa ci fa qui?" domanda infastidito, alzando appunto gli occhi al cielo, e guardando la stanza in cui siamo noi associati con sprezzo. Ed ecco qui che i miei buoni propositi sono andati a farsi benedire in meno di tre secondi.
"Sono nella mia postazione e sto per cominciare ad occuparmi del caso a me affidato" rispondo ovvia alla sua domanda.
"Allora chiariamo subito una cosa, lei" indica me "lavora per il sottoscritto" indica sé stesso "di conseguenza ogni fottuta mattina dovrà farsi trovare nel mio ufficio" sputa acido.
"E le mie cause?"
"Donna ci illustrerà i vari impegni e clienti da gestire, se dovessi avere bisogno del suo aiuto dovrà essere a mia completa e assoluta disposizione, se lei non mi dovesse servire allora potrà occuparsi delle sue cose" io vorrei capire se quest'uomo sia bipolare o meno solo un giorno fa sembrava esser diventato carino e premuroso, in questo preciso istante sembra una donna in preda ad una crisi isterica pre e durante ciclo.
"Ok, adesso ha bisogno di me?" chiedo spazientita.
"Esattamente, altrimenti non sarei venuto in questo buco di persona" qualcuno mi tenga perché giuro che lo uccido. Per evitare di innervosirmi ancora di più e dare spettacolo dinnanzi a tutti i colleghi decido di alzarmi, prendendo il mio taccuino e una penna per poi seguirlo nel suo ufficio.

Finalmente dopo quattro estenuanti ore di lavoro con il mio simpatico e adorabile capo, mi ha dato il permesso di poter prendermi una pausa bagno e caffè.
Non capisco la fretta nel chiudere un caso così lungo in due soli giorni, ma lascio stare, prima finiamo prima posso tornare ad occuparmi del mio primo cliente.
"Lo so, che non è facile andargli dietro, ma credimi lui è molto di più di quello che vuol far sembrare" Donna è proprio davanti a me, con uno sguardo di compassione, e comprensione.
Mi siedo invitandola a fare lo stesso e a continuare il suo discorso.
"Christian non ti ha scelta come associata perché è stato forzato a farlo, tutto il contrario è stato lui a volerti, proprio perché l'hai colpito" sgrano gli occhi, inutile dire che la cosa mi faccia piacere, ma allo stesso tempo mi confonde.
"E allora perché mi tratta in questo modo?" spalanco le braccia.
"Perché non ti conosce, perché non sa se può fidarsi o meno di te, ci vorrà del tempo. Ma credimi sei nel posto giusto e con il giusto mentore." e se io non riuscissi ad avere tanta pazienza? Non sono abituata a questo tipo di persona, anzi tutto il contrario, sono sempre stata una persona pacifica e cordiale e per quanto in questi pochi giorni io ci abbia provato ogni tentativo con lui sembra vano. Se mi ha voluta, perché trattarmi così?
"Cloe, ti dico un'ultima cosa.." appoggia la sua mano sulla mia "Christian è stato per tre anni socio senior e da due anni quasi è socio titolare, e in questi cinque anni si è sempre opposto dall'avere un associato. Invece la scorsa settimana è stato proprio lui a farsi avanti" detto ciò, scioglie la sua presa dalla mia, prendendo la sua tazza di caffè ed io faccio lo stesso.

I'm in love with my bossDove le storie prendono vita. Scoprilo ora