Epilogo

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La porta dello studio era chiusa a chiave. Oltre all'incantesimo di Confinamento, che correva lungo tutta la parete, ve n'era uno di Blocco, imposto sulla serratura. Yoongi si inginocchiò per osservarla meglio. Toccarla non gli provocava alcun fastidio, l'incanto era di basso livello, ma non avrebbe potuto aggirarlo: agiva direttamente sugli oggetti, sui meccanismi interni e quelli, al contrario di lui, non erano immuni alla magia.
"Dovrò arrangiarmi in un altro modo."
Lasciata perdere la serratura, si risollevò e mise mano alla pistola silenziata, dai proiettili incantati. Sparò quattro colpi decisi sul dorso della porta, tremando e facendola tremare. Poi, racimolando tutta la forza possibile, tirò un calcio contro il legno crivellato. Gliene servirono altri due per creare un varco abbastanza grande ed entrare nello studio.
"Per fortuna questo posto è pieno di incantesimi Silenzianti."
Buffo come le precauzioni prese da Graimer per tenere il suo covo segreto adesso gli si stessero rivoltando contro. Yoongi vi penetrò con la facilità di un ragno che si infiltra tra le crepe del soffitto, passando attraverso la porta martoriata, per ritrovarsi in una stanzetta piccola e puzzolente.
"Le pozioni sono andate a male da un bel pezzo."
L'intoccabile si tirò su la mascherina e accese la torcia. Il posto era saturo di calderoni sporchi e boccette vuote; le due scrivanie, poste ai lati di un focolare straripante di cenere, reggevano a malapena il peso delle pergamene e dei libri abbandonativi sopra. Anche gli scaffali lungo le pareti erano stracolmi: piume d'oca spezzate, rami di verbena appassiti, libri dalle copertine cadenti, il tutto annebbiato da uno strato di ragnatele. L'assenza di finestre aveva reso il luogo una camera a gas, lurida e particolarmente disordinata ma, all'apparenza, priva di qualsiasi incantesimo di protezione.
"È impossibile che li avesse posti solo sulla porta. Neanche lui è così idiota."
Avanzando tra residui di fuochi e cene lasciate a metà, rivoltando da cima a fondo il letto di fogli e ricette sui tavoli, Yoongi iniziò a preoccuparsi. Forse non c'era traccia di incantesimi protettivi perché ciò che lui cercava, e che Graimer voleva proteggere, non era lì. Che Namjoon avesse ricevuto una soffiata falsa?
"Sarebbe davvero divertente se questa si rivelasse un'imboscata."
Nel momento esatto in cui questo pensiero prese forma, uno scricchiolio fece trasalire l'intoccabile.
Yoongi si mosse in fretta, spegnendo la torcia e aggirando una delle scrivanie per ripararsi dietro il cumulo di cartacce; con gli occhiali rivelatori addosso, fissò la porta sfondata, una mano occupata dalla pistola e l'altra pronta a sfiorare il bracciale di richiamo che portava appeso alla cintura.
"Se dovesse arrivare qualcuno, chiamaci e poi fuggi."
Così aveva detto Namjoon, vagliando la possibilità che qualcuno degli apprendisti di Graimer potesse sapere dello studio e lo tenesse d'occhio a distanza. Dallo squarcio sulla porta, però, non fuoriuscì alcun Guaritore, pronto a difendere il tesoro del suo maestro. Solo una bolla di luce rossastra, rapida e impalpabile, che si riversò nello studio, bruciacchiando i lembi della porta già sfondata.
Yoongi imprecò e mise via la pistola.
«Che diavolo ci fai tu qui?»
La sfera luminosa tremolò, riscaldando l'aria attorno a sé, prima di compattarsi in una forma più che materiale: quella di un essere a quattro zampe, dal muso puntuto, il pelo rosso e la coda enorme.
Yoongi schioccò la lingua. Da quando Jimin aveva imparato a rendersi invisibile era diventato insopportabile. Per fortuna non era ancora abbastanza esperto da riuscire a nascondere la sua aura, così rossa che gli occhi dell'intoccabile, dietro le lenti, bruciavano.
«Perché sei venuto anche tu?» sibilò, guardando il Tanuki saltellare da una parte all'altra della stanza buia. «Namjoon aveva detto...»
L'intoccabile tacque. Il demone stava annusando un angolo di muro ammuffito, stretto tra la base della libreria e un calderone arrugginito.
"È lì che l'ha nascosto."
Yoongi si precipitò accanto al Tanuki, strisciando le ginocchia sul pavimento polveroso e posando le mani sulla parete sbucciata.
«È cava» confermò, battendoci un pungo sopra.
Jimin annuì e poi diede un ringhio d'avvertimento. Yoongi però non fu abbastanza veloce da coglierlo; quando il muro prese a sciogliersi, sottomesso all'incantesimo del Tanuki, la sua mano vi era ancora appoggiata sopra. La ritrasse gemendo e poi squadrò con rassegnazione il palmo ustionato. Odiava la Magia Naturale.
Il Tanuki lo distrasse dal dolore sbattendogli la coda in faccia; voleva che guardasse dentro il muro. Sputacchiando e spingendolo da parte, Yoongi lo accontentò.
Il grimorio era lì, scuro e massiccio, con la copertina in pelle crepata e le pagine ingiallite. Era troppo grosso perché Jimin potesse prenderlo in bocca, ma Yoongi capì che il Tanuki non l'aveva toccato per un altro motivo: il libro sprigionava un odore aggressivo e nauseabondo, non solo poco invitante, ma probabilmente fatale.
"Veleno artificiale."
Ma non solo quello. Il fetore era troppo forte e i bordi della copertina rilucevano come bava di lumaca. Graimer doveva aver usato una fattura Rinforzante sul veleno. Chiunque avesse anche solo sfiorato quel libro sarebbe morto. Ma non Yoongi. A lui bastò indossare dei guanti, per evitare che gli intrugli gli facessero prudere le dita, e poi lo afferrò.
«Questo schifo pesa un quintale.»
Il grimorio era troppo grande per entrare nello zaino, così il ragazzo, pur se disgustato, se lo strinse al petto. Uscire da lì con quel bagaglio puzzolente sarebbe stata un'impresa terribile. Jimin dovette pensare la stessa cosa, perché strofinò il muso contro la caviglia di Yoongi, lanciandogli uno sguardo eloquente.
«Non se ne parla» l'intoccabile si risollevò, mugugnando dietro la mascherina. «Preferisco portare il grimorio a piedi attraverso il deserto, piuttosto che...»
Ma il demone già non lo ascoltava più. Con due balzi brevi e flessuosi, gli si accomodò sulla spalla e gli leccò la guancia, prima di agitare la coda.
«Jimin, NO!»
Ma era troppo tardi. L'aria nello studio prese vorticare velocissima e Yoongi si preparò ad essere risucchiato. Sentì il corpo dissolversi, aspirato dall'incantesimo del Tanuki e poi, solo qualche secondo dopo, lo percepì riprendere forma, nell'aria tiepida e ferma della notte.
«Jimin? Sei tu?»
La voce di Taehyung fu la prima ad accoglierli. Yoongi la sentì mentre si rimetteva in piedi, liberandosi della mascherina e tentando di tenere a bada la nausea. Il grimorio mefitico che teneva tra le braccia, però, rendeva il tutto ancora più difficile.
«Ce l'hai fatta? L'hai preso?»
Il mutaforma era arrivato di fronte a loro. Le barriere magiche attorno alla villa impedivano a Jimin di materializzarsi all'interno della casa, così lui e Yoongi erano atterrati in giardino, sulla soglia del boschetto d'aceri.
«L'ho preso» rispose Yoongi al mago che li aveva aspettati lì, mostrandogli il libro. «Ma ti consiglio di non toccarlo. Graimer non aveva mentito. Nessuno può leggere questo grimorio senza rimanere stecchito».
«Quanto è forte il veleno?»
«Abbastanza da sciogliremi le punte dei guanti. È come acido.» L'intoccabile allontanò il libro dal petto, perché anche lì la stoffa iniziava a cedere. «Non credo sarà facile trovare un antidoto per toccarlo. E la fattura di Rinforzante probabilmente impedisce di sfogliarlo a distanza, con incanti di Levitazine e tutto il resto.»
«Intanto sarà meglio metterlo in una Scatola Contenitiva. Andiamo da Namjoon.»
I tre si incamminarono insieme, oltre la fontana e poi sul portico. Taehyung chiese della missione e Yoongi riportò il minimo indispensabile: il rapporto vero avrebbe dovuto farlo al maggiore dei Kim, e non gli andava di sprecare fiato adesso.
«Non capisco una cosa, però» confessò Taehyung quando furono dentro casa. «Perché Jimin ti ha raggiunto? Credevo che il compito fosse stato affidato solo a te.»
«Lo credevo anche io. Mi sa che dovremmo chiederlo insieme a tuo fratello.»
Namjoon li aspettava in biblioteca, come sempre. Lo trovarono in vestaglia, chino su una pila di scartoffie, con gli occhiali in bilico sulla punta del naso.
«Oh siete tornati. Stavo iniziando a preoccuparmi.»
Il mago si alzò, lasciando una carezza sul capo del Tanuki e poi avviandosi verso Yoongi.
«Quanto è grave la situazione?»
«Abbastanza da farmi male alle dita. Trovami un posto dove appoggiare questo schifo, o giuro che te lo mollo qui sul tappeto.»
Ansioso di salvare il proprio arredamento, Namjoon fornì all'intoccabile una Scatola Contenitiva: costruita in legno di frassino, modificata da un incanto Molecolare, e intagliata con sigilli antichissimi, avrebbe dovuto tenere a bada il grimorio malefico per un po'. Quando fu riposto dentro lo scrigno magico, tutti rimasero a fissarlo, persino il Tanuki, che si era arrampicato sul tavolo appositamente.
«Chissà se riusciremo mai a leggerlo» sospirò Namjoon. «Potrebbero volerci anni per riconoscere il veleno e trovare un antidoto.»
«Beh nel frattempo potrei sempre leggerlo io. E magari dettarlo a Taehyung.»
Una battuta del genere, solo un anno prima, sarebbe costata all'intoccabile un'occhiata assassina da parte del mutaforma. Quella sera, invece, il più giovane dei Kim sorrise, passandosi le dita tra i capelli verdognoli. Erano così da qualche settimana, ormai. Nell'ultimo periodo, Taehyung aveva assunto maggiore controllo delle mutazioni: oltre a quelle repentine, che sfruttava durante le battaglie, adesso era capace di prevedere e stimolare anche quelle a lungo termine; una bella comodità per le operazioni di spionaggio, ma anche per la sua vita: il suo aspetto non cambiava più così drasticamente da impedirgli di riconoscersi.
«Potrebbe trascriverlo Jimin» ribatté quella sera, reggendo il gioco dell'intoccabile. «Così si allenerebbe nella scrittura.»
Il demone interessato rispose scoprendo i denti, mentre Namjoon si buttava su una poltrona, invitando gli altri a fare lo stesso.
«Non corriamo troppo» disse. «Prima di tutto, Yoongi-issi, raccontami com'è andata stasera.»
Yoongi si spazzolò i vestiti dalla polvere e, armatosi di pazienza, informò Namjoon di ciò che era successo. Il solo pensiero che avrebbe anche dovuto scrivere il tutto, per consegnarlo all'ufficio della Guardia, lo rattristava enormemente. Nonostante fossero passati mesi dalla prima volta, fare rapporto rimaneva uno degli aspetti più noiosi della sua nuova vita. Forse l'unico.
Da quando, sei mesi prima, Jin era andato a trovarlo al Centro di Detenzione Magica della contea, erano cambiate tante cose. L'amico, dopo l'arresto di Yoongi, era diventato anche il suo tutore legale, e quel giorno portava con sé una grande notizia.
«Hanno accettato la richiesta di patteggiamento» aveva annunciato, al settimo cielo. «Il Giudice ritiene che le tue informazioni sui traffici illegali e la tua competenza nel settore potrebbero tornare utili. L'offerta che ti fanno è questa: commutare il resto della pena in una detenzione domiciliare, presso una sede apposita. Verrai tenuto sotto controllo giorno e notte, questo è vero. E dovrai collaborare con i Luminari in ogni momento. Ma a me sembra una buona alternativa alla prigione.»
Yoongi, dall'altre parte del vetro, aveva sollevato un sopracciglio. «Cosa intendi con sede apposita?»
Il sorriso di Seokjin, a quel punto, si era allargato. «Intendo la casa di un pezzo grosso. Il Comandante del Settimo Dipartimento, Kim Namjoon. Non chiedermi perché, ma è stato lui a contattarmi. So che Jungkook è diventato amico di suo fratello, anche se non capisco come. Fatto sta che entrambi sono venuti a sapere del tuo caso e si sono offerti di farti da patrocinanti.»
Neanche l'intoccabile aveva più potuto trattenere un sorriso, a quel punto. Seokjin non lo sapeva -non lo ricordava- ma i due fratelli non agivano per bontà di cuore. Poter tenere legalmente sottochiave, in casa propria, l'unica persona che fosse a conoscenza del loro piccolo segreto era un colpo di fortuna che non si sarebbero mai lasciati sfuggire.
Ma a Yoongi non importava la disposizione d'animo con cui avevano deciso d'aiutarlo. Voleva uscire di lì. Voleva scontare la sua pena facendo qualcosa di utile. E, più, di tutto, voleva rivedere Jimin.
Seokjin, pur non conoscendo tutti questi desideri, condivideva il primo. Aveva organizzato il colloquio con il Giudice e Kim Namjoon alla velocità della luce. Una settimana dopo il loro ultimo incontro in prigione, Yoongi aveva varcato la soglia della villa dei Kim, con uno zaino in spalla e uno scatolone tra le braccia.
Jimin, in forma umana, lo aspettava nell'ingresso, con un sorriso sornione sulle labbra.
«Adesso sei anche tu un loro protetto.»
Yoongi non avrebbe potuto chiedere di meglio.
I fratelli Kim non lo avevano tirato fuori di prigione solo per tenerlo d'occhio; a casa loro, Yoongi ormai lavorava a tempo pieno. Oltre a fornire liste di nomi e contatti, l'intoccabile partecipava alle indagini, faceva sopralluoghi, indicava come e quando fare irruzione in un determinato posto.
L'idea di sfruttare la sua intoccabilità sul campo era venuta a Namjoon, qualche mese prima, quando il caso di Graimer aveva iniziato a dargli del filo da torcere. Il Guaritore, ancora in attesa del giudizio finale, aveva smesso improvvisamente di collaborare, rifiutandosi di comunicare la posizione dei suoi laboratori ancora segreti. Gli alti Luminari credevano che stesse ricevendo direttive dall'esterno, da uno o più complici che nessuno riusciva ad identificare.
Namjoon aveva saputo del grimorio da una fonte dei bassifondi, suggeritagli da Yoongi. Un diario che Graimer aveva compilato, negli anni, appuntandovi i risultati dei suoi esperimenti, le informazioni sui luoghi in cui si erano tenuti e sulle cavie che ne erano state oggetto. La Guardia della congregazione sperava che al suo interno ci fossero anche indizi riguardo eventuali seguaci del Guaritore.
Namjoon, Taehyung e Yoongi avevano passato gli ultimi due mesi a cercare il libro, aiutati anche da Jimin. L'intoccabile adesso poteva partecipare alle riunioni ufficiali del Quartier Generale e accompagnare i Luminari durante le incursioni. La prospettiva di mandarlo in missione non era stata accolta con molto entusiasmo da Taehyung, ma Jimin aveva convinto l'amico a mettere l'intoccabile alla prova. Quando la soffiata sul vecchio studio di Graimer in Ester Road era arrivata, Namjoon aveva deciso di affidare il sopralluogo e il recupero del Grimorio a Yoongi, e Yoongi soltanto. O, almeno, così l'intoccabile aveva creduto.
«Perché mi hai mandato dietro Jimin?» chiese infatti, quando finalmente ebbe finito il suo resoconto. «Pensavo che questo dovesse essere il mio ballo delle debuttanti.»
«Volevo essere sicuro che non ci fossero nemici nei dintorni» spiegò Namjoon, spigliato. «E poi, anche se ormai mi fido di te, non potevo lasciarti agire in completa solitudine. Sei pur sempre un mio prigioniero.»
Yoongi alzò gli occhi al cielo. Spesso anche lui, come Namjoon, dimenticava che a regolare i loro rapporti c'era un emendamento ufficiale della Corte di Giustizia. In quella casa, in fin dei conti, Yoongi non si era mai sentito un prigioniero. Namjoon lo trattava come un collega di lavoro, rivolgendogli sorrisi amichevoli e invitandolo a cena una volta a settimana.
L'ostilità di Taehyung, invece, era stata più visibile e difficile da domare, i primi tempi. Non rivolgeva la parola all'intoccabile e lo contraddiceva su ogni punto, durante le riunioni strategiche in biblioteca. Nel corso del tempo, però, si era ammansito, grazie a Jimin. Il demone non sembrava portare rancore a Yoongi, perciò, in un modo o nell'altro, smise di portargliene anche lui. Nel ultimo mese, anzi, il mutaforma si era avvicinato al loro ospite in maniera particolare, attirato dall'unica cosa che avessero in comune: l'essere diversi. Quella notte, in biblioteca, fu lui a lodare l'operato di Yoongi, nonostante i dubbi che aveva espresso sulla sua missione in solitaria.
«Hai fatto comunque un ottimo lavoro» sentenziò. «Credevo che neanche stavolta saremmo riusciti a trovare il grimorio, invece ce l'abbiamo. E l'hai recuperato in due sole ore!»
«Ah la fortuna di poter camminare sopra gli incanti di Confinamento, invece di perdere tempo a spezzarli e...»
Yoongi smise di vantarsi quando vide Namjoon alzarsi dalla poltrona.
«È stata un'ottima prova, davvero. Domani consegnerò il grimorio al quartier Generale e vedremo come procedere. Per adesso, sei licenziato» sventolò scherzosamente la mano in direzione della porta. «Anche tu, Jimin. Sei stato perfetto come sempre.»
Il Tanuki, rimasto seduto sul tavolo per tutto quel tempo, alzò gli occhi al cielo. Taehyung capì subito il perché e corse a prenderlo in braccio.
«Jiminie si è offeso perché non abbiamo fatto i complimenti prima a lui. Sei una palla di pelo scontrosa, non è vero? Non è vero?»
Il demone rispose abbassando le orecchie e scuotendo le zampe, nel tentativo di difendersi dal solletico del mutaforma. Il fatto che non si fosse semplicemente ritrasformato, però, lasciava intendere che la situazione non gli dispiacesse così tanto. Namjoon e Yoongi lasciarono i due a coccolarsi in biblioteca, avviandosi insieme verso il corridoio.
«A volte lo tratta proprio come un cucciolo» commentò il mago, scortando l'altro su per le scale.
«Questo mi fa sentire ancora più in colpa per averli separati, l'anno scorso.»
Namjoon scosse il capo al riferimento dell'intoccabile. Nessuno in casa tirava mai in ballo la questione del rapimento, se non colui che l'aveva perpetuato, forse per dimostrare ai suoi protettori quanto ancora fosse dispiaciuto dell'accaduto.
«So quanto sei pentito. Jimin mi ha detto che in stanza tieni una frusta con cui autopunirti giornalmente.»
Il senso dell'umorismo di Namjoon non era dei migliori, e Yoongi schioccò la lingua a quella battuta, prima chiedere:
«Jimin ti ha detto? E come potrebbe saperlo lui?»
«Bè so che viene a farti visita in camera, qualche volta...»
Il Luminare lasciò la frase in sospeso, lanciando all'intoccabile uno sguardo malizioso; Kim Namjoon era un pessimo comico, ma nel mettere a disagio le persone se la cavava da professionista. Yoongi sfuggì alle sue allusioni augurandogli una buonanotte imbarazzata e chiudendosi in stanza.
La camera degli ospiti che gli era stata assegnata a villa Kim era gigantesca, con cabina armadio e bagno privato. Il paradiso, se confrontato alla sua sistemazione in prigione. Essere un intoccabile in un istituto di detenzione magica era un bel problema. Molte aree dell'edificio erano messe in sicurezza da incantesimi che lui avrebbe potuto tranquillamente violare, perciò, nei sei mesi passati dietro le sbarre, Yoongi aveva ricevuto un trattamento speciale: isolato del resto dei detenuti, scortato a vista notte e giorno, privato dell'ora d'aria. Quando, durante i pasti o in bagno, le guardie gli concedevano un po' di tregua, la situazione non migliorava: la sua condizione apparentemente privilegiata non lo rendeva simpatico agli altri galeotti. Anche a distanza di mesi, ripensarci gli faceva accapponare la pelle. Quella notte, però, si sentiva troppo soddisfatto per rivangare il passato. E anche troppo stanco. Si spogliò senza accendere la luce, fece la doccia senza canticchiare e poi ciabattò in stanza. Si sarebbe gettato di peso sul letto, se quello non fosse stato già occupato. Jimin, ancora in forma animale, stava appollaiato tra le lenzuola, gli occhi verdi a fendere la notte e la coda ad accarezzare i cuscini.
Yoongi sospirò. «Vorresti tornare umano, per favore? Non mi va di dormire con i tuoi peli addosso».
Il Tanuki lanciò un ringhio offeso, ma obbedì. Mentre l'intoccabile si infilava i pantaloni, quello si trasformò, buttandosi sui cuscini con uno sbuffo.
«Parli come se non fossi abituato ad averli sempre addosso, i miei peli.»
Entrambi occhieggiarono la catenina che Yoongi portava al collo. Appesa alla maglia di ferro, la ciocca della coda di Jimin gocciolava sul petto dell'intoccabile, rossa e fredda. Dal giorno in cui l'aveva ricevuta, Yoongi non se n'era mai separato. Davanti al demone però non l'avrebbe mai ammesso.
«Credevo fossi giù a divertirti con Taehyung» disse invece, affondando la testa bagnata in un asciugamano. «Che ci fai qui?»
«Beh ho finito di divertirmi con lui e sono venuto a divertirmi con te.»
L'intoccabile ridacchiò.
Namjoon ci aveva visto giusto: negli ultimi tempi, Jimin era diventato assiduo frequentatore della camera del loro ospite. Durante quelle visite, i due non avevano mai parlato della loro notte insieme a casa di Yoongi, ma l'avevano replicata infinite volte. L'intoccabile aveva ormai smesso di cercare di capire cos'erano stati allora e cosa fossero adesso. Dubbi etici e paure fisiologiche, derivate dalla loro appartenenza a razze differenti, si spegnevano facilmente sotto le carezze di Jimin, venivano distrutte dai suoi baci.
Chi è felice, dopotutto, non sente il bisogno di porsi domande.
Anche quella sera, Yoongi non si chiese nulla. Invece attese, in piedi davanti alla finestra, che Jimin iniziasse a giocare. Il Tanuki lo fece scivolando giù dal letto e abbracciandolo da dietro.
«Taehyung mi ha fatto pensare ad una cosa» sussurrò.
«Quando voi due siete insieme pensate?»
Quella battuta costò a Yoongi un morso sulle spalle.
«Stavo dicendo» riprese il demone, costringendolo a voltarsi. «Taehyung mi ha ricordato che ti mancano solo pochi mesi da scontare. E si chiedeva cosa pensassi di fare dopo...»
«Mhmh sei sicuro che fosse lui a chiederselo?»
«Vuoi farmi parlare o no?»
Nella penombra lattea dipinta dalla luna, a braccia conserte e guance gonfie, con addosso solo una camiciola di raso bianco, Jimin appariva più piccolo e bello che mai. Yoongi non poté resistere a tanta tenerezza: gli accarezzò le orecchie con un sospiro, prima di annuire.
«Sì, Jimin. Parlami.»
Il Tanuki scacciò la sua mano, per andare a sedersi sul davanzale della finestra.
«Volevo solo dirti che secondo Taehyung potresti fare richiesta per entrare nella loro squadra, diventarne membro a tutti gli effetti. Sarebbe una bella sistemazione per un ex-criminale.»
«È proprio perché sono un ex-criminale che non mi prenderebbero mai.»
Yoongi aveva già pensato a quell'eventualità. La sua pena sarebbe finita da lì a quattro mesi, e insieme a quella avrebbe perso tutto ancora una volta. La libertà, fuori da quella casa, lo spaventava. Non tanto perché si sarebbe ritrovato senza un soldo, un lavoro o un posto in cui stare, ma perché lì, nella villa dei Kim, la sua vita aveva riacquisito uno scopo. Yoongi avrebbe voluto continuare a perseguirlo anche da cittadino libero, lavorando con i Kim, stando accanto a Jimin. Ma chi avrebbe mai potuto offrire un posto ad un ex galeotto, intoccabile per giunta?
«So a cosa stai pensando» Jimin si intromise nella sua mente, facendogli segno d'avvicinarsi, «e probabilmente hai ragione, entrare nella Guardia sarà quasi impossibile. Ma non puoi non provarci, non puoi...»
«Lasciare che loro decidano per me?»
Il Tanuki annuì, cingendogli il collo con le braccia. Yoongi si ritrovò davanti alla finestra, tra le gambe di Jimin, con le mani sulle sue cosce.
«Non mi merito quello che state facendo per me. Quello che tu stia facendo per me.»
«Non importa se lo meriti o meno. Il punto è: lo vuoi?»
Yoongi sollevò il viso per guardare meglio quello di Jimin, fiero e determinato. Dopo una vita passata a desiderare il nulla e possedere il niente, Min Yoongi vide in quel volto ciò che voleva.
«Lo voglio» rispose e poi lo baciò
Il demone lo stinse a sé, mugolando, leccandogli la lingua e graffiandogli le spalle. Yoongi lo tirò giù dalla finestra, afferrandogli i glutei, prima di affondare le dita nel fascio caldo della coda. Quando si separarono, ansimavano entrambi, e la mano di Yoongi riluceva di spore. L'intoccabile le guardò con nostalgica sorpresa.
«Il calore» bisbigliò, incantato. «Sei di nuovo in calore. È già passato un anno...»
Il Tanuki ridacchiò contro il suo petto. «Perché così sorpreso? Ti dispiace?»
«No, per niente.»
Si baciarono ancora nel buio della stanza. La coda di Jimin si illuminò al ritmo dei loro respiri. Quando finirono a letto, entrambi erano ricoperti di spore.
Guardandole brillare su di sé, Yoongi capì che ce l'aveva fatta. Aveva finalmente trovato il suo modo.








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Buon pomeriggio a tutti!
Questo è l'atto finale della mia piccola yoonmin. Anche se il percorso è stato breve, i nostri piccioncini sono cambiati molto dall'inizio: Yoongi è riuscito a trovare il proprio posto nel mondo e Jimin ha iniziato a capire cosa sia l'amore. Un lieto fine, insomma, forse non troppo esplicito a livello sentimentale, ma il romanticismo non è il mio forte (e neanche quello dei miei personaggi eheh)
Spero comunque che la storia vi sia piaciuta e vi ringrazio per averla letta. Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti!

Un ultimo bacio a tutti^^ 

Shine on me (completa)Where stories live. Discover now