VI

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Tolsi le scarpe e le scansai con i piedi lasciandole da un lato, una volta passata la soglia di casa, legai i capelli in uno chignon scomposto e dopo aver tolto e appeso il vestito nel mio armadio, mi struccai e infilai il pigiama; Sarah si accorse del mio ritorno e mi raggiunse in camera.

«Hey! Allora come è andata? Dove ti ha po-»

«Siamo stati bene, ora vorrei dormire, è stata una lunga giornata.» replicai rivolgendole un finto sorriso, un nodo mi stringeva la gola da quando Michael era salito su quella dannata macchina.

«Sicura che sia andato tutto bene?»

«Sì, certo che sono sicura.»

«Dai raccontami un po' di più allor-»

«Sono molto molto stanca, ti racconto domani, promesso.»

«Va bene, ti lascio riposare allora, buonanotte!» affermò dandomi un bacio sulla guancia.

Non avevo nessuna voglia di assecondare le insinuazioni da gossip hollywoodiano di Sarah. Io e Michael ci eravamo rincontrati soltanto da due settimane, ma la nostra amicizia era diventata speciale: mi ero abituata alle nostre telefonate e alle lunghe giornate intense di lavoro che si prolungavano in cene, serate film, energiche partite ai giochi da tavolo, infinite chiacchierate. Sarebbe stata dura far finta di tornare alla routine, alla mia vita prima che riapparisse lui. Nei giorni seguenti continuavo ad essere distratta ed assente, ovunque fossi la mia testa non mi accompagnava, viaggiava in paesi lontani, alla ricerca di sensazioni che avevo il terrore di non provare mai più. Non riuscivo neanche a comprendere come fosse possibile, ma ogni volta che mi accadeva qualcosa non potevo far altro che pensare "Se solo potessi raccontarlo a Michael.", "Se Michael lo vedesse morirebbe dal ridere." "Questo sarebbe piaciuto a Michael."
Sarah era sempre fuori con le sue amiche e io non facevo altro che guardare tv e abbuffarmi di gelato in attesa del suo ritorno, ad annotare sulla mia agenda tutto quello che avrei voluto dirgli, tutto quello che mi faceva pensare a lui.

«Hey Cloe! Mi presti i tuoi orecchini, i cerchi che hai comprato il mese scorso?» urlò dalla sua stanza.

«Sì, sono sulla scrivania da qualche parte.» risposi anche io gridando, tra una cucchiaiata e l'altra.

«Trovati!» mi confermò.

Poi mi raggiunse in soggiorno, infilando gli orecchini.

«Che ne pensi di questo top? L'ho comprato due giorni fa, come mi sta?» chiese agitata, mostrandomi un top bordeaux con le maniche trasparenti in pizzo, sfilando avanti e indietro per la stanza. La guardai a malapena.

«Ma perché tutta quest'ansia?!» roteai gli occhi. «Ti sta benissimo, come ogni cosa che indossi, comunque.»

Mi sorrise e mi lanciò un bacio con la mano, poi prese la borsa e uscì. Rimasta da sola, decisi di fare una sorpresa a Janet, sapevo che avrebbe passato la giornata in casa: mi avrebbe parlato dei suoi progetti e della sua ultima conquista, un perfetto modo per distrarmi.
Arrivai ad Hayvenhurst nel primo pomeriggio e dopo avermi offerto qualcosa da bere, ci sedemmo in veranda.

«Quindi? Tu e Sarah come state?»

«Dai bene, sono spesso sola visto che è sempre fuori con delle amiche dell'università ma... ce la caviamo!»

«Puoi venire a trovarmi quando vuoi, c'è sempre un sacco di gente qui, anche troppa.» ridacchiò.

«Perfetto, allora!» risi anche io.

Avvistammo una macchina fermarsi al cancello, poi Jermaine correre verso casa.

«Hey Janet! mi serve una giacca elegante, sai dove sono quelle di Mic-C-Cloe, ciao! Non sapevo fossi qui, c-come stai?» mi domandò guardandosi stranamente intorno, mentre si sistemava i bottoni della camicia.

•Falling In Love Wasn't My Plan•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora