Capitolo Secondo

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6 agosto, 18:37, Roma.
Si sta davvero bene qui, il tempo è mite e il paesaggio è bellissimo. Tuttavia, le ore sembrano già interminabili, non c'è molto da fare prima del weekend.
In compenso, Chiara è da ore che parla di questa festa che ci sarà proprio qui, in campagna. Dice che ci saranno tutti i ragazzi per cui ha una cotta e sembra aver già programmato come sfruttare ogni minuto al meglio. Mi chiedo come sia per loro rivedersi ogni estate, sin da quando son bambini. Qui la gente non cambia mai, sono sempre le stesse famiglie, di generazione in generazione.
Per un attimo, mi sentii un'intrusa. Infondo io non sarei dovuta essere qui, non è questo il posto a cui appartengo, pensai.

8 agosto, 18:46, Roma.
La gente del paese ha preparato tutto qui fuori. Il prato non sembra più un'enorme distesa vuota, è pieno di lucine e panchine in legno. Chiara ormai strilla da ore, affermando che se non trovasse proprio quella cosa lì che sta cercando, tutto andrebbe in fumo. Io e Vladimir siamo stesi sul suo letto ad osservarla.

Vladimir: "Guardala. Dimmi onestamente, non credi sia pazzesca?"

Annika: "Assolutamente. Credo che pur volendo non riuscirebbe a fermarsi. Dovremmo aiutarla?"

Vladimir: "Non ci pensare, si fermerà quando avrà finito di creare la sua opera d'arte... credo."

A quel punto anche io e lui decidemmo che fosse arrivata l'ora di prepararsi e, mentre Chiara spingeva il fratello fuori dalla stanza, iniziai a pensare a cosa avrei potuto indossare.
Non ero una grande fan del mio corpo, avevo un fisico nella media. Forse un po' smilzo per i canoni di oggi, ma non ne facevo un gran problema.
Cercavo piuttosto di farmelo andare bene, sapendo non mi sarebbe comunque mai servito a granché.
La scelta dell'abito ricadde su di un vestitino azzurro cielo, uno di quelli in cui mi sentivo tranquilla, nulla di esagerato. Pensai fosse l'occasione giusta per indossare i miei camperos in camoscio, acquistati poco tempo prima. Mi truccai e pettinai come facevo ogni giorno e trionfante di quel piccolo capolavoro che avevo fatto di me, capii che fosse il momento di trascinare fuori anche Chiara.

Eravamo lì da poco più di un'ora e avevo già stretto la mano ad una trentina di persone. Ovviamente, non ricordavo quasi nessuno dei loro nomi. La serata sembrava essere una noia. Anche Chiara sembrò rendersene conto e, prendendomi sotto braccio, si incamminò verso il banco dei drink.

Chiara: "Anni, te lo devo proprio dire: credo sia arrivato il momento di bere qualcosa."

Credevo non potesse dire cosa migliore, quindi le risposi con un gran sorriso, che sembrò rincuorarla.
Mentre riempivo il mio bicchiere sentii Chiara sussurrarmi qualcosa all'orecchio, presa da quello che sembrava essere un attacco di cuore.
Dietro di lei, in prospettiva, vidi un gruppo di ragazzi che doveva essere appena arrivato. Nulla di speciale, sembravano i tipici ragazzi di città a cui ero abituata. Impostati e profondi quanto una pozzanghera.
Vedendo correre Chiara dalle sue amiche, pronta ad avvisarle, decisi di allontanarmi anch'io. Raggiunsi Vladimir, che stava discutendo animatamente con quello che doveva essere un suo amico, seduto ad un tavolo in legno. Avvicinandomi potei accorgermi che la loro discussione fosse davvero priva di senso e che forse, avessero bevuto un po' troppo. Divertita, decisi di sedermi e ascoltarli.

POV Tancredi, 8 agosto, 22:58.
Ero a quella festa da quello che sembrava essere già troppo tempo. I miei amici erano i soliti di ogni anno e anche le ragazze non sembravano affatto diverse. Certo, qualcuna aveva sicuramente dato lo sviluppo e altre avevano scritto in faccia che quest'inverno si fossero date da fare. Tuttavia, sembrava ogni anno diventare tutto più noioso.
Sorrisi ad una battuta di un mio amico, ma fui colpito da una scia azzurrina che intravidi alle sue spalle .
Senza neanche accorgermene mi sporsi, rimanendo incantato. Era probabilmente la ragazza più in miniatura che avessi mai visto da queste parti, ma la cosa non sembrava affatto turbarla. Era in perfetta armonia con la cornice, sembrava fosse nata per essere in questo paesaggio. Ma giurai di non averla mai e poi mai vista qui, non avrei potuto confonderla con nessuna delle mie conoscenze. Sorrideva a quello che ricordai essere Vladimir Brialdi, figlio di una nota famiglia del vicinato. Incuriosito e senza rendermene conto, stavo avanzando verso di loro.
Grazie a Dio, Vladimir mi riconobbe subito, interrompendo la sua discussione per alzarsi.
Lo abbracciai velocemente, sentendo gli occhi della ragazza su di me. Fu lì che mi girai e la guardai dritto in faccia per la prima volta. Non sono mai stato un tipo timido, soprattutto negli ultimi anni. Ma quando mi guardò, giurai di sentirmi completamente nudo ai suoi occhi.
Fu forse per questo che non mi presentai neanche, rivolgendomi ancora a Vladimir con una scusa.

Tancredi: "Come stai? Hai superato l'anno a scuola o sei qui per punizione?" domandai scherzoso.

Vladimir: "Macché! Sono qui in vacanza, a godermi il paesaggio!" esultò biascicando, rivolgendosi verso il gruppo di ragazze che popolava la distesa d'erba.

Per nulla sorpreso, sorrisi alla sua affermazione.
In quel momento, arrivò come un tornado Chiara, la sorella di Vladimir. Immaginavo mi sarebbe saltata al collo, salutandomi animatamente come ogni anno. Era palese la sua cotta verso uno dei miei amici, Gianmarco, quindi ha sempre sfruttato ogni occasione nella quale fossi presente.
Questa volta però, non fu così. Infatti mi oltrepassò per rivolgersi alla ragazza alle mie spalle, ancora rannicchiata sulla panchina.

Chiara: "Ma che ci fai qui seduta? Vieni con me dai, stiamo andando a fare un gioco, non puoi non esserci. Così potrai conoscere tutti!"

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