•Passato•

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Prendo un respiro profondo e salgo in macchina appoggiando la testa al finestrino. "Io ti odio" chiudo gli occhi sentendo le parole di Emina e sospiro "Emina!" - "No! Non ho salutato la mia migliore amica! Non le ho detto che partivamo! E tutto perché lui non vuole neanche salutarla! Neanche la molla!" Mi arriva un pugno sul braccio ma non reagisco, sospiro ancora, per l'ennesima volta, creando un alone sul finestrino. "Mi ha anche cancellato il suo numero. Sei uno stronzo!" - "Emina smettila con queste parole!" Mamma si gira verso i posti posteriori e rivolge uno sguardo furibondo a Emina, che imperterrita mi lascia l'ennesimo pugno sul braccio. "Tutta colpa tua, perché sei un senza palle!" - "Emina, finiscila" papà ci lancia uno sguardo dallo specchietto retrovisore e poi riporta gli occhi sulla strada.

L'ho lasciata.
Sola, senza dirle niente.
Pensavo fosse più semplice così. Pensavo di non stare così male.
Invece no. Invece mi ritrovo con un buco nello stomaco, il cuore in gola e un macigno che grava sul mio intero corpo. Sospiro e mi passo la mano sul viso strofinandomi gli occhi, in un gesto che ormai ho imparato a fare con frequenza, quasi un tic, per tentare di smorzare questo malessere. Recupero il telefono dal comodino e me lo rigiro tra le mani prima di sbloccarlo e comporre il suo numero, senza però premere sulla cornetta.

Guardami negli occhi, e pensa solo a noi • Miralem Pjanic Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora