Ho ancora gli occhi chiusi quando sento le coperte spostarsi e dei piedini freddi appoggiarsi sulle mie gambe, e la testa sulla mia schiena, così mi giro e lo stringo a me, lasciandogli un bacio tra i capelli "Maman?" - "Dimmi" porta l'elefantino tra i nostri corpi e lo stringe "Ma tu e papà vi volete bene?" Spalanco gli occhi nel buio della mia camera e sospiro "Si" - "E perché non abita qui con noi?" Stringo gli occhi frustrata, non pronta a questa domanda, in realtà non pronta a tutta questa situazione che si è creata tra noi tre, e appoggio le mie labbra sulla sua fronte "Edin, è tardi, chiudi gli occhi e dormi, per questa volta puoi anche rimanere qui"
Mi sono rigirata nel letto fino ad ora, non ne posso più, da quando Edin mi ha posto quella domanda non sono riuscita a chiudere occhio, così mi alzo e mi preparo del te che inizio a bere seduta sul divano, fissando lo schermo della televisione spenta.Emina
Enis reclama tuo figlio, posso rapirlo per una giornata intera?
Appena si sveglia, gli chiedo cosa vuole fare
Tutto bene?
Si, tranquilla
Torino sta iniziando ad essere fredda, i nuvoloni che minacciano pioggia poi, rendono il mio umore ancora più nero e la mia voglia di vivere sotto ai piedi. Non ho mai pensato di avere qualcun altro nella mia vita oltre ad Edin, dopo Mira. Non ne ho mai sentito il bisogno, la necessità. Non solo perché appena venivano a sapere di Edin la maggior parte o se la dava a gambe o il rapporto si tramutava in una semplice amicizia, non erano pronti a fare i genitori. Come se qualcuno lo fosse. Non lo sono, tutt'ora io, non lo è neanche chi cerca un figlio, perché alla fine non è mai come te lo aspetti. Ma anche perché io non sono mai andata in cerca di nessuno che mi potesse stare accanto durante la crescita di Edin. Eravamo solo io e lui, finché non è tornato Miralem e gli equilibri sono cambiati, sempre se ne sono rimasti. Mi sembra di camminare sulle uova dentro una cristalleria, ed io sono un elefante. Faccio un respiro profondo e sistemo la tenda, per poi recuperare il telefono e comporre il numero di papà.
"Che succede piccola?" - "Edin mi ha chiesto perché se io e Mira ci vogliamo bene, lui non viva qui" mi rannicchio sul divano e tiro su di me la coperta di pile grigia "Dani, vuole vedervi assieme, non puoi fargliene una colpa" - "Lo so, ma" sospiro e guardo il soffitto "Probabilmente se non ci fosse Edin, gli sarei saltata addosso la prima volta che l'ho visto, certo dopo avergli urlato addosso.." lo sento ridere dall'altra parte del telefono "Dani, amore, nella tua vita hai lasciato entrare lui soltanto, poi è entrato Edin, che è comunque parte di lui. Non hai avuto nessun altro. Nessuno che io sappia almeno.." - "Nessuno" prende un respiro e probabilmente si sta stringendo tra il pollice e l'indice il ponte del naso "Neanche un bacio?" - "No" chiudo gli occhi negando l'evidenza, almeno a me stessa "Niente di niente quindi" - "Si" - "Dani, pensa a questo. Nessun altro oltre a lui. Ora io non so lui cos'abbia fatto, se ora ha qualcuno, ma dovete parlarne, non solo per voi, ma anche e soprattutto per vostro figlio. Se un giorno tornerete assieme nessuno potrà più scappare" giro la testa verso l'entrata del salotto e vedo Edin arrivare "Le ciabatte?" Si fionda sul divano e mi guarda "Papà?" Scuoto la testa "Il nonno" allunga una mano verso di me e gli passo il telefono."Emina mi ha chiesto se vuoi andare da lei per giocare con Enis, ti va?" Annuisce mentre continua a colorare il foglio che ha davanti "Ma guarda la partita di papà?" Alza lo sguardo su di me mentre io sospiro alzando le spalle "Non lo so, chiedo?" Annuisce di nuovo, così recupero il telefono e me lo metto all'orecchio "Edin ha una condizione da porti" - "Vuole vedere la partita di Mira?" Ruoto gli occhi al occhi al cielo "Esatto" - "Ovvio che la vediamo! Rimani a pranzo anche tu?" Butto un occhio verso i fogli sparsi sul tavolo "Devo lavorare, posso portarti ora Edin? Sei da Miralem, no?" - "Si, siamo qui. Ma sicura?" - "Tranquilla. Chiamo un taxi e arriviamo"
"Edin, vai a metterti le scarpe? Ti porto da Enis" scende dalla sedia, fa qualche passo e poi torna a girarsi verso di me "Ma guardano la partita?" Sorrido scuotendo la testa "Si, Edin, la guardano" - "Allora andiamo"
Sono ancora con la schiena curva sul tavolo della cucina, mentre tento di finire e di portarmi avanti con il lavoro con scarsi risultati, mi sembra di essere tornata, ormai, anni luce indietro, quando tentavo di studiare ma ero costantemente distratta da Miralem. Sospiro frustrata e mi strofino gli occhi a quel pensiero, mi rigiro una penna tra le dita e guardo verso la parete dove c'è una foto mia e di Edin stampata su tela, una delle prime volte in cui l'ho davvero visto, dove l'ho riconosciuto come mio figlio. Prendo un respiro profondo, devo andare avanti, anche se questo futuro mi riserverà molti pezzi di passato.Miralem
Sto tornando ora dalla partita, usciamo a cena?
Guarda che Edin è con tua sorella
Lo so
Intendi io e te?
Si
Perché?
Danielle è una cena. Si o no?
Ok
Apro l'armadio e inizio a fissare i capi appesi, per poi sedermi sul letto e sospirare.
Perché mi ha invitato a cena.
Perché gli ho detto si.
Merda.
"Due volte in una giornata, che succede?" - "Mi ha invitata a cena, ma non c'è Edin, cioè è con sua sorella e lui lo sa" tiro fuori un vestito che scarto subito "Quindi?" - "Io non voglio" prendo un jeans che cade a terra e lo lascio lì "Perché sei così in ansia?" - "Perché gli ho detto si" sbuffo e mi tolgo i capelli dal viso "Ma se non vuoi, perché gli hai detto di sì?"
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Guardami negli occhi, e pensa solo a noi • Miralem Pjanic
FanfictionNon è mai stata rose e fiori tra Miralem e Danielle. Lo sa bene lui che, quando ha iniziato a giocare come calciatore professionista ha lasciato Lussemburgo e anche la sua ragazza senza una spiegazione e lo sa anche Danielle che ogni mattina, da qua...