❛San Paolo❜

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Mugugnai nel sonno, arrotolandomi su me stesso e trascinando il lenzuolo con me, giungendo così ad una posizione ancora più scomoda.
Sbuffai, portando la testa sotto il cuscino, sperando di poter annullare il rumore delle gocce di pioggia che s'infrangevano sui vetri.
Cercai di liberarmi dall'ingarbuglio in cui ero rimasto intrappolato, ma un improvviso tuono mi fece alzare la testa di soprassalto, spaventandomi.

Mi portai una mano al cuore e chiusi gli occhi, respirando profondamente:
«Su, Jungkook, riprenditi, è stato solo un tuon-»

Un altro boato rimbombò nel buio della notte, facendomi saltare un'altra volta e portandomi seduto con il cuscino tra le braccia.

Passarono alcuni secondi, prima che la mia voce iniziasse a cercare di convincere anche il mio cervello a non temere quei rumori più che naturali:
«Jungkook, sappiamo tutti che sei debole d'animo, ma, per favore, non puoi aver paura dei tuoni, cavolo!»

E come se il cielo si stesse facendo beffe di me, scagliò un lampo accompagnato da un altro boato.

Mi alzai dal letto alla rinfusa, abbracciando il cuscino ed inciampando più volte nel lenzuolo ancorato alle mie caviglie, correndo verso la porta.
Un tuono mi ringhiò contro, ordinandomi di tornare a letto, mentre la mia mano cercava frettolosamente la maniglia di quella dannata porta.

«Credi di farmi paura?» bisbigliavo intanto, sotto il ticchettio fragoroso della pioggia «I-io n-non h-ho p-» trovai la maniglia e aprii la porta con prepotenza, richiudendomela alle spalle e nascondendomi dall'ennesimo tuono.

Strinsi il pugno sul mio petto, costringendomi ad alzare le palpebre e capire dove dover andare, ma tutto quello che riuscivo a vedere era buio, un rumoroso buio.

«Perdiana... che cosa dovrei fare adesso?» mormorai, aggrappandomi al cuscino «Namjoon e Raffaello staranno sicuramente dormendo, non posso-» un rumore sordo mi interruppe «AAAAAAAH! NAMJOOON, NAMJOON, NAMJOON! PORCA DI QUELLA MISERIACCIA, NAMJOON VIENIMI A SALVARE» cominciai a gridare, correndo nella direzione opposta a quel fracasso che si stava avvicinando, quasi confondendosi con i battiti impazziti del mio cuore.

«MA PERCHÉ URLI, CITRULLO?!» mi sgridò una voce a me familiare, che arrivava proprio da dove giungeva il rumore.

«CITRULLO??? A ME, CITRULLO?? AMMASSO DI FERRAGLIA CHE NON SEI ALTRO, FATTI AVANTI E TI FACCIO VEDERE IO CHI È IL CITRULLO QUA!» replicai, fermandomi in mezzo al corridoio e lasciando cadere il cuscino, arrotolandomi invece le maniche e preparandomi a difendere il mio titolo.

"Come può dare del citrullo a me che mi sono fatto in quattro pur di ottenere la laurea e diventare dottore?! Come osa?!" pensai spontaneamente, furioso.

"Aspetta, cosa?" sussurrò una vocina confusa nella mia testa, ma non ebbi tempo di approfondire che la luce delle lampade mi attaccò le retine, portandomi a chiudere gli occhi istantaneamente.

Quando mi adattai al cambio di luce, notai il corpo di Raffaello dietro ad una valanga di pentole di forma e colore diversi, che cercava di portare con cautela verso la scalinata.

«Oh, Raffaello» abbassai i pugni, avvicinandomi per dargli una mano.

«Sì, zucca vuota, sono Raffaello e sto per morire sotto le pentole e tu poi ti metti ad urlare nel bel mezzo della notte e, porca di quella miseria, giuro sulla Vergine Maria che stavo per avere un infarto» blaterò.

«Aspetta, lascia che ti aiuti!»

«Meretrice tua mamma e tua sorella, prima mi urli contro e adesso fai il carino? Ti stai prendendo gioco di me, testa di cocco?»

COR EX LAPIDE┃namkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora