«Signorino Jeon...» una mano mi prese la spalla, cominciando a scuoterla gentilmente «Signorino Jeon, si deve svegliare..»
«...Joonie?» borbottai, stringendo le palpebre e rigirandomi tra le lenzuola.
Sentii uno sbuffo, prima che un cuscino in pieno volto mi facesse urlare un «MA CHE-!» frustrato. Aprii immediatamente gli occhi, alzando la testa per capire chi mi stesse recando così tanto disturbo.
«Volevo essere gentile, ma con quella testa di cocco che ti ritrovi proprio non ce la faccio» sospirò Raffaello, il sorriso nascosto dal tono drammatico, mentre se ne stava ai piedi del letto a braccia conserte «Il sole è alto nel cielo già da un pezzo: è ora di alzarsi, gran ghiro»
Grugnii, indolenzito dal risveglio indesiderato, e lasciai ricadere la testa sul morbido cuscino.
«Namjoon dov'è?» sussurrai, non proprio sicuro di poterlo chiedere. Ricordavo di essermi addormentato sul suo petto -che era tutt'altra cosa rispetto a quel duro materasso- e di aver creduto che ci saremmo svegliati l'uno accanto all'altro.
«È andato a fare una passeggiata» Raffaello alzò le spalle, come a dire che gli dispiaceva, ma non ne poteva niente.
Roteai gli occhi, sbuffando sonoramente. Ormai era una cosa ovvia, no? Se Namjoon mancava, allora era andato a fare una passeggiata.
Non poteva aspettare di svegliarsi insieme a me, prima di andare a camminare chissà dove, no. Probabilmente ero l'unico che voleva che ci coccolassimo un po', prima di lasciare il letto.Sospirai, mentre una sensazione di bruciore si insinuava nel mio stomaco, le mani già strette a pugno sopra le lenzuola.
«Non darti tanta pena, Jungkook» mi richiamò Raffaello, avvicinandosi e rivolgendomi un piccolo sorriso «Non può saltare le sue passeggiate, non è colpa sua»
«Davvero?» alzai un sopracciglio, sperando di poter ottenere un'ulteriore spiegazione, ma il servitore si limitò ad annuire, porgendomi la mano cortesemente.
Sospirai ancora, scuotendo la testa per scacciare quell'ammasso di voci che aveva cominciato a discutere nel mio cervello, e mi alzai dal letto, accettando l'aiuto di Raffaello stirando le labbra.
«Fatti una doccia fredda e cambiati» mi indicò i vestiti ben ripiegati sul comodino, lasciandomi la mano e fermandosi dall'uscire dalla stanza per aggiungere con una smorfia «Voi sporcaccioni siete tornati dalla spiaggia senza neanche lavarvi»
«Parli come se fossi ancora vivo» ridacchiai, sapendo bene che sulla mia pelle non era rimasta traccia di salsedine ed il peggio che potevo trovare erano dei granelli di sabbia.
«Va' a lavarti, prima che io vomiti qui davanti a te» minacciò dal corridoio «Non metterci troppo, sennò salti la colazione!»
Annuii, adocchiando i vestiti e notando un altro hanbok, color terra.
Mi affrettai a prendere l'asciugamano che Raffaello aveva posato accanto al cambio, sentendo lo stomaco borbottare, ed entrai nel piccolo bagno di cui la mia stanza disponeva.Sorrisi istintivamente, una volta chiusa la porta alle mie spalle, sentendomi abbracciato dal calore che le pareti emanavano.
Le mattonelle erano disposte in modo apparentemente disordinato, dando la strana sensazione di trovarsi di fronte delle pietre, lisce al tatto.
Posai l'asciugamano su una delle mensole che decoravano i lati dello specchio, insieme alle piante contro cui le mie dita si scontrarono più volte.
Pareva quasi d'essere nel bagno privato di Madre Natura.Sorrisi al pensiero, mentre lo sguardo mi cadeva sul mio riflesso, scivolando fino ai segni che Namjoon mi aveva lasciato. Le mie guance quasi esplosero, rosse e svettanti sul mio viso. Nemmeno ci pensai, quando le dita volarono delicatamente sopra quelle impronte, nella speranza di sentire di nuovo il sapore delle sue labbra.
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COR EX LAPIDE┃namkook
FanfictionKim Namjoon, il predatore di sculture. Jeon Jungkook, il capolavoro mancante.