.colpo di fulmine~2yeon.

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LA CASA DEGLI SPIRITI : Isabel Allende

info: la storia è ambientata nella prima metà del 1900

È passato più di mezzo secolo, ma ancora ho impresso nella memoria il momento preciso in cui lei, entrò nella mia vita, come un angelo distratto che passando mi rubò l'anima.

Camminava con la Nana e un'altra creatura, probabilmente una sorella minore.
Credo che indossasse un vestito lilla, ma non ne sono sicura, perché era così bella, che se anche avesse avuto addosso una cappa di ermellino, avrei potuto guardare solo il suo volto.

Normalmente non casco ai piedi delle donne, ma avrei dovuto essere una cretina per non notare quell'apparizione che passando provocava un tumulto e rallentava il traffico, con quell'incredibile capigliatura castana che le incorniciava il volto come un cappello fantastico, il suo incedere da fata e quella maniera di muoversi come se stesse volando.
Mi passò davanti senza vedermi ed entrò nella pasticceria della piazza.
Rimasi in strada, stupefatta, mentre lei comprava caramelle  all'anice, sciogliendole una a una, con la sua risata squillante come un sonaglio; mettendosene una in bocca e dandone un'altra alla sorella.
Non fui l'unica a essere ipnotizzato, in pochi minuti si era formato un campanello di uomini che sbirciavano attraverso la vetrina.
Allora reagii.

Non mi passò nemmeno per la testa che ero molto lontana dall'essere il pretendente ideale per quella giovane celestiale, dato che non avevo mezzi, ero tutt'altro che una bella ragazza e soprattutto ero una ragazza.

Nemmeno la conoscevo! Ma ero abbagliata e decisi proprio in quel momento che era l'unica persona degna di sposarsi con me e se non avessi potuto ottenerla, avrei preferito il celibato.

Le andai dietro per tutto il tragitto di ritorno a casa.
Salii sul suo stesso tram e mi sedetti dietro di lei, senza poter distogliere lo sguardo dalla sua nuca perfetta, dal suo collo tondo, dalle sue spalle tenere accarezzate dai riccioli castani che sfuggivano dalla sua acconciatura.

Non sentivo le scosse del tram perché mi muovevo come in sogno.

Improvvisamente scivolò nel corridoio, e passandomi accanto le sue stupefacenti pupille d'oro si fermarono un istante sulle mie.

Per un attimo fui come morta.
Non potevo respirare e il battito del mio cuore si arrestò.

Quando recuperai la padronanza di me stessa, dovetti balzare sul marciapiedi, a rischio di rompermi qualche osso, e correre in direzione della strada che lei aveva preso.

Indovinai dove abitava quando scorsi una macchia color lilla che svaniva dietro un portone.

Da quel giorno montai la guardia davanti a casa sua, passeggiando lungo l'isolato come un cane randagio, spiando, facendomi amico il giardiniere, facendo parlare le donne di servizio, finché non riuscii a parlare con la Nana e lei, santa donna, ebbe compassione di me e accettò di farle avere i biglietti d'amore, i fiori, le innumerevoli scatole di caramelle all'anice con cui cercavo di conquistare il suo cuore.

Le mandavo anche degli acrostici.
Non so scrivere versi, ma c'era un libraio spagnolo che era un genio in fatto di rima, al quale ordinavo di comporre poesie, canzoni, qualsiasi cosa la cui materia prima fosse inchiostro e carta.

Mia sorella Seungyeon mi aiutò ad avvicinarmi alla famiglia Im, scoprendo remote parentele tra i nostri cognomi, e cercando occasioni per salutarci all'uscita dalla messa.

Fu così che riuscii a far visita a Nayeon.

Il giorno che entrai in casa sua, e l'ebbi alla portata della mia voce, non mi venne in mente nulla da dirle.
Rimasi muta con il cappello in mano e la bocca aperta, finché i suoi genitori, che conoscevano quei sintomi, non mi tolsero d'impiccio.

Non so cosa avesse potuto vedere lei in me, e neppure perché, ma con il passare del tempo mi accettò come sposa.

Riuscii ad essere la sua fidanzata ufficiale senza compiere alcuna prodezza soprannaturale, perché, nonostante la sua bellezza sovrumana e le sue innumerevoli virtù, Nayeon non aveva pretendenti.
Sua madre mi fornì la spiegazione: disse che nessun uomo si sentiva abbastanza forte da passare la vita a difenderla dalle bramosie degli altri.
Molti le avevano gironzolato intorno, perdendo la ragione per lei, ma finché io non ero apparsa all'orizzonte nessuno si era ancora deciso.
La sua bellezza intimoriva, per questo l'ammiravano da lontano, senza avvicinarsi.

Io non ci avevo ancora pensato, a dire il vero.
Il mio problema era che non avevo un soldo, ma mi sentivo capace, per l'amore che provavo nei suoi confronti, di trasformarmi in una donna ricca.

Mi guardai intorno cercando una via veloce, ai limiti dell'onestà in cui ero stata educata, e vidi che per riuscire avevo bisogno di protettori, di studi speciali o di un capitale.
Non era sufficiente avere un nome rispettabile.
Credo che, se avessi avuto denaro per cominciare, avrei giocato tutto ciò che avevo, ma poiché questo non era il mio caso dovetti pensare a lavorare in qualcosa che, seppure rischiosa, avrebbe potuto farmi fare fortuna.

Le miniere d'oro e d'argento erano la fortuna degli avventurieri: potevano farli sprofondare nella miseria, ammazzarli di tubercolosi o trasformarli in uomini potenti.
Era questione di fortuna.
Ottenni la concessione di una miniera del Nord con l'aiuto del prestigio del cognome di mia madre che servì affinché la banca mi concedesse un prestito.

Feci il fermo proposito di cavarne fino all'ultimo grammo del prezioso metallo, anche se avessi dovuto spremere la montagna con le mie stesse mani e triturare le rocce a pedate.

Per lei ero disposta a questo e a molto di più.

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⏰ Last updated: Jan 12, 2020 ⏰

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2yeon; michaeng; dahmo osWhere stories live. Discover now