21. Boku no ai, mata aimashō

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Amore mio, arrivederci per ora

Katsuki pov's

«Ti preeeegooo, non sto dicendo che non devi avercela con me, anzi ne hai tutto il diritto, ma puoi perdonami?  Sono giorni che mi tieni il muso!»

Lancio al mio migliore amico un'occhiata assassina! Come si permette di chiedermi di perdonarlo!  Era un piano del cavolo, che aveva meno dello 0% di probabilità di riuscita, ce la stavo per fare e lui mi ha interrotto! Per non parlare del fatto che quando io l'avevo fatto a lui,  mi aveva evitato per un mese intero, io almeno con lui ci parlo e lo guardo in faccia! Continuo a guardarlo male fino a che non sospira rassegnato. 

«Sentimi, fa come vuoi; però, se vuoi la mia opinione, (di cui non ti fregherà nulla, già lo so) tenermi il muso così non serve a nulla. Almeno fallo bene, cazzo! Non filarmi proprio!»

«Lo sai che credo proprio che seguirò il tuo consiglio? Ci si vede tra quindici giorni! »

Gli rispondo io allontanandomi.

«Ehi, almeno spiegami se è per la battuta oscena o per la storia del piano inutile!»

Mi urla

«Entrambe!»

Gli urlo di rimando. A passo spedito comincio ad avviarmi verso la biblioteca per andare a studiare qualcosa e ad aspettare quei due pseudo-cupidi (che fanno più disastri di quanti non ne risolvano). Mi siedo su una poltroncina e prendo dallo zaino un quaderno ad anelli e comincio a leggere gli appunti di oggi.  Fortuna che la biblioteca universitaria è aperta anche quando i corsi sono finiti; nonostante sia molto meno frequentata di quando c'è lezione.

Passa un'ora buona e dei due scemi neanche l'ombra.  Ma si può sapere che cos'hanno da fare di così urgente da arrivare con più di un'ora e un quarto di ritardo? (Senza tenere conto del mio ritardo volontario, perché volevo farli aspettare, ma a pensarci bene è stato meglio così.) 
Finalmente, dopo un'altra ora, i due arrivano e si parano davanti a me

«Embè? Come mai tanto ritardo?»

«Se ti dicessi che è colpa del treno non mi crederesti vero? (N.A. Poveri Giapponesi loro non possono capire!)»

«No.»

Rispondo secco alla battuta della castana, buon tentativo, ma non sai in quanti me l'hanno già fatto

«Quindi?»

Riprovo io. E ancora una volta faccia tonda tenta di fare la spiritosa rispondendomi:

«Segreto~<3»

Alzo un sopracciglio e guardo il termosifone inutile, il quale mi risponde sinceramente:

«Avevamo caldo, volevamo fermarci a prendere un gelato nella nuova gelateria, ma poi ci siamo messi a discutere se dovevamo venirci con te o meno; quindi sì, abbiamo perso più di due ore su una conversazione totalmente inutile e, per la cronaca, il gelato non l'abbiamo nemmeno preso.»

«Per cui ci andiamo ora! Quindi alza il culo da quella poltroncina che si va in gelateria!»

Risponde la castana, non che la cosa mi dispiaccia. Faccio come mi hanno ordinato e mi alzo dalla comoda poltrona, ora anche calda, troppo calda e seguo i due ormai migliori amici che camminano davanti a me. 

Arriviamo in gelateria, è molto vicina, per fortuna. Entriamo e ci mettiamo alla cassa, ordino e intanto comincio a tirare fuori il portafoglio quando la castana blocca la mia mano con la sua e mi dice:

«Offro io»

La guardo scettica ma lei sostiene il mio sguardo con fermezza, perciò rimetto in tasca i soldi e quando la commessa mi porge il gelato lo prendo senza fare storie. Ed effettivamente (N.A. Mi prendo questa piccola licenza poetica anche se non dovrei)  la castana paga per tutti e tre. Chissà perché.
Usciamo e cominciamo a girare per le vie di Tokyo. Finiti i gelati ci fermiamo nel parco e ci sediamo su una panchina.

«Quindi che si fa?»

Chiedo io. Sinceramente oramai non so più che pesci pigliare. Todoroki sospira e Uraraka-san si lascia cadere sullo schienale in legno. Evidentemente non sanno neanche loro come possiamo riuscire a risolvere questa situazione di stallo. A volte mi chiedo se tutto non si possa fermare con una semplice dichiarazione d'amore. Una di quelle cose surclassatissime e noiosissime.  Quando le vedo nei film vorrei solo cavarmi gli occhi e tagliarmi le orecchie. Mentre gli altri due pensano a una soluzione (è il loro compito non mio ( anche se io sono uno dei diretti interessati, ma ciò non mi importa)) io mi godo la leggera brezza estiva che mi accarezza il volto e mi scompiglia leggermente i capelli già arruffati di loro. Chiudo gli occhi e immagino a tanti scenari per poter passare il tempo di queste belle giornate con il ragazzo che amo (blah, mi vien da vomitare a pensare che sono diventato così mielenso, da oggi in poi sono vietate frasi sdolcinate!). Quando riapro gli occhi, appoggio i gomiti sulle ginocchia e mi volto verso gli altri due. Che stranamente non ci sono e mi hanno abbandonato qui! Maledetti bastardi! Quando tornano mi sentiranno, eccome se mi sentiranno! Sto per alzarmi quando sento una voce dietro di me che mi fa sobbalzare. Non me lo aspettavo affatto. Mi volto di scatto e vedo Deku intento a guardarmi. Nei suoi occhi c'è una luce nuova, più brillante, ma... Anche più sinistra. Un po' mi mette in allerta, ma soprattutto mi eccita. Lo guardo negli occhi. Il "è così bello" o il "mi perdo nei suoi occhi verdi" ve lo scordate siamo nell'epoca dei cambiamenti climatici, ci vuole qualcosa di nuovo per cui mi perdo nei suoi piedi dentro le scarpe da ginnastica (che non trovo perché sono sotto la panchina). Quando mi vede con gli occhi per terra il verde mi chiama per chiedermi cosa c'è. Gli borbotto in risposta un "niente" che vuole suonare seccato, ma al mio tentativo completamente fallito lui si mette a ridacchiare.

«Sai, volevo parlarti di una cosa.»

Mi dice lui. Ed è (N.A. Scusatemi per anche questa licenza poetica bon consentita) qui che prendo la mia decisione.

«Anche io.»

Gli rispondo

«Ah, perfetto. Se non ti spiace però possiamo parlarne mentre rincasiamo? Sai si sta facendo sera.»

Mi chiede.

«Sì, nessun problema.»

Rispondo.

Cominciamo ad avviarci l'uno vicino all'altro. Mentre camminiamo le vie sono ancora molto affilate, ma la mia occasione si presenta ad un passaggio pedonale in una via secondaria. Nei dintorni non c'è nessuno. È la mia occasione!

«Senti Deku volevo dirti che... Io... Ecco... Tu, MI PIACI!»

Izuku pov's

«Senti Deku volevo dirti che... Io... Ecco... Tu, MI PIACI!»

A sentire quelle parole mi si stringe il cuore, una paura cieca mi assale e indietreggio, cerco di scappare dai miei sentimenti così orrendi e malvagi. Indietreggio fino ad arrivare in mezzo alla strada. Mi giro per vedere dove sono, le uniche cose che vedo sono: il semaforo rosso, due enormi fanali che si avvicinano pericolosamente a me e la mano di Kacchan protesa verso di me mentre urla disperatamente il mio nome. Chiudo gli occhi e aspetto l'impatto.  Subito dopo:

Il buio

Demone😈autrice

Allora? Piaciuto il capitolo? Devo dire che mentre stavo scrivendo il fatto e la consapevolezza di dover scrivere questa parte finale mi stavano uccidendo, in parte di ansia in parte mi volevo mettere a piangere. Ovviamanete anche io come tutti voi tengo a questi personaggi e perderli (anche in storie orrende come la mia che vince i premi per questo) è sempre un duro colpo. La storia non è finita e com già spoilerato questo è soli uno degli avvenimenti davvero importanti della storia, ma non ci dico altro e, come farebbe il buon Katsuki, vi lascio con l'ansia di sapere come se la passa il nostro protagonista preferito e il suo futuri marito. 

Katsuki Love Deku// Yaoi // BakuDeku-KatsuDekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora