4. Dare e ricevere

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Marcus è davanti a me, con in mano una birra e con l'altra il cavatappi, che immagino abbia cercato fino ad ora.
Il suo corpo trasmette una tale rigidità da farmi gelare le vene.
"Ho s-sentito dei rumori e ho voluto controllare" mi giustifico posando a terra la lampada.
Marcus accende la luce, rivelando il suo volto corrucciato.
Sposto lo sguardo a terra notando la presenza di pezzi di vetro sparsi per il pavimento inzuppato di birra, deve essergli caduta, ora capisco quel rumore.
"Cosa volevi fare? Uccidermi per caso?" Chiede avvicinandosi a passo sicuro.
"Pensavo che fosse entrato un ladro, non c'è bisogno di essere melodrammatici" dico alterata.
"Beh hai pensato male,ragazzina" dice sorseggiando la birra.
È a un passo da me, e lentamente comincia a percorrere con gli occhi il mio corpo.
Questo suo gesto mi provoca dei brividi inaspettati, ma soprattutto fastidiosi poiché causati da lui.
Ma poi un sogghigno esce dalle sue labbra, e la mia rabbia sale alle stelle, che ci sarà mai tanto di divertente?
"Carino, te lo ha comprato tua nonna?" continua a sogghignare guardando il mio pigiama con disegnato un unicorno.
"Innanzitutto smettila di chiamarmi ragazzina, e smettila di prendere in giro il mio pigiama se non vuoi che quella birra ti vada di traverso!" Esclamo irritata.
"E poi sarei io quello melodrammatico" dice mentre si allontana per andare a prendere un straccio per pulire il casino che ha combinato.
Lascio la stanza già stanca di questa conversazione, quando all'improvviso lo sento imprecare, decido di ritornare indietro per controllare.

Lo trovo nel tentativo di abbassarsi per pulire, ma qualcosa glielo impedisce, dalla sua faccia corrucciata immagino che deve provare una sorte di dolore.
Si massaggia l'addome, per poi alzare la maglietta controllando i suoi addominali al dir poco perfetti, facendomi mancare il fiato, ma allo stesso tempo sgranare gli occhi per la quantità di lividi che ci sono in essi.
Senza neanche rendermene conto mi avvicino lentamente, finché la sua voce non mi blocca.
"Cosa hai da guardare?" Chiede brusco.
"Ho dimenticato la lampada" mento per poi riprendermela.
Chissà cosa gli sarà capitato, forse qualcuno lo avrà preso a pugni in una rissa?  Nonostante la sua faccia inerme.
Ma poi ripenso la conversazione avvenuta a cena con gli altri, e ai giri illegali di cui dovrebbe far parte.
Sono tentata ad aiutarlo, ma decido di ritornare sui miei passi, rendendomi conto che se si trova in questa condizione è per colpa del tipo di vita che fa, ma soprattutto mi rendo conto che il mio aiuto è l'ultima cosa che si meriterebbe.
So che dovrei evitare di giudicarlo senza conoscerlo veramente, poiché cioè andrebbe contro la mia morale, ma lui me lo rende terribilmente difficile

Ma un altro gemito di sforzo da parte sua mi ferma nuovamente, facendomi sentire una calamita incapace di respingere l'altra opposta a me.
Allie lascia stare non merita il tuo aiuto, cerca di convincermi il mio inconscio, ma non lo ascolto.
Lo raggiungo lentamente per poi prendergli lo straccio dalle mani e cominciare a pulire il casino che ha combinato, attenta a non farmi male con qualche pezzo di vetro.
"Che cosa stai facendo?" Chiede curioso.
"Non sono una stronza come te, quindi ti aiuto"
Mi aspetto una sua risposta di replica a questa mia affermazione, ma al contrario cala il silenzio.
Alzo la testa per capire il perché di questa quiete, quando scorgo i suoi occhi guardarmi in un modo che nemmeno io riesco a definire, ma una cosa è certa, sto andando letteralmente al fuoco e le mie guance lo dimostrano, ed è tutta colpa di quei occhi.
Distolgo subito lo sguardo per paura di potermi incendiare da un momento all'altro.

Raccolgo gli ultimi frammenti di vetro per poi buttarli nel cestino, circondata da un continuo silenzio ed il suo sguardo puntato addosso.
Mi rialzo intenta ad andare a dormire una volta per tutte, poiché domani all'università ci sarà l'orientamento matricole e ho bisogno di qualche ora in più di sonno se non voglio presentarmi in veste di zombie.

"Rimani comunque una ragazzina" dice in modo calmo mentre sto per varcare il corridoio che porta alle stanze da letto.
Rimango sorpresa dal suo tono di voce, diverso da quello usato fin ora.
Non sono sicura del perché alla fine abbia deciso di aiutarlo, probabilmente voglio impedire che un evento tragico nella vita mi faccia diventare quella che non sono.
Durante il liceo feci molte amicizie e questo mi creò una certa notorietà nella mia vecchia scuola, mia madre ritenne che la cosa che  più colpì di me alle persone fosse il mio lato altruista.
Alzo il dito medio per poi riprendere i miei passi verso il mondo dei sogni, ma che nel mio caso chiamati incubi, credo che avrò bisogno di un sonnifero.

Niente è come sembraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora