Wherever you are is the place i belong.

1.4K 90 20
                                    

-I will never change me and you-

 

“Harry” borbotto con la voce ancora arrochita dal sonno che mi sta lentamente abbandonando.

Il ragazzo al mio fianco mugugna contrariato, spingendo via la mano che avevo precedentemente sistemato sulla sua schiena nuda.

Sto quasi per voltarmi totalmente nella sua direzione, quando il vibrare del mio telefono mi costringe ad allungarmi verso il piccolo comodino composto essenzialmente da una pila di libri di Bukowski sistemati uno sopra l’altro, una delle fisse di design Hipster di Harry.

“Pronto?” domando sistemandomi a sedere sul letto sfatto, tentando di coprire almeno in parte la mia figura completamente nuda.

“Quando?” domando atono, il buon umore datomi dall’essermi svegliato di fianco a Harry, completamente scomparso.

“Ok” continuo annuendo al nulla, mentre osservo il mobile vintage che Harry ha raccattato in un mercatino delle pulci durante il suo ultimo viaggio a Los Angeles.

Chiudo la chiamata spegnendo del tutto il telefono. Non mi va proprio di ricevere altre telefonate come questa.

Mi volto in direzione del bellissimo ragazzo che riposa placido al mio fianco, disteso sui suoi addominali, perché no, il mio Harry non ha un solo filo di pancetta.

Bei tempi quelli di X-Factor, quando il mio piccolo Harold era appena un sedicenne nel fiore dell’adolescenza, con le curve ancora morbide e i ricci indomabili a ricadergli sulla fronte cosparsa qua e là da piccoli brufoletti.

Passavo ore intere a mordergli i fianchi tondi e burrosi, totalmente contrario alle sue lamentele.

*

“Louis!”

Non avevo risposto, troppo impegnato a lasciare l’ennesimo morso su quei fianchi che mi avrebbero fatto morire di lussuria un giorno o l’altro.

“Smettila ti prego!” aveva supplicato il riccio, coprendosi la faccia con entrambe le mani, già più grandi delle mie.

Avevo negato con il capo, rituffandomi immediatamente su quella pelle morbida e profumata, marchiata solamente dai segni che ero solito lasciargli a giorni alterni.

Adoravo mordere e succhiare la sua pelle nivea, inviolata, fedele solo alle mie labbra. Era un modo per marcare il mio possesso su di lui, un modo per fargli comprendere quanto amassi le sue forme, che ai suoi occhi apparivano così sbagliate, mentre di sbagliato c’era solo il pregiudizio che gli altri gli avevano inculcato nella testa, ancora troppo ingenua e pura, per comprendere che quelle forme morbide, non erano motivo di vergogna, ma di orgoglio, ed io, a mio modo, tentavo di farglielo comprendere, amando e venerando quella parte di lui ogni giorno.

“Smettila ti prego, sai che odio i miei fianchi, sono così grassi” aveva sussurrato, mentre sul suo viso si andava a formare un broncio triste.

Non avevo esitato a baciargli le labbra, tirando appena il suo labbro inferiore, leccandolo poi per lenire il dolore causato dal mio morso.

“Smettila” avevo proferito serio fissando i miei occhi color ghiaccio dentro quelle gemme preziose che nascondevano al loro interno il nostro segreto, il nostro amore.

Mi aveva guardato con sguardo triste, forse appena impaurito dal tono che avevo utilizzato.

Era così, Harry, piccolo e fragile. Ed io lo sapevo, per questo non sopportavo che le persone gli facessero pesare il fatto di essere ancora morbido in punti che un domani sarebbero stati scolpiti come in una statua di marmo. Era piccolo il mio Harry, e le parole ferivano più di ogni altra cosa. Lo sapevo, perché c’ero io con lui la notte, dopo le esibizioni in studio, a sorreggerlo e confortarlo quando uno dei giudici reputava la nostra performance non del tutto coinvolgente, o quando la paura di non far arrivare la passione, che ci spingeva a salire su quel palco e metterci in gioco, a casa attraverso lo schermo.

I will never change me and youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora