Forse per vivere non serve un sorriso

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Caro Mattia,


Forse per vivere non serve un sorriso. Forse si può vivere nel caos. Basta trovare il proprio ordine nel disordine. Ero convinta di ciò prima di incontrarlo. Prima di incontrare quel buco. Quella voragine che senza avvertirti ti prende e ti porta giù. Non hai il tempo di fare domande. Non hai il tempo per decidere cosa portare, chi tirare giù con te. Perché non puoi scendere da solo. Questa è l'unica certezza. La voragine non ti lascia scendere da solo. Per quanto un puro di cuore possa chiedere che la sventura scenda solo su di lui, la voragine ti pende e prende anche qualcun'altro. Tra i due nascerà un rapporto. Uno malato. Al limite. Una dipendenza. Una necessita. La paura di perdere anche l'ultima cosa rimasta. L'unica cosa che la voragine ti ha lasciato. La passione arriverà. Che sia sotto forma di rabbia, di odio, d'amore o di tristezza, arriverà. Distruggerà quell'instabile rapporto malato. Qualcosa di tanto sottile che potrà essere spezzata con un respiro, ma allo stesso tempo così solida da essere la propria ancora. L'unico filo che ci riconnette al mondo. 

L'altra persona scenderà con te. Lentamente. Senza sosta. Senza possibilità di ritorno. Forse si può vivere così. In continua discesa, come se niente ti potesse più fermare. Un inesorabile cancro che con lentezza sta prendendo tutto l'organismo. Non si ha tempo. Non si ha tempo nessuno dei due. Si è di fretta. Tutto prima o poi scomparirà. Al destino non si può rubare nemmeno un secondo ma io vorrei aver potuto. Vorrei aver potuto imbrogliare il fato. Far desistere il destino. Far succedere l'impossibile, perché si il nostro sorriso era impossibile. Il nostro essere un noi era impossibile. Lui era destinato a poter risalire la voragine. Era destinato a vedere la luce. Era destinato a riaprire gli occhi. Era uno dei pochi per cui il cancro veniva sconfitto. Uno dei pochi per cui gli altri lottano. Uno di quei fortunati che nel casinò che è la vita ne esce vincente. Perché lo posso assicurare, le probabilità sono le stesse. La sua buona sorte è la mia morte. L'ultimo taglio che mancava al braccio. L'ultima goccia di sangue che rimenava nel mio corpo. L'ultimo raggio di sole che riuscivo ad assaporare attraverso le grate della mia prigione. Poi sono arrivate le nuvole. Poi tutto si è sgretolato. La voragine lo ha sputato fuori. Non mi ha avvertito. Non mi ha detto che da quel momento la caduta sarebbe stata libera. Niente più freni. Niente più pause per respirare. Niente sarà più lo stesso. Cadendo non sentirai il vento sulla faccia. Non proverai l'adrenaline. Non sentirai paura. Non ti drogherai di asoettativa. Non ti sembrerà di volare. Sentirai solo lo schianto perchè si, anche le voragini hanno una fine. E l'atterraggio farà male. Tanto male. Ti lascerà lì, solo, abbandonato, ferito. Forse morto. Non importa. Alla voragine non importa. Ti ha trascinato giù e ti ci terrà. Non potrai più risalire. Non si può fare niente senza l'altra persona. Senza di lui non potevo fare niente. Era la poesia che non avevo mai scritto. La canzone che non avevo mai ascoltato. Il sole che non avevo mai assaporato. Il vento che non aveva mai soffiato. Il fiore che non era mai sbocciato. Il sorriso mai nato sul mio viso. Era la mia personale isola che non c'è. 

 Era lui. Lui era la mia altra persona. Lui era ciò che la voragine aveva scelto per me e che senza preavviso mi aveva tolto così freddamente. Lui era il mio freno. Ora sono in caduta libera. Vedo il fondo. Tra poco mi schianto. 

Lui era la mia altra persona.

Con infinito affetto

La tua

Martha.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 24, 2020 ⏰

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