Dopo circa un'ora le stesse infermiere che lo hanno portato via arrivano trasportando Giovanni in una barella, entrano nella stanza e vi rimangono qualche minuto.
Quando escono ne blocco una:
"Come sta?"
Sospira.
"A parte graffi e tagli su tutto il corpo, ha riportato delle lesioni ai polmoni e alla trachea, alcune sono molto profonde. Si riprenderà, ma dovrà stare a riposo per un po'"
"Posso vederlo?"
"Certo, ma faccia attenzione e non lo faccia stancare"
"Grazie"
Entro nella stanza timoroso.
"Giovanni?"
È disteso su un lettino d'ospedale, pallidissimo, con un cerotto sulla tempia e varie parti del corpo bendate. Le sue palpebre si sollevano di poco quando sente la mia voce. Si gira a fatica verso di me.
"Ciao"
Mormora.
La sua voce mi fa venire i brividi, è distrutto.
Mi avvicino a lui e mi siedo sulla sedia accanto al letto.
"Come va?"
"Un po' meglio, grazie per essere rimasto con me"
Sorrido e gli accarezzo delicatamente una guancia. Poi torno serio.
"Adesso devi dirmi la verità però. Chi è stato?"
Chiude gli occhi e li riapre dopo qualche secondo.
"Andiamo, Andrea, chi vuoi che sia stato? Sono stati loro"
Mi metto una mano sulla bocca.
"È-è la prima volta che..."
"Macché prima volta, lo fanno spesso. Di solito però non ci vanno così sul pesante"
Gli prendo una mano.
"Perché lavori lì?"
"Per soldi. Per mia madre. Lei è malata, non può lavorare, devo pensare a tutto io. E sai, per uno con la terza media è difficile trovare un lavoro che paghi abbastanza"
"Mi hai detto che ti avevano costretto"
"L'hai detto tu, e in un certo senso è così. Se gli altri fossero trattati come vengo trattato io se ne andrebbero, ma lui sa che non posso. Non ho altra scelta.
Se non per me, devo farlo per mia madre.
Capisci Andrea, non ho che lei al mondo"
Guardo Giovanni a lungo.
Ha un aspetto fragile, delicato, eppure dev'essere più forte di quanto sembri.
Io crollerei subito, in una situazione come la sua. Ma lui trova sempre la forza di fingere, mettere una maschera e andare avanti.
Mi chino su di lui e lo bacio, per la prima volta senza avere paura.
Non tornerò mai più in quella merda di posto.
Non è un bacio come gli altri, è pieno di conforto e dolore, non di desiderio e lussuria.
E so che sta ricambiando perché lo vuole, non perché è costretto.
Alza lentamente le braccia e mi circonda il collo, io mi stacco e poggio la testa sulla sua spalla. Rimaniamo così per un po', finché Giovanni rompe il silenzio:
"Andrea, potresti chiamare mia madre?"
Mi alzo e annuisco.
"Hai intenzione di dirle tutto?"
Sospira.
"Temo di si, anche se poi probabilmente si vergognerà di me"
"Non potrebbe mai. Giovanni, hai fatto tutto questo per lei, non si vergonerà mai di te. È tua madre. Tutte le madri del mondo amano i figli di un amore incondizionato"
Sospiro.
"O almeno, quasi tutte"
"C'è qualcosa che non va?"
"Cosa? No, no, tutto okay. Dimmi dov'è il tuo telefono, chiamo tua madre"
Mi indica una giacca che le infermiere hanno lasciato su un tavolino.
Rovisto nelle tasche e trovo il telefono.
"Vuoi parlarci tu?"
"No, a sentire la mia voce si spaventerebbe. Fai tu, per favore"
Sospiro e annuisco.
Cerco il contatto "mamma" e chiamo.
Dopo pochi squilli sento qualcuno rispondere.
"Giovanni, tesoro, era ora! Mi stavi facendo preoccupare"
La voce calda e il tono affettuoso mi fanno scendere una lacrima. La asciugo in fretta e cerco di mantenere un tono fermo mentre parlo.
"Salve, lei è la madre di Giovanni?"
Sento una pausa silenziosa.
Quando parla, il sollievo della sua voce è scomparso.
"S-si, chi è lei? Cosa gli è successo?"
"Sono un... un amico di vostro figlio, Giovanni ora è qui con me. Siamo in ospedale"
"Che ci fate lì? Qualcuno si è fatto male?"
"Giovanni"
Silenzio.
"Co-cos'ha mio figlio?"
"Glielo racconterà lui appena arriverà, le basti sapere che non è nulla di troppo grave. Si riprenderà"
"Grazie, caro. Sto arrivando"
"A-rrivederci"
Mi trema la voce.
Chiudo in fretta la chiamata, ma Giovanni se n'è accorto. È scuro in volto.
"Vieni qui"
Mormora.
Torno vicino a lui e lascio che mi prenda e mi accarezzi le mani.
"Cos'hai, Andrea? Tu non stai bene. Parlami"
Lo bacio, per la seconda volta in cinque minuti. È un bacio più simile agli altri, le nostre lingue si intrecciano ormai esperte, ma più che passionale è disperato. Mentre prima cercavo di confortare Giovanni adesso sono io che ho bisogno di conforto, baciandolo e stringendolo a me così forte da avere paura di fargli male.
Ci stacchiamo col fiatone, lui mi accarezza i capelli.
"Parlami, Andrea"
Appoggio la mia fronte alla sua, e chiudo gli occhi.
Parlo solo dopo qualche minuto.
"Neanche mia madre ha accettato il mio orientamento sessuale. Non mi ha cacciato di casa né altro, ha solo smesso di fregarsene qualcosa di me. Ha iniziato a far finta che io non esistessi. Quando ho sentito tua madre rivolgersi così a suo figlio, con un amore smisurato, mi.. mi sono sentito malissimo"
Le sue braccia mi si avvolgono attorno al busto. Sento i suoi pollici che mi asciugano lacrime che non ricordo di aver versato.
"Guardami"
Apro gli occhi. Apro gli occhi dopo mesi di buio. E negli occhi di Giovanni, vedo qualcosa che in tutto questo tempo non avevo notato: amore. Amore incondizionato. Qualunque cosa farò, lui continuerà ad amarmi. Non smetterà mai.
Posa lentamente le sue labbra sulle mie, in un bacio casto e leggero. È come mi sento io, leggero.
"Tu... tu andavi lì in cerca di amore"
"No, andavo lì per dimenticare, per illudermi, o non so per cosa. Ma comunque il motivo girava attorno a quello. È perché ho sempre avuto tutto... ma non ho mai avuto niente"
Sorride.
"Ora hai me"
Sorrido.
"Ora ho te"
STAI LEGGENDO
Ecstasy / Camperkiller
FanfictionAndrea è figlio di uno dei più importanti politici italiani, ha una vita sociale molto attiva e si mostra sempre pronto a partecipare a conferenze, red carpet e interviste. Insomma, un figlio modello. Pochi sanno però che il ragazzo ha un segreto, c...