Capitolo 8 - Vizioso compiacimento - Folié

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Mi dimenai, provai a liberarmi, ma era tutto inutile. Il mio predatore mi dominava e non c'era modo di sfuggire alla sua presa. Mi sbatté su una lastra di pietra fredda e dura, con una serie di corde mi legò polsi e caviglie in un battito di ciglia, impedendomi qualsiasi movimento. I suoi movimenti erano repentini, molto precisi. Mi venne in mente uno scenario terribile nel quale il mio corpo sarebbe stato squartato e donato in sacrificio a chissà quale divinità satanica del cazzo, andai per un attimo nel panico, ma rimasi immobile. Finalmente i miei occhi si abituarono al buio e cominciai a distinguere l'aspetto di quella stanza. Mi trovavo in una casetta piccola, il soffitto di legno basso, le pareti di pietra. Poco distante da me c'era un robusto tavolo in legno con sopra tante pietre e cristalli di ogni tipo che riflettevano la poca luce che entrava dalla finestra minuscola, e una grande statuetta; non riuscivo a vederla chiaramente ma intravidi un paio di corna, simili a quelle di un'ariete. C'era poi una libreria con una miriade di libri riposti in modo disordinato, come se ogni giorno ognuno di loro venisse letto e riletto. Voltai leggermente lo sguardo e notai un calderone, qualcosa ribolliva al suo interno diffondendo un odore pungente ma gradevole. Non vidi nessuno, il mio predatore era dietro di me.

"Sei davvero molto bella, lo sai?"

Con mia grande sorpresa, si trattava di una voce femminile. Era decisamente acuta ma stranamente avvolgente, con una nota maligna. Rimasi zitta, confusa e paralizzata.

"Come ti senti? Voglio che tutto sia perfetto, stai bene vero?" l'ironia nel suo tono era insopportabile.

"Non ti va di rispondermi? Ci rimarrò male, non lo vuoi questo, vero?"

Parlava così lentamente, ogni suono che usciva dalla sua bocca era perfettamente in sintonia con tutti gli altri, e il risultato era una melodia incantevole, crudele ma incantevole. Mi decisi di non darle alcuna soddisfazione, mi morsi la lingua e trattenni le lacrime.

"Oh, Folié, sei così bella"

"Come conosci il mio nome? Chi diavolo sei?" sbottai con un'arroganza inaspettata.

"Allora ce l'hai una lingua! Vedremo di usarla a dovere, che dici? Ora, però, fai silenzio"

Mi strinse una benda sulla bocca, riuscivo solamente ad emettere gemiti di frustrazione.

"Quando avrò finito ti sentirai così viva, fidati di me, non rovinare tutto"

Con le sue dita affusolate mi accarezzò il viso, aveva unghie lunghe e affilate. Si decise a fare dei passi in avanti rivelando la sua persona: una donna giovane, un corpo perfetto, i seni morbidi e floridi, i capelli corvini che le coprivano virtuosamente l'intera schiena. Era completamente nuda. Spalancai gli occhi per vederla meglio in faccia, era di una bellezza crudele. Con quegli occhi verde scuro mi scrutò per intero e rivelò il suo sorriso, ancora più spietato del suo sguardo.

Prese un lungo coltello e incominciò a tagliarmi i vestiti, senza fretta. Mi squarciò l'intero abito a partire dal petto, rallentò all'altezza del mio seno, della mia pancia e delle mie cosce, che afferrò e strinse brutalmente con una mano. Aveva unghie più affilate del coltello.  Eravamo entrambe nude, io non sapevo cosa pensare. Prese un altro coltello, più piccolo, e incise un breve taglio poco sotto il mio ombelico, facendomi sussultare più per la lama gelida che per il dolore, che avvertivo appena. Quella donna era delicata in ogni suo movimento. Mi effettuò altre ferite del genere nelle parti più morbide del mio corpo, lentamente iniziarono a sanguinare. Fu allora che leccò il coltello lacerando leggermente la sua stessa lingua, e con uno scatto salì sopra di me, leccandomi il viso e ogni singolo taglio. Il mio sangue si mischiò al suo, mi sparì ogni tipo di espressione, ero paralizzata. Emise un verso animalesco come per tenere a bada il suo furore, tornò con i piedi sul pavimento e si avvicinò al calderone. Prese un grosso mestolo e mi versò quella sostanza addosso, poco per volta. Nell'atto vidi che socchiuse gli occhi, gli angoli della bocca si incurvarono impercettibilmente, inspirò come per assorbire più piacere possibile. Mi cosparse quel liquido ovunque, fece lo stesso su di lei. Con grande incredulità, mi resi conto di provare fiducia nei confronti di quella creatura meravigliosa. Aveva un'anima selvaggia, gli occhi luccicanti, lo spirito di un animale del bosco. E, per di più, sentii che la sua attenzione era completamente incentrata su di me, nulla avrebbe potuto distrarla, i suoi sguardi erano solo per me. Per la prima volta nella mia vita mi sentii davvero apprezzata, quella donna si stava prendendo cura di me.

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