eleven

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Sono davanti il cancello d'entrata della casa di Andrea: è veramente enorme.
Allungo un braccio per bussare, ma vengo bloccato da una mano che si chiude attorno al mio polso.
"Non bussare, cretino!"
È Andrea. Lo guardo senza capire.
"Vieni con me"
Mi trascina in una via al lato della villa, circondandola dall'esterno. Arriviamo sul retro, separato dalla strada da una recinzione con un cancelletto seminascosto.

Tira fuori delle chiavi dalla tasca e lo apre.
"Entra"
"Qualcosa mi dice che non dovrei essere qui"
Sospira.
"Già"
Mi avvicino a lui e gli poggio una mano sulla spalla.
"Tutto bene?"
Sforza un sorriso.
"Certo che si"
Gli sorrido incerto e mi guardo attorno.

Sul retro della casa c'è un giardino enorme, con un grande prato, delle piante qua e là e un tavolino con delle sedie.
"È bellissimo qui"
Sorride, stavolta per davvero.
"Ti piace?"
Annuisco, avvicinandomi alle piante. Ci sono fiori di tutti i colori: bianco, azzurro, giallo, viola...
"Voglio farti vedere una cosa"
Sento la voce di Andrea vicinissima al mio orecchio, dietro di me. Le sue labbra sono pericolosamente vicine al mio collo, ormai ricoperto dalla pelle d'oca.

Istintivamente faccio un passo indietro per lasciarmi avvolgere in un abbraccio, che però non viene.
"Non qui"
Mi prende per mano e mi porta all'interno della villa, in cucina.
"Allora, d'ora in poi devi stare vicino a me e parlare il meno possibile, se proprio sei costretto parla sottovoce. Va bene?"
Mi sussurra. Annuisco.
"Okay, andiamo"
Continuando a tenermi per mano esce dalla cucina; ci ritroviamo all'ingresso, costituito da un'ampia camera al centro della quale troneggiano delle scale in legno massiccio, che probabilmente portano al piano di sopra.
"Su per le scale"
Sussurra.

Saliamo il più silenziosamente possibile. Ad un certo punto quasi inciampo su un gradino, e lui stringe forte la mia mano.
"Attento, ci sentono"
Ricominciamo a salire.
Quando finiamo le scale mi guardo intorno: siamo in mezzo a un lungo corridoio, con molte porte. Andrea cammina fino alla porta in fondo, si guarda intorno furtivo e la apre.
"Vieni dentro"

Mi ritrovo in un ambiente completamente diverso da quello della casa: un corridoio stretto e buio, le pareti sudicie che un tempo dovevano essere bianche.

Non faccio in tempo a chiedere nulla che Andrea mi sbatte contro il muro.
Sta per baciarmi, ma si blocca.
Si è ricordato che siamo a casa sua.
Io chiudo gli occhi.
"Baciami"
"Giova, non sei costretto a..."
Riapro gli occhi.
"Lo so. Baciami."
Si avvicina tremante, e annulla la poca distanza che rimaneva tra le nostre labbra.
Riacquista sicurezza e approfondisce il bacio, io gemo mentre infila la mano in mezzo alle mie gambe.
"Non resistevo più"
Si giustifica quando si stacca.
Ridacchio.
"Allora, volevi farmi vedere quanto sei bravo a baciare? Quello lo so già"
Sorride poggiando un bacio veloce sulle mie labbra.
"Vieni"
Saliamo un'altra rampa di scale, molto più piccola e angusta della prima, e ci ritroviamo davanti a una porta di servizio.
"Dopo di te"
Mi sorride.

Io apro la porta un po' esitante, e rimango a bocca aperta.
"Andrea, è...è stupendo!"
È una serra, sul tetto.

Il soffitto è una cupola di vetro colorato di azzurro e verde, che lascia entrare la luce e gli fa assumere magnifiche colorazioni; ci sono piante ovunque, di tutti i tipi: dal soffitto pendono varie piante esotiche, sui muri si arrampicano diversi tipi di edera, il pavimento è ricoperto di vasi di tutte le dimensioni con piante di tutti i tipi.
"Vieni, ti faccio fare un giro"
Lo seguo, senza sapere dove guardare prima. Di tanto in tanto indico qualche pianta particolare chiedendone il nome.
"Ecco, qui ci sono i fiori"
Ce ne sono davvero di tutti i tipi. E io che mi sono stupito per i fiori in giardino!
"Che belle orchidee! E guarda che margherite! E questi... questi che fiori sono?"
Sto indicando dei piccoli fiorellini blu notte all'interno di un grande vaso rettangolare.
"Ah, i nontiscordardimè. Questi fiori mi fanno pensare a te"
"Perché?"
"Sia per il loro aspetto, puro e fragile, sia per la storia d'amore che si cela dietro il loro nome.
Si narra che molto tempo fa, negli anni d'oro della Grecia, un ragazzo si innamorò di una fanciulla figlia di Zeus. Era un povero contadino, e il padre di lei voleva che lui stesse alla larga da sua figlia. Ovviamente non lo ascoltò, troppo preso dai sentimenti che provava per lei. Quando il padre lo scoprì uccise il ragazzo. La ragazza era distrutta, piangeva giorno e notte e aveva perso l'appetito. Il padre ebbe pietà del loro amore, e trasformò il fanciullo in un piccolo fiorellino blu, chiamato "nontiscordardimè", per impedire che la ragazza si dimenticasse degli splendidi sentimenti provati per lui"
Mentre parlava mi ha avvolto un braccio attorno alla vita, stringendomi a lui.
"È una storia bellissima, Andrea, proprio come questo fiore"
"Proprio come te"
Arrossisco e sorrido.
"E questa... questa che pianta è?"
Mi avvicino a una pianta che pende dal soffitto fino ad arrivare sotto di essa.
"Questo...questo è il vischio. Si dice che tutte le persone che si trovano sotto di esso siano costrette a baciarsi"
Smetto di guardare il vischio e guardo Andrea, che si è avvicinato al mio volto.
Mi bacia con trasporto, con una mano tra i miei capelli e una sul mio fianco. Quando il bacio comincia a diventare tutt'altro che casto mi prende in braccio e si siede su una panchina vicino all'ingresso, che prima non avevo notato.
Seduto a cavalcioni su di lui, posso sentire le nostre erezioni che sfregano l'una contro l'altra.
"Vuoi...vuoi ancora fare l'amore con me, Andrea?"
"Certo...che si. Sempre."
Quasi non riusciamo a parlare, soffocati dagli ansimi di piacere.
"Allora...prendimi. Qui. Adesso."
Geme e poggia le mani sui miei glutei, avvicinandomi a lui.
"Mi dispiace interrompere questo momento"
Andrea si stacca di colpo, io scendo dalle sue gambe e mi siedo accanto a lui.

Vicino alla porta d'ingresso c'è un uomo, che riconosco subito come il padre di Andrea, che ci guarda con gli occhi in fiamme.
"Oh, andiamo papà...è impossibile che tu non l'avessi capito prima"
A queste parole suo padre perde completamente il controllo.
"Capito...CAPITO PRIMA? TU, ANDREA, SANGUE DEL MIO SANGUE, TE NE INFISCHI ALLEGRAMENTE DI TUTTI I MIEI PROGETTI, DELLA MIA OPINIONE, DELL'IMMAGINE PUBBLICA DELLA FAMIGLIA ANDANDO CON UN ALTRO UOMO, E SONO IO QUELLO CHE DOVEVA CAPIRLO PRIMA?"
"MI VUOI SPIEGARE COSA CI VEDI DI MALE?"
Andrea si è alzato in piedi, sta fronteggiando suo padre faccia a faccia. Io non posso fare altro che tenere lo sguardo puntato sulle mie mani, completamente rosso in faccia.
"SONO UN POLITICO, ANDREA! COMBATTO PER I MIEI IDEALI DA UNA VITA, E TU HAI ANCHE LA FACCIA TOSTA DI DIRMI CHE NON C'È NULLA DI MALE?"
"SONO TUO FIGLIO PORCA PUTTANA, PENSAVO CHE PER UN SECONDO AVRESTI POTUTO METTERE QUELLA MERDA DA PARTE"
"Quella...quella merda, dici? Beh, quella merda avrebbe potuto essere il tuo futuro! Ma ci rinuncio, ti diseredo. Non fai più parte della famiglia Grassi."
Andrea è rossissimo in faccia, ha la bocca spalancata.
"Cosa..."
Il signor Grassi si gira e fa per uscire, ma si blocca e si gira nuovamente verso il figlio.
"E forse hai ragione, dovevo capirlo... anche solo dalla tua passione per tutte queste merdate"
Dicendo questo dà un calcio a un carrellino di vetro stracolmo di piante, mandandolo completamente in frantumi.
Senza aggiungere altro, esce dalla stanza.
Io mi avvicino ad Andrea, tremante.
"M-mi dis-dispiace"
Ho paura che adesso darà la colpa a me, sopratutto perché non potrei biasimarlo.
Invece crolla in ginocchio, di punto in bianco, cercando di raccogliere i pezzi di vetro del carrellino.
"Andrea...hey"
Gli vado vicino.
"Scusa per la scenata, è stato patetico, scusa Giova"
Parla velocemente mentre cerca di pulire per terra in modo frenetico. Sta trattenendo le lacrime.
"Hey, hey, hey. Puliremo dopo. Vieni qui"
Lo prendo tra le mie braccia, e lui inizia a singhiozzare.
"Mi hanno...hanno davvero..."
"Shh, è tutto okay. Va tutto bene, Andrea"
"N-non va bene niente!"
Continua a piangere sulla mia spalla.
"Sono sicuro che non diceva sul serio"
"Non lo conosci"
Non so più cosa dire per consolarlo, quindi sto semplicemente zitto.
Sento la sua presa rafforzarsi attorno al mio busto.
"Tu...tu non lasciarmi da solo"
"Non ti lascio, ti tengo. Ci teniamo a vicenda"
"Tienimi"
"Promesso"
"Ti amo, Giovanni"

Per un secondo credo di non aver sentito bene.
Ho le vertigini.
Di certo non è il momento di essere felici, ma non posso farne a meno.
Lo stringo forte a me.

Lui però fraintende il mio silenzio, staccandosi dall'abbraccio.
"Sono uno stupido"
"No, no Andrea, abbracciami ancora. Se non mi tieni, io svengo"
Mi guarda allarmato, ma io sto sorridendo.
"Giova... che hai?"
Scuoto la testa tirandolo nuovamente a me.
"Dillo di nuovo"
"Cosa?"
"Dillo. Di' che mi ami"
"Io non... mi è sfuggito..."
"È la verità?"
"Credo...di sì"
"Allora dillo di nuovo"
"T-ti... ti amo"
Lo stringo e nascondo il volto nel suo collo.
"Anche io Andrea, da morire, non immagini nemmeno quanto"
Sospira mentre giocherella con i miei capelli.
"Mi dispiace tanto, Giovanni..."
"Di che?"
"Di tutto questo. Non potrò offrirti nulla. Sono diseredato"
"Non fa nulla, non importa. Non importa"
Lo bacio, passandogli le braccia attorno al collo, con una forza tale da farci cadere all'indietro sul pavimento.
"Andiamo...in camera tua..."
Biascico sulle sue labbra.
Sorride.

"Mi piace da morire quando fai l'intraprendente"

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HEYOOOO, doppio capitolo questa settimana.
So che sono stronza a farvi aspettare (volete leggere solo quelle cose, lo so io :3 )

Enniendeeeee, ci vediamo la prossima settimana con un prossimo capitolo!

Asganaway!
(Us gone away)

Ecstasy / CamperkillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora