"Scusa Jacks, sono terribilmente in ritardo."
Sono le prime parole che le sente dire e i miei dubbi si intensificano ancora di più.
Questa voce l'ho già sentita da qualche parte e non so dove.
Sbatto le palpebre un paio di volte e mi convinco che è soltanto la mia paranoia a giocarmi brutti scherzi.
Sicuramente l'avrò già sentita, è una cantante e di sicuro qualche sua canzone mi è passata in radio.Mi alzo dalla poltrona mettendo le mani dietro la schiena.
A giudicare dalla situazione non sono passati più di 2 minuti da quando è entrata perché Jackson sta ancora parlando della puntualità e di quanto sia importante per una cantante essere sempre in orario.
Mi schiarisco la voce e faccio un passo avanti. "Vuoi che esco?" Mi affianco a lui.
"Posso aspettare fuori se vuoi."
Nel parlare il mio sguardo incrocia quello della ragazza davanti a me per un paio di secondi e, per un solo attimo, credo di essermi persa dentro ad essi. Non c'è molto da dire: quel verde trasmette tranquillità.
"Resta, io ho finito e non credo di dover fare le presentazioni come all'asilo. Vado a prendere un caffè. Voi siete perfettamente in grado di gestirvi da sole."
Ora come ora, dirgli che il caffè non è una buona idea sarebbe come tirarsi la zappa sui piedi. Annuisco semplicemente invece di fargli notare la sua evidente dipendenza dalla caffeina.
Lo guardo uscire dall'ufficio e riporto l'attenzione sulla fanciulla che mi stava studiando come se fossi un rompicapo.
"Sono Anita" allungo una mano verso di lei, in segno di educazione, che lei stringe dopo un paio di secondi di esitazione.
"Lauren" si limita a dire prima di girarsi e andare verso la sua borsa.
O è molto riservata o ha la stessa mentalità dei novantenni.
"Quindi starai con me sempre?"
Fruga nella borsa ma la sua attenzione è rivolta a me.
"Bella domanda. Da quanto ho capito dovrò occuparmi di due persone a meno che non trovino un'altra guardia del corpo. Anche perché io non ho ancora imparato ad essere in due posti diversi nello stesso lasso di tempo."
La mia risposta la diverte perché in risposta ricevuto una risatina.
"Sicuramente io non condivido casa con un'altra persona. Soprattutto se è una che mette le mani tra le mie cose e le mie canzoni. Non voglio essere plagiata."
Cosa cazzo dovrei rispondere? Sicuramente non si riferisce a me, io di canzoni non so un cazzo.
"Capisco." È l'unica cosa che mi viene in mente quindi se la farà andare bene.
Si siede sul bordo della poltrona sulla quale sono seduta io e tira fuori il telefono dalla tasca posteriore dei pantaloni.
'Tra tutte le sedie, qui doveva mettersi?' Non mi voglio fare tante domande. La osservo per qualche attimo ancora e lei sembra assorta dai suoi pensieri.
"Anita hai detto, giusto? Quanti anni hai?" Alza lo sguardo dal telefono e gira il busto quanto basta per potermi guardare.
"Giusto e di anni ne ho 24, tu?"
La sua vicinanza mi mette decisamente a disagio, ma non perché ho paura ma perché invade il mio spazio vitale.
"26." Torna a guardare il telefono esattamente nella stessa posizione di prima e a me viene da pensare che questa ragazza abbia dei tratti di bipolarismo.
Mi alzo iniziando a guardarmi in giro.
Questo posto avrà delle misure di sicurezza e io devo capirne il funzionamento e le possibili falle nel sistema, sperando vivamente che non ce ne siano.
All'interno della stanza non c'è nulla che possa assomigliare anche solo ad un allarme, di quelli che compri in quasi qualsiasi negozio, questa cosa è un po' inquietante.
"Stai già curiosando in giro?"
Mi giro verso di lei e vedo che si è spostata dove prima ero seduta io e ha le gambe incrociate.
"Devo semplicemente capire cosa mantiene al sicuro questo posto, altrimenti non saprei come proteggerti da possibili malintenzionati." Dissi l'ultima parola con una vena di ironia che lei colse al balzo. "Da cos'è che vuoi proteggermi?" Nel parlare si alza, avvicinandosi a me forse più del dovuto. "Non sono una donzella in pericolo."
Si ferma davanti a me con fare divertito.
La mia mente mi impone di essere professionale.
"Ora no, in un futuro non si sa"
Apro la porta iniziando a vagare per il corridoio finché arrivo ad un impianto, abbastanza primitivo, di sicurezza.
Sentendo dei passi avvicinarsi a me capisco che mi ha seguita ma, ora come ora, devo capire cosa si può modificare in questa struttura. Anche se per capirlo mi serve la planimetria che ho richiesto ieri sera via email.
Cerco il telefono nelle tasche e quando lo trovo cerco la mia richiesta sulla posta elettronica.
Ad una prima occhiata noto già alcuni pecche ma ho bisogno di tempo e tranquillità per riuscire ad individuare ogni minimo errore e sicuramente ora come ora non è ne il momento giusto ne il tempismo.
Rimetto il telefono nella tasca interna della giacca e mi giro verso Lauren che continua a guardare e il cellulare e ha scrivere.
"Io per adesso ho finito" le dico mentre le passo accanto per tornare nella stanza di prima.
"Anch'io. Sono venuta qua solo per conoscerti e" fa una piccola pausa, mentre mi poggia una mano sul braccio, "Ho chiesto a Jacks è ha detto che il tuo lavoro consiste nel stare con me 24 ore su 24".
Per poco la mia mascella non tocca terra. Non ho messo in conto questo aspetto e ora, ripensandoci, dovevo aspettarmelo.
Annuisco alla sua illuminazione e apro la porta per prendere la mia borsa e aspetto che lei faccia lo stesso.
"Se vuoi ti dò l'indirizzo e mi raggiungi direttamente lì, anche perché credo che tu debba prendere dei vestiti. Ah! E quasi mi dimenticavo: l'altra la conoscerai domani e dovrai andare con lei solo ai concerti, insieme a me, parole di Jackson non mie." Fa le spallucce come se fosse stata costretta a dirmelo mentre mi si affianca per andare insieme verso la sua macchina.
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Il Passato Mischiato Al Presente
RomanceIN REVISIONE Cosa succede quando un fantasma del passato torna a farti visita? Quando scopri cose che non dovresti e che cambiano del tutto la visione di un episodio di cui nemmeno hai memoria!?