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«Ava! James! Datevi una mossa», urlò per la terza volta Sophia dalla cucina.

Delle voci indistinte protestarono dal bagno.

Si voltò verso il marito intento a gustarsi la sigaretta del mattino. «Ti rovinerai la salute con quella roba», lo ammonì con un'occhiataccia.

«Sono vicino alla finestra», si giustificò l'uomo come se quel piccolo dettaglio cambiasse le cose.

«Quante volte ne abbiamo parlato?» Sophia portò le mani ai fianchi.

Suo marito le voltò le spalle senza rispondere. «Rilassati. La vita è troppo corta per sprecarla a innervosirsi.»

«Se lavorassi con me in reparto, forse capiresti davvero qual è il suo valore.»

«Perché tu e papà state litigando?» domandò James comparendo in cucina.

«Non stiamo litigando», rispose suo padre.

«Volete divorziare?» si intromise Ava sedendosi nel posto libero vicino a suo fratello.

«Non stiamo litigando», ripetè paziente Sophia.

«Nella nostra classe ci sono sette bambini con genitori divorziati», spiegò James serio afferrando una brioches. «E il papà di Samuel ha due mogli, solo che una è molto giovane e la sera va a dormire a casa sua», continuò. «Però lo viene a prendere a scuola e li abbiamo visti un paio di volte darsi un sacco di baci in macchina.»

«E Tom ha i genitori ominisessuali», si intromise Ava che non voleva essere da meno nell'esporre le notizie.

«Si dice omo, tesoro», la corresse Sophia dandole un bacio in testa.

«La maestra ci ha spiegato cosa significa perché c'erano alcuni bambini che lo prendevano in giro.»

«Ma in che razza di scuola abbiamo iscritto i nostri figli?» protestò il signor Brown spegnendo la sigaretta e sedendosi a tavola con la famiglia.

«In quella stupenda scuola privata che ti ha consigliato il tuo capo. Quella dove i nostri figli avrebbero avuto un'istruzione fuori dalla media», gli ricordò la moglie.

Avevano avuto più di una spiacevole discussione quando suo marito si era impuntato che i bambini non avrebbero frequentato la scuola pubblica.

«Mamma ma se Tom ha due papà, lo ha portato la cicogna?» domandò Ava avventandosi sul latte caldo appena versato da Sophia.

«No tesoro, Tom ce l'ha la mamma. Solo che non vive con loro», cercò di spiegare Sophia trattenendo un sorriso per la beata ingenuità dei bambini.

«Tom la sua mamma non l'ha mai conosciuta. Dice che i suoi papà l'hanno scelta sul catalogo che gli ha presentato la signorina dell'ospedale», precisò James.

«Dobbiamo per forza continuare questo discorso?» domandò il signor Brown alterato.

«Papà, ma se un giorno a te piaceranno i maschi io posso restare con mamma? Nessuno mi sa lavare i capelli come lei», disse Ava.

Suo padre quasi si strozzò col caffè. «A papà piacciono le donne, ragazzi», bofonchiò.

«La mamma», precisò Ava. «A te piace solo la mamma.»

«Sì, tesoro», sospirò lui portandosi le mani alle tempie.

«Però alla mamma piacciono le donne perché bacia sempre zia Vivian in bocca.»

«Adesso smettetela!» tuonò il signor Brown. «Finite le vostre colazioni in silenzio.»

I bambini si zittirono con un'occhiata complice.

«Queste sono le assurdità che gli ficcate in testa tu e tua sorella. Bell'esempio che gli date.»

Sophia lo guardò abbozzando un sorriso. «Non vedo l'ora che arrivi il giorno in cui scopriranno che tuo nonno era un simpatizzante nazista. Quella sarà un'altra bellissima storia da raccontare», commentò sarcastica.

Sophia tornò a concentrarsi sul caffè domandandosi quando i suoi figli erano cresciuti così in fretta. Erano talmente rari i momenti in cui potevano passare del tempo tutti e quattro insieme come una famiglia che quasi non ci era abituata. Ogni volta era una novità. I turni estenuanti che facevano al lavoro lei e il marito, avevano messo da parte tutto il resto.

«Mamma devi lavorare per forza anche oggi?» domandò James.

«Sì, tesoro.»

«Ma perché? Papà è in vacanza», protestò Ava.

«Papà è a riposo perché ha fatto la notte ieri. Questo vuol dire lavorare in ospedale.»

«Ma papà fa il chirurgo. Tu invece pulisci il sedere ai vecchi.» James scoppiò a ridere.

«Chi ti ha detto una cosa simile?» domandò il signor Brown.

Sapeva quanto Sophia fosse suscettibile su quell'argomento.

«Lo dice la nonna. Dice che voi non potete badare a noi perché lavorate, ma tu sei un importante chirurgo e salvi la vita alla gente mentre la mamma pulisce il sedere ai vecchi malati» spiegò il bambino molto seriamente.

«Le gentilezze di tua madre sono sempre un toccasana», commentò Sophia.

«Tua madre fa un lavoro molto importante.» Il signor Brown mise le mani sulle spalle di James e si flesse sulle ginocchia per arrivargli all'altezza del viso. «Io salvo la vita alla gente, ma vostra madre si occupa di accudire chi non è più in grado di farlo da solo. E tua nonna dovrebbe ricordarsene.»

«E non hanno una famiglia?» chiese Ava.

«A volte no», intervenne Sophia. «Altre volte le loro famiglie sono troppo impegnate per occuparsi di loro. E quindi ci penso io.» Sospirò. «Mettetevi i cappotti, forza.»

«Quando stasera andremo dalla nonna possiamo dirle che magari un giorno la mamma pulirà anche il suo sedere?» chiese James correndo alla porta.

I bambini schiamazzarono per il corridoio ridendo alla battuta. Sophia passò un braccio intorno alle spalle del marito scoccandogli un bacio sulla testa mezza calva.

«Sono meravigliosi, lo sai?»

«Li hai fatti troppo intelligenti», borbottò lui.

Poi la strinse a sua volta. «E comunque tu sei meravigliosa, che ti prendi cura di tutti noi», precisò.

«Voi siete la mia ispirazione.»

«Ti amo», disse il signor Brown baciando la moglie sulle labbra. 

LA NOTTE DEI BUONI PROPOSITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora