31

248 22 4
                                    

«Sei ancora arrabbiata?» chiese Ethan a Will quando gli aprì la porta.

«Immagino tu non sia venuto a dirmi che ha cambiato idea», sospirò lei alludendo a sua madre.

«Ho provato a farla ragionare», disse lui alzando le spalle. «Ma non sembra molto disposta a lasciarsi dire cosa fare o non fare in questo momento. Ha litigato anche con la nonna.»

«Mi dispiace», disse mordendosi il labbro.

La nonna negli ultimi tempi era diventata la sua valvola di sfogo. Quando le cose in casa si facevano pesanti ne approfittava per scendere al piano di sotto e fare due chiacchiere con chi sembrava ancora prenderla in considerazione.

«Su di animo», sorrise Ethan. «L'adolescenza è solo la fase più merdosa della vita. Poi pian piano arriveranno le altre», disse cominciando a contare con le dita. «Entrerai al college e ti crederai indipendente. Prenderai la laurea e ti crederai grande. Conquisterai un posto di lavoro e ti crederai parte del mondo. Poi ti innamorerai, ti sposerai, avrai dei figli», fece una pausa teatrale. «E improvvisamente guardandoti allo specchio vedrai tua madre e ricorderai momenti come questo ridendoci sopra perché qualcuno ti avrà fatto esaurire allo stesso identico modo.»

«Ottimo. Ora posso anche suicidarmi.» Will mise il broncio.

«Questa la manda nonna.» Ethan sollevò un contenitore con dentro i resti della torta del pranzo.

«Ciao Ethan.»

La voce lo fece girare di scatto. Clara era sulla soglia della porta, i capelli sciolti sulle spalle e addosso solo una felpa sformata che le copriva a mala pena il sedere mettendo in mostra le gambe sode.

«Zio, ti ricordi Clara?» Will fece le presentazioni trattenendo una risata.

«Clara.. la tua amica?» domandò lui.

Ricordava benissimo che sua nipote aveva sempre avuto un amica del cuore abbastanza intraprendente, troppo per i gusti di sua madre, ma la ricordava pur sempre come una bambina. Quella che aveva davanti era una donna fatta e finita in un corpo da urlo. Dell'infanzia neanche l'ombra. Per un istante, ma uno soltanto, Ethan sentì uno strano rimescolio interiore, come quando si trovava davanti a una bella ragazza disposta a concedersi senza tanti complimenti. Ne aveva conosciute molte. Poi si riprese. Non sarebbe andato a letto con una ragazzina, né con l'amica di Will. Come minimo era meno esperta di quello che lasciava intendere e non aveva intenzione di essere descritto come un mostro sulle pagine del suo diario segreto o qualsiasi cosa usassero le ragazzine adesso.

«Ciao Clara», si limitò a dire.

«Quando Will mi ha detto che eri tornato non volevo crederci. È passato un secolo. L'ho preso come un segno del destino», disse Clara facendo qualche passo avanti.

Will si sentiva inesistente. La scena era tutta per loro.

«Segno del destino in che senso?»

«Tra i buoni propositi ho chiesto di farmi incontrare un ragazzo per bene, uno che mi voglia per come sono fatta e non per il mio aspetto», spiegò Clara, la voce roca e il petto in fuori a mostrare le curve sotto il tessuto. «E guarda un po', sei arrivato tu.»

Ethan lanciò un'occhiata di aiuto a Will e fece un passo indietro. «Se siete impegnate non voglio disturbare», disse.

«Stavamo guardando gli orribili vestiti del mio armadio», borbottò Will.

«Puoi assistere alla sfilata, se vuoi. Sarà ancora più divertente spogliarci sapendo che sei qui anche tu.»

Ethan strabuzzò gli occhi. Ma che razza di amiche aveva Will? Se la ricordò al parco con quel ragazzo, a ridere imbarazzati. Anche lei si comportava come Clara? Uscire con certa gente poteva metterla in situazioni scomode.

«Adesso vado», disse.

«Così presto?» Clara sembrava delusa.

«Will, un giorno di questi io e te dobbiamo farci una bella chiacchierata», si rivolse alla nipote prima di scappare letteralmente dall'appartamento.

LA NOTTE DEI BUONI PROPOSITIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora