Ethan si guardò intorno. La piazza era semi vuota, a quell'ora tutti erano chiusi in casa o in giro per locali ad aspettare il conto alla rovescia. Mise le mani a coppa e ci soffiò dentro nel tentativo di riscaldarle.
Aveva vissuto nei posti più sperduti al mondo, dormito in condizioni improponibili, mangiato le cose più assurde eppure niente era paragonabile all'ansia che aveva in quel momento. Aveva cercato di non crearsi illusioni e aspettative, di non figurarsi niente e aspettare il momento giusto. Ma più cercava di non pensare e più la sua mente lo fregava.
Aveva immaginato il suono della voce, il colore dei suoi capelli, la profondità del suo sguardo. Aveva sognato e sperato che fosse quella perfetta, quella che lo avrebbe ripagato dei mille errori della vita, il suo punto di riferimento. Colei che finalmente lo avrebbe fatto sentire a casa. E adesso era terrorizzato all'idea di rimanere deluso, di doverle dire addio per sempre, di vedere infrangere il suo sogno.
Aveva giurato a sé stesso che se l'incontro fosse finito male, avrebbe preso il primo aereo il mattino dopo e sarebbe partito. Non importava se avrebbe di nuovo deluso sua madre. Se in casa avrebbero pensato che non era cambiato. Non sarebbe rimasto lì a piangersi addosso.
Arrivò una macchina e si parcheggiò poco distante. Ethan non riusciva a vedere chi ci fosse dentro, ma quante possibilità c'erano che qualcuno a quell'ora decidesse di farsi un giro in solitaria? Sentì il suo cuore accelerare i battiti, le budella attorcigliarsi e quasi gli mancò il respiro mentre una ragazza scendeva dall'auto e si voltava verso di lui.
Rimase in piedi, ferma vicino alla vettura per un tempo per parve infinito. Lui anche era pietrificato e non sapeva se doveva fare il primo passo e andare da lei, o darle il modo di scegliere se scappare via o raggiungerlo.
Lei si mosse. Pochi passi, prima insicuri poi sempre più decisi. Indossava un cappotto imbottito, il cappuccio col pelo calato in testa. Faceva ancora molto freddo. Lui invece era a capo scoperto e i capelli rasati non erano di grande aiuto.
«Ciao», gli disse. La sua voce era chiara ma molto calma.
«Ciao», rispose lui senza riuscire a contenere un sorriso. «Sono Ethan» e allungò la mano.
«Kate», rispose lei stringendogliela. Era piccola e delicata confronto alla sua. «Ti ho visto a casa dei Brooks oggi pomeriggio», continuò. «Sono la vicina.»
«Allora è proprio vero che il mondo è piccolo.» Ethan non l'aveva vista, se ne sarebbe accorto.
Kate si abbassò il cappuccio e una cascata di capelli biondi si liberò incorniciandole il viso. «Non sai che paura avevo di incontrarti», ammise.
«Non dirlo a me», assentì lui.
«Dopo tutto questo tempo, avevo paura di non piacerti, che ti fossi fatto un'idea sbagliata di me, che non fossi abbastanza.»
Ethan fece un passo avanti e avvicinò una mano al suo viso. Era incredibile dopo un anno di messaggi infiniti, riuscire finalmente a guardarla negli occhi, a toccarla.
«Sei perfetta», le sussurrò.
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LA NOTTE DEI BUONI PROPOSITI
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