Capitolo 34: Quasi in superficie

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Lauren giunse nel vialetto di casa accompagnata da zio Jean che, in auto, non proferì parola.

Il tragitto, dallo studio di Colton alla villetta degli zii, lo passarono ascoltando musica e gustandosi il silenzio reciproco.
Zio Jean era sempre stato un tipo taciturno, cosa che Lauren aveva sempre apprezzato molto. Lo zio parlava solo se doveva, se interpellato, difficilmente per dare aria alla bocca. Un po' come Lauren, ma in modo talvolta estremizzato.

I due varcarono la soglia accolti solo dal profumo invitante di cibo casalingo, ancora in cottura.

《Sto preparando uno stufato degno di questo nome!》intervenne zia Beth, aiutando Lauren a liberarsi di cappotto e sciarpa. Le sembrò ancora più instancabile del solito.

L'intenso aroma di carne sul fuoco permise, a tutta la famiglia, di pregustare una succulenta cena che avrebbero apprezzato solo poco dopo.

《È quasi cotto, ma prima dovremmo brindare. Dobbiamo festeggiare, ho una splendida novità per tutti voi. 》

Si accomodarono al tavolo su richiesta della donna, in attesa che essa rendesse tutti partecipi della grande notizia. Lauren le pensò tutte, ma non le venne in mente nulla di significativo che valesse tanto la pena di essere festeggiato.

Zia Beth si mostrò incapace di trattenere l'euforia.

《Stamattina, al supermercato, la signora O'Malley, mi ha detto che apriranno un centro antiviolenza nel nostro distretto e pare, dico pare, vogliano la nostra Lauren come testimonial ufficiale. Non è una grande notizia?》alzò in alto il calice, in attesa che la famiglia facesse lo stesso. Non ottenne niente, nessuna ovazione a riconoscerle il merito.

《Mi pare una sciocchezza. Lauren non dovrebbe partecipare a questa buffonata. 》concluse zio Jean, evitando di sfiorare il bicchiere di vino. Lo lasciò sul tavolo, dichiarandosi immediatamente contrario alla folle idea della moglie.

Lauren rimase di stucco. In cuor suo sentì non ci fosse nulla da festeggiare. Aveva sempre odiato essere al centro dell'attenzione, rendersi ridicola davanti a degli sconosciuti. Ancor di più, portare la propria vita privata alla mercé di energumeni senza scrupoli, aggrappati solo all'idea di ricevere un papabile profitto offerto, su un piatto d'argento, dalle disgrazie altrui.

《Posso oppormi a questa cosa? Vorrei non essere testimonial di nulla.》riferì con convinzione.

《Per quale motivo? Potresti essere la voce di migliaia di ragazze come te che si trovano nella tua stessa situazione. Secondo me dovresti tenere in considerazione la cosa.》convenne zia Beth.  Alle orecchie di Lauren, la voce della donna risultò melensa, per dirla correttamente, quasi leccaculo.

《Non voglio accettare.》sbottò, totalmente contrariata.

《Io sto con Lauren, stranamente. La trovo una pessima idea. Non abbiamo bisogno di altra visibilità. 》zio Jean accorse ai fornelli per spegnere il fuoco. Si accorse, suo malgrado, che zia Beth fosse sul punto di bruciare lo stufato. Non le era successo mai, in tanti anni insieme, di abbrustolire una pietanza.

《Vorrei almeno che Lauren ci provasse. Che si recasse al centro per parlare con la responsabile. Poi deciderà il da farsi. Non dovremmo imcarnare la figura degli ottusi. Si tratta pur sempre di una cosa positiva. 》

Tutti restarono in attesa, tutti consapevoli spettasse a Lauren l'ultima parola.

《Pensaci, ti prego.》la donna incalzò di nuovo.

《Ci andrò, ma ad una condizione. Semmai non dovesse piacermi, voglio sentirmi libera di non andarci più. 》

Zia Beth applaudì, alzando il bicchiere ricolmo di vino. Per un certo verso, la donna, sentì di aver vinto. Aveva ottenuto il suo scopo con una certa facilità.

La rimpatriata famigliare venne interrotta dal suono insistente del campanello.

《Aspettiamo qualcuno?》chiese Maria, ancora seduta al proprio posto. Per tutto il tempo aveva sapientemente scelto di farsi gli affari propri. C'erano cose da adulti da cui aveva sempre preferito tenersi alla larga.

《Non che io sappia. È tardi, chi può aver bisogno di noi?》

Zio Jean si spinse sino alla porta. Osservò dallo spioncino, poi fece un passo indietro

《Beth vieni quì, per favore. 》

《Che succede?》

《Beth, ti ho detto di venire quì, ora.》

Lauren rimase in attesa, con l'unico fine di capirci qualcosa. Iniziò a pensare ad ogni eventualità. Chi sarebbe potuto giungere alla porta in tarda serata? Stephen? Colton? No, improbabile. Forse Kevin?
Chi avrebbe potuto mettere tanto in allerta gli zii? E se fosse stato Franklin... no, non ci volle nemmeno pensare.

《Non sei gradito quì, dovresti andartene. 》disse zio Jean, non appena la porta fu aperta per accogliere l'ospite indesiderato.

《Non mi interessa di quello che pensate, devo parlare con Lauren. Fatemi entrare. 》

Dalla sala da pranzo, le due ragazze sedute ancora a tavola, udirono l'eco di una baruffa verbale, posta in essere in entrata.

《Chi può essere? Vado a vedere!》

《No, Maria, stai quì. Sto iniziando a spaventarmi.》

《Torno subito, promesso.》

Anche Maria sparì di corsa, lasciando Lauren da sola, in sala da pranzo.
Il vociferare in entrata si fece sempre più intenso, colorito. I toni degli zii, poi di Maria, non lasciarono spazio all'immaginazione. Il nuovo arrivato avrebbe dovuto essere davvero un ospite poco gradito, visto l'astio riversato su di esso.

Lauren decise fosse giunto il momento di sapere.
Si alzò dal tavolo, con l'intenzione di raggiungere il resto dei famigliari nell'atrio, in entrata.
Si aiutò con il bastone, si trascinò a passi lenti sino sulla soglia della sala da pranzo.

Un suono la accolse, un ricordo vivido a farsi spazio nella memoria. Un pianoforte, un abbraccio, la promessa di un amore che ci sarebbe stato sempre. Una risata baritonale, appartenuta ad un uomo non più nel fiore dell'età. Una mancanza, ore, giorni, notti passate a farsi domande. L'idea di essere stata abbandonata, a sé stessa, per sempre.

《Finalmente ti rivedo! Come sei cresciuta, bambina mia! 》

Un abbraccio, due forti braccia a cingere l'esile corpo di Lauren, sotto gli occhi di tutti.

Infine, solo stupore. Un presente che andava incastrandosi perfettamente con il passato, una stretta mai dimenticata, ancora uguale a quella immagazzinata dai ricordi di Lauren.

Solo un momento per riordinare le idee. Lauren si rese conto non si trattasse di un sogno. Ricambiò l'abbraccio, senza tener conto degli sguardi curiosi degli zii, senza pensare alle mille domande che avrebbe voluto fare. Avrebbe preteso risposte, ma non in quel momento.

Quello, per assurdo, fu l'attimo più intenso di tutti. Quello che, per certi versi, permise a Lauren di sentirsi ancora bambina. Ancora sana, felice.

Niente e nessuno avrebbe mai potuto privarla di quella gioia momentanea. Nemmeno gli zii, o i loro pregiudizi, nutriti verso quell'uomo che avevano sempre detestato e tenuto distante.

Lauren ci avrebbe pensato dopo, al cosa fare, ma solo oltre quell'abbraccio che tanto le era mancato e che, fregandosene di tutto e tutti, si sarebbe gustata sino alla fine.

Trattenne le lacrime, ma a stento. Affondò il proprio viso sul petto dell'uomo, assaporandone tutto il profumo. Si stupì di non averlo dimenticato mai. Negli anni non era cambiato e si sentì grata fosse ancora tanto buono.

Per un momento sentì di non aver bisogno di altro. Né di Stephen, né di Colton, tanto meno degli zii. Il sangue del suo sangue era lì, per lei. Aveva lottato per esserci, Lauren se lo sentì sin dentro le ossa.

Lo accolse, come solo una figlia sarebbe sempre stata in grado di fare, con tutto l'amore celato, da sempre, segretamente nel cuore. Pensò di dirglielo, perché per anni aveva avuto il desiderio di farlo. Perché lui, in fin dei conti, avrebbe sempre posseduto il diritto e il dovere di saperlo. Una lacrima le rigò il viso. Lo concesse, solo a lei, di essere l'artefice di una promessa non mantenuta. Si permise di piangere, ma solo per lui, per il suo eroe.

《Mi sei mancato tanto, papà. 》

Cold Winds [COMPLETA IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora