Capitolo Due

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23 Maggio 1864

Caro diario,
questi ultimi giorni sono andati malissimo,
è successo tutto così in fretta ed inevitabilmente.
Ieri ho cercato di salvare un uomo ma non ce l'ho fatta, è morto davanti ai miei occhi. Durante la notte sono andato a seppellirlo in cima ad una collina e subito dopo sono tornato nella mia tenda. Sono rimasto un po' sconvolto se devo essere sincero. Inoltre non mi aspettavo che – in quanto? Ah si, tre giorni – potessi perdere l'amore della mia vita.
È entrato nella mia vita e l'ha stravolta, completamente.
Quando lo vidi la prima volta, con quei riccioli adorabili che adornavano alla perfezione il suo viso, sentii il mio cuore perdere dei battiti. Cambiò tutto quando lui si presentò a me con il nome completo di Harold Edward Styles, con la sua voce da bambino qual era. «Sono Louis William Tomlinson», gli risposi io mentre lui ripeté il mio nome. Sembrò così armonioso dopo averlo sentito dalla sua voce. Mi persi completamente a fissarlo. Nessuno può capire quanto io ami quell'uomo.
Ricordo ancora i suoi ricci che solleticavano il mio petto dopo aver passato la notte insieme, abbracciati, mentre fuori c'era il caos più totale.

Sono innamorato di lui, eccome se lo sono. Ho perso completamente il senno della ragione e la capacità di fare delle scelte da solo, senza che lui mi condizionasse.
Lo amo così tanto che, Dio, non saprei nemmeno come spiegarlo a parole.
Ricordo quando i suoi occhi verdi incontrarono i miei  la prima volta da quando capii che era più di un amico, quando entrò a palazzo dopo essere stato al funerale dei suoi genitori con i suoi vestiti eleganti addosso. I suoi occhi bruciavano nei miei, cercavano di leggere la mia anima.
Non opposi resistenza e non distolsi lo sguardo dal suo, infondo come potevo farlo? Erano gli occhi più belli che avessi mai visto. Quel verde smeraldo che brillava nella notte, con tutte quelle sfumature che sembrassero raccontare la vita di quell'uomo.

Ed adesso sono qui, a ricordarlo e a bagnare il foglio con le mie lacrime amare, dopo averlo lasciato andare come un idiota. Perché è questo che sono, un completo idiota.
Spero vivamente che lui un giorno, come tre giorni fa, venga qui e mi abbracci facendo volare via le mie paranoie insieme al vento, come le foglie d'autunno.

Louis chiuse il diario, contenente tutti i suoi pensieri dal giorno in cui era partito per la guerra.

Aveva paura, eccome se ne aveva.
Aveva paura di non ritornare più a casa.
Aveva paura di non rivedere mai più la sua famiglia.
Aveva paura di non vedere mai più Harry.
Eppure quella paura sembrava essere ormai diventata una terribile e dolorosa realtà.
Louis aveva già perso Harry, non lo avrebbe più visto.

Scacciò via quei pensieri dalla sua mente.

"Forse è meglio che vada." qualcuno parlò e Louis si asciugò le lacrime in fretta e furia.

"Oh, scusatemi padre. Ero solo..." si interruppe non sapendo che scusa dire all'uomo che si trovava davanti a lui.

Il padre di Louis era un uomo massiccio, poco più alto di lui e pelato.

"Tranquillo figliolo, va tutto bene." sorrise l'uomo, avvicinandosi al figlio dandogli una pacca sulla spalla, e Louis tirò un sospiro di sollievo rendendosi conto di quanto in realtà al padre importi ben poco del figlio.

"Cosa ci fate qui? Pensavo non vi interessasse vedermi dare degli ordini ad un esercito da voi precedentemente comandato." disse Louis con schiettezza guadagnandosi uno sguardo tutt'altro che amichevole dall'uomo che lo aveva cresciuto.

In realtà per Louis era come se quel padre non fosse mai esistito.
Perché?
Perché il padre non c'era mai al cenone della vigilia di natale.
Perché non portava mai dei regali al figlio dai posti in cui tornava dai suoi innumerevoli viaggi.
Perché è stato assente per tutto il tempo, lasciando Johannah ad occuparsi di lui e di altri sei figli.
Perché Louis non aveva una figura paterna nella sua famiglia, per lui quell'uomo era solo chi lo aveva dato alla luce e basta.

"Ti sbagli Louis. Sono molto orgoglioso di tutto ciò che stai facendo per il paese." Louis semplicemente annuì, sapendo che erano tutte menzogne quelle che uscivano dalla bocca di suo padre.

"Padre perché siete qui?" chiese di nuovo Louis e l'uomo ancora una volta sviò la domanda, cambiando argomento.

Iniziarono a parlare di come stesse andando dall'altra parte del paese, con il minor numero di truppe Tedesche che invadevano il territorio britannico.

In quel periodo la Germania e la Gran Bretagna erano in conflitto tra loro. Perché?
Beh non si conosceva il vero motivo di tanto astio. Si conosceva solo la voglia dei tedeschi di prendere sotto controllo il regno ed avere il comando sulla maggior parte del continente europeo. Erano già riusciti a prendere la Francia e l'Italia, mentre gli Spagnoli chiesero un po' di pace pagando un bel po' per non essere assaliti dalla furia dei Tedeschi.

Così presero d'assalto uno dei regni più potenti del mondo di quell'epoca, la Gran Bretagna.

Lottavano con le unghie e con i denti per prendere Londra ma non ci riuscirono, essendo la difesa Britannica molto forte, e si spostarono più a nord, nel territorio che Louis era stato chiamato a difendere.

"Volevo vedere come ti andava il lavoro figliolo. Inoltre ti ho portato un regalo, usalo bene." rispose l'uomo facendo un occhiolino ed uscì un attimo dalla tenda.

Rientrò con la mano intorno al polso di una ragazza, vestita di tutto punto, e il padre di Louis la presentò.

"Louis ti presento Danielle, ti farà compagnia stanotte." Louis la guardò e le sorrise leggermente per non fare brutta figura davanti a suo padre. La ragazza non lo attirò affatto, era ben altro quello che piaceva a Louis e lui lo sapeva con certezza.

"Salve, Louis. È un piacere conoscervi." la ragazza, Danielle, fece un piccolo inchino spostando il vestito per poi risistemarlo pochi secondi dopo, essendo tornata in posizione eretta.

"Il piacere è mio." disse Louis educatamente baciando il dorso della mano di Danielle. Nonostante il fatto che lei non le interessasse nemmeno un pochino, Louis si sarebbe comportato in maniera educata, dando una buona immagine di sé.

"Vi lascio soli, penso che abbiate molto di cui parlare." disse l'uomo mentre uscì dalla tenda e, sull'uscio della 'porta', si girò verso Louis facendogli un occhiolino e se ne andò.

"Scusate mio padre, miss Danielle. A volte sembra davvero così... stolto." esclamò Louis, sempre con educazione. Voleva dire altro sul conto di suo padre ma decise di tenere tutto per sé.

"Non vi preoccupate, anche mia madre è così. Sapete, secondo me, se vostro padre non fosse sposato con un'altra donna sarebbe perfetto con mia madre. Hanno lo stesso caratteraccio." disse Danielle ridacchiando con Louis.

"Scusatemi, non avrei dovuto pronunciare l'ultima frase." si scusò la ragazza e Louis le rivolse un sorriso sincero, facendole capire di non preoccuparsi.

"Miss Danielle io devo dirvi una cosa, ho paura di quello che potete pensare di me però. Vi prego di mantenere questa cosa fra me e voi." disse Louis mentre prese a giocherellare con le sue dita per il nervosismo.

Prese uno sgabello e lo porse alla ragazza, invitandola a sedersi. Lei annuì e lui poggiò lo sgabello a terra.

Prese la sedia che si trovava dietro la sua scrivania e la portò di fronte alla ragazza, poggiandola a terra e si sedette su di essa.

"Miss Danielle vedete, stasera non passerò la notte con voi." disse Louis e prese un profondo respiro mentre Danielle cercò di aprire bocca ma lui le mise un dito sulle labbra, impedendole di parlare.

"A me piace un uomo." gettò fuori la verità tutta d'un fiato mentre fissava le sue dita che giocherellavano tra loro.

Spazio autrice
Parto subito col dire che vi ringrazio tantissimo per il supporto che state dando alla storia, vi amo. See ya soon <3
ps. vi chiedo scusa per gli eventuali errori, fatemeli notare così da correggerli :)

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