Capitolo Dieci

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Louis' pov

Non mi aspettavo di vederla lì. In realtà non mi aspettavo di vederla per niente, non dopo quello che era successo l'ultima volta.

Aveva mandato tutto a rotoli, so che era stata lei a farlo. Era una grandissima egoista quella ragazza, pensava solo a se stessa.

Lei era la rovina, la mia rovina, la sua rovina, ma soprattutto: la nostra rovina. Stava per esserlo, ma ero riuscito a farle tenere la bocca chiusa e a convincerla di andarsene, anni prima.

Nonostante la guerra voleva rimanere. Ho dovuto avere uno scontro diretto con lei, all'accampamento, per riuscire a convincerla di lasciarmi in pace ed andare lontano da me. Il più lontano possibile da me, ovviamente. Ma soprattutto, il più lontano possibile da Harry.

La odiavo, prima e tutt'ora. Non riuscivo a capacitarmi di averla lì davanti a me, non ci riuscivo proprio. Mi stava troppo antipatica, non mi piaceva per niente averla intorno.

Era una stupida ragazzina, ossessionata da me ed Harry, che aveva capito tutto e non voleva tenere la sua maledetta bocca chiusa.

Si era intromessa nella nostra relazione, provandoci spudoratamente sia con me che con il mio ragazzo. Era riuscita a dividerci, ma il nostro amore è stato più forte e siamo riusciti ad uscirne insieme.

Mi alzai da tavolo, velocemente, così tanto da farmi avere un giramento di testa, per il movimento troppo veloce, per l'appunto.

"Louis? Va tutto bene?" chiese Harry mentre annuii ed accostai la sedia vicino al tavolo.

"Louis, figliolo, resta. Hai mangiato pochissimo." disse mia madre guardandomi ed io abbassai lo sguardo.

"Non ho molta fame, madre." risposi semplicemente prima di andarmene, ma qualcuno mi fermò prima che potessi uscire definitivamente dalla stanza.

"Louis, ti prego, siediti." insisté Danielle, ma io scossi la testa, tirando il mio polso, liberandomi così dalla sua presa.

"Danielle, devo andare, non insistere." scattai, nervoso ed abbastanza arrabbiato.

Volevo andarmene, se fossi rimasto avrei urlato contro tutti e avrei fatto a pezzi quella ragazza, nonostante fosse, per l'appunto, una ragazza.

Non mi interessava niente che la riguardasse, volevo solamente sapere il perché fosse tornata qui, a Londra, invece di rimanere in Spagna, dove era tutto tranquillo.

Volevo sapere perché stesse ronzando intorno ad Harry, di nuovo, ma soprattutto, volevo sapere il perché Harry non mi avesse detto niente riguardo tutto ciò.

Aprii la porta della sala da pranzo ed uscii, chiudendomela alle spalle facendola sbattere violentemente contro il muro, così forse avrebbero capito di lasciarmi in pace e di non venire a cercarmi.

Percorsi tutto il corridoio che mi separava dalla solita rampa di scale, che avevo salito e sceso un bel po' solo da quella mattina.

Salii al primo piano, guardandomi intorno e notando quanto in realtà la casa fosse sempre la stessa, non era cambiato nulla. Sempre la solita carta da parati, sempre le solite porte, perfino i quadri erano gli stessi, ce n'era qualcuno in più però.

Mi ritrovai in fretta davanti ad una porta, una porta che non veniva aperta, da me, da molti anni. Abbassai la maniglia, lentamente, e mi azzardai a spingere, aprendo pian piano la porta. Appena fu completamente spalancata un profumo familiare invase le mie narici: c'era il profumo di Harry nella mia stanza.

Rimasi fermo, lì, sulla soglia mentre nella mia testa riaffioravano i ricordi, guardando tutti gli elementi che componevano quella stanza. La mia stanza.

1864 | l.s. | Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora