Eijirou Kirishima, 21 anni, prossimo alla laurea. O almeno, così sperava.
Non era mai stato una cima in alcune materie scolastiche, quali la matematica, ma era sempre rimasto affascinato dallo sport.
Era così che cercava di apparire agli altri: bello, dal fisico mozzafiato e soprattutto sorridente.
Perennemente sorridente.
Unici difetti: troppo buonismo e forse infantilismo.
Vittima di bullismo alle scuole medie, aveva trovato nello sport una valvola di sfogo, zittendo quei ragazzi che non avevano visto crescere in lui la depressione, perdendo miseramente.
Perché buttarsi giù?
Finite le scuole, aveva dimostrato loro che non gli interessava quello che dicevano: lui sarebbe diventato un personal trainer.
Quindi, iniziata la palestra, il suo corpo gracile si era trasformato, ponendo così fine alle loro bravate.
Per non parlare delle ragazze: le lettere lasciate nell'armadietto non mancavano quotidianamente, diventando popolare già dal liceo.
Di quest'ultima cosa, però, non si interessò: l'amore era una cosa che non aveva mai provato per nessuno.
Cosa che lo sfiorò a 21 anni, nel modo più semplice, inaspettato.
Iniziamo a raccontare le cose dal principio.
Come ogni universitario, oltre allo studio e gli hobby, si era concesso un lavoro part-time in un bar.
Paga discreta, adatta per pagarsi la piccola stanza in affitto al dormitorio e la palestra.
L'università era, per sua fortuna, pagata tramite le classiche borse di studio per il reddito dei suoi genitori. Nulla gli vietò di responsabilizzarsi, trasferendosi nel dormitorio dell'università e di concedersi quel piccolo lavoro.
Una sera si trovò un piccolo gruppo di ragazzi seduti ad un tavolo e ne rimase incuriosito: l'entusiasmo era talmente contagioso, che li servì sorridendo e lieto che non fossero i soliti ragazzi molesti.
La serata trascorse in tranquillità, tra quel gruppo e qualche coppia intima che si scambiavano timide effusioni, ma non fastidiose.
Una volta terminato il turno, notò che una sola persona era rimasta nel locale. Era un ragazzo alto, biondo con occhi rossi come rubini.
Gli si avvicinò, chiedendosi perché non fosse andato via con il resto del gruppo.
Tuttavia era un cliente e, nonostante il suo turno fosse già concluso, andava trattato come tale.
Cordialmente e con il suo beffardo sorriso aguzzo, gli si avvicinò, chiedendogli se desiderasse ordinare altro.
Il ragazzo continuò per qualche istante a guardare fuori dalla vetrata, voltando poi lo sguardo verso di lui, dissentendo con la testa alla domanda.
Non lo vide alzarsi, solo a riprendere ad osservare quella poca vita notturna che si intravedeva attraverso il vetro.
Rimase interdetto, poi si illuminò andando al bancone per prendere due drink e tornare a sedersi davanti al ragazzo.
"Offro io."
Non lo avrebbe disturbato, si limitò solo a stare in silenzio.
Anzi, ad ascoltare quel suo silenzio.
Lo aveva incuriosito per tutta la sera: mentre il resto del gruppo era esagitato, il biondo se n'era stato per gran parte del tempo con un leggero broncio, e a rispondere con frasi brevi o poco aggraziate.
Chi gli stava davanti in quel momento, invece, aveva uno sguardo totalmente diverso, quasi triste.
Lo vide fare un cenno con la testa in segno di ringraziamento e prendere un breve sorso della bevanda.
Gli sorrise di rimando, imitando il sorso di Bayles e rimanendo in silenzio, quasi non volesse disturbare quella quiete.
Si prese del tempo per osservalo: lineamenti fini nonostante a primo impatto potesse sembrare tutt'altro per lo sguardo tagliente, un fisico per nulla trascurato, capelli biondi e occhi profondi come rubini.
Forse lo aveva guardato con troppa insistenza: il ragazzo si alzò, andandosene con un gesto della mano e un "Ci vediamo.".
E lui, che voleva offrire quel bicchiere, si era ritrovato con una banconota sul tavolino.
Non vide più quel ragazzo, ma senza trovare spiegazione, gli occupò gran parte dei suoi pensieri.
Aveva provato a chiedere in giro se qualcuno lo potesse conoscere, ma invano: senza un nome o qualche indizio in più, nessuno sapeva rispondergli.
Chi era?
Perché aveva quello sguardo perso, una volta solo?
Un amico gli chiese il motivo di quella che stava diventando un'ossessione.
"Perché ti interessi tanto? È stato un cliente come tanti."
Non aveva saputo dar risposta.
Non sapeva nemmeno lui il perché di tutto quell'interesse.
Forse perché era la prima persona con la quale non era riuscito a dialogare?
A Kirishima bastava sorridere e tutti si aprivano a lui senza problemi.
Forse anche per essere un bel ragazzo, ma anche con persone dello stesso sesso non aveva mai avuto grossi problemi nel socializzare.
Eppure quel ragazzo sembrava diverso.
Quasi chiuso nel suo mondo e che nessuno potesse entrarci..
Tuttavia, quegli occhi lo rincorsero a lungo.
Forse era passato un mese da quell'incontro, perdendo quasi le speranze di rivederlo.
Quella sera stava maledicendo il collega ammalato, ritrovandosi con il locale pieno.
Il suo titolare non aveva battuto ciglio e non gli aveva permesso di chiamare qualcuno ad aiutarlo, rimanendo solo a gestire il tutto.
Si voltò sorridendo ai nuovi clienti, salutandoli per poi rimanere letteralmente senza parole.
Quel gruppo era tornato in quel bar.
Incrociò quei rubini, ma si distrasse quando uno degli altri ragazzi gli domandò se ci fosse stato ancora un tavolo libero.
Ne indicò uno al fondo della sala, avvisandoli che sarebbe andato a prendere le loro ordinazioni il prima possibile.
Fu un disastro: sbagliò qualche ordinazione, ruppe un bicchiere e per poco non rovesciò il vassoio su una ragazza.
Tirò un sospiro di sollievo solo quando la sala si era quasi svuotata.
Non attribuiva a nessuna motivazione quel nervosismo, ma da quando era entrato quel ragazzo, si sentiva irrequieto, quasi a disagio.
Salutò gli ultimi clienti e tirò giù la saracinesca, lasciando poi l'ennesimo sospiro per scaricare la tensione.
Sussultò notando il biondo seduto al bancone.
"Scusa, non avevo notato che ci fossi ancora tu."
"Un Bayles senza ghiaccio."
Rimase sorpreso dalla richiesta, sorridendo e prendendo due bicchieri, versandone il contenuto dalla bottiglia.
Si sedette accanto a lui e prese un sorso della bevanda.
Ne seguì un silenzio strano, accompagnato solamente dal rumore dei bicchieri che si appoggiavano sul ripiano di legno.
Cercava di nasconderlo, ma di rado gli lanciava qualche sguardo.
Era da tanto, forse per la prima volta, che non sapeva come comportarsi.
Quello sguardo lo incantava, quegli occhi lo rapivano.
Si ritrovò senza motivo a parlare, raccontando le cose più stupide e ciò che gli era accaduto durante alcuni turni. Forse per rompere il ghiaccio o semplicemente per non stare in quel silenzio quasi imbarazzante.
L'altro si limitava solamente a frasi concise o semplicemente non diceva nulla, mugugnando per fargli intendere che lo stesse ascoltando.
Si fece tardi e decisero di uscire dal retro, facendo un pezzo di strada insieme, dove continuò a parlare di sé.
Voleva sapere di più su quel ragazzo, avrebbe voluto fargli qualche domanda, ma ebbe la sensazione che se l'avesse fatto, quella serata sarebbe finita troppo presto.
Si dovettero separare ad un incrocio.
Si salutarono con un cenno di mano, accompagnato dal suo sorriso ormai costante.
Una sola cosa doveva chiedergli.
"Sono Eijirou Kirishima. Posso sapere almeno il tuo nome?" domandò mentre lo vedeva incamminarsi.
Lo vide voltarsi, guardandolo sopra la spalla con un ghigno, per poi aggiungere "Bakugou Katsuki." e riprendere il cammino.
Ora quel viso aveva un nome.
Non seppe perché, ma lo trovò bellissimo.
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Sunshine [Bakushima]
FanfictionNon è ambientata nella realtà della storia originale. Due ragazzi normali, senza poteri e minacce. Bakushima.