🤍:: one, Sturbucks.

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🤍:: Eben point of view.

Uscire di casa in ritardo? Sempre.

«Dove devi andare così di fretta?» chiede il mio migliore amico dall'altra parte del telefono.
«Devo andare a riprendere mia sorella, non ha ancora la patente» guardo lo schermo e lo vedo imbronciarsi.
«E adesso che c'è?» chiedo io, mentre beve il milkshake al caffè con la cannuccia.
«Non mi avevi mica detto di avere una sorella, com'è?» lo guardo male.
«Bellissima e di proprietà privata» alza le mani alla mia risposta, mentre salgo in macchina.

Dopo diversi minuti arrivo alla Beverly Hills High School, e parcheggio fuori dal cancello avviandomi dentro, mentre tutti mi guardano e bisbigliano tra di loro.
Ho scritto clown sulla fronte per caso?

«Oh ma ce l'hai fatta!» urla incazzata mia sorella.
«Stavo parlando con Jonah» alza gli occhi alla mia giustificazione, e sbatte l'anta del suo armadietto nero.
«Jonah, Jonah e Jonah. Inizio a pensare che non esiste nessun Jonah» dice mentre cammina, arrivando in cortile.
«Vuoi vederlo?» scuote la testa, poi saliamo in macchina.
«No, non mi interessa vederlo, non voglio vedere nessuno.» buffo annoiato da quella sua stupidissima convinzione, e le faccio il solito discorso che scoccia anche me.

«Ma perché non vuoi conoscere nessuno? Ti farà bene avere un amico!» lei mi guarda, non affatto motivata.
«Io non voglio avere un amico, non dopo quello che è successo. E poi sto bene con Shawn Mendes nelle orecchie» sospiro guardando davanti a me rassegnato, intanto lei si infila le cuffiette.

Dopo uno o due minuti mi squilla il telefono, do una gomitata a Delilah e lei afferra il mio telefono annoiata. Sblocca la chiamata e si porta il telefono accanto all'orecchio.

«Pronto?» dice lei e io ridacchio. Non sa proprio socializzare.
«Chi sei?» scoppio a ridere per la sua faccia.
«Casomai chi sei tu.» aggrottò la fronte, cercando di farmi notare.
«Aah, allora non era una cazzata, Jonah esiste!» attacco a ridere di nuovo, quasi con le lacrime agli occhi.
«Smettila di ridere deficiente, comunque Jonah dice che oggi alle 17:30 ti aspetta da Starbucks per parlare del tour.» annuisco, e noto immediatamente che lei si rattrista.
«Va bene, ciao Jonah» dice alla fine, chiudendo la chiamata e rimettendo il telefono dov'era.
«Tutto bene?» annuisce, e vedo che si fa rossa.

Quando si fa rossa significa che ha caldo, e se ha caldo ha qualcosa. Come potrebbe essere ansia, o anche tensione. Insomma, qualcosa di negativo che sono sicuro riguardi me, al 100%.

«Lo so che c'è qualcosa che non va, hai le guance tutte rosse.» le faccio notare io, mentre lei scuote la testa.
«Ho solo caldo» risponde aprendo il finestrino.

Arriviamo a casa, e lei corre in camera sua.
Cavolo dovevo saperlo.

«Delilah, apri la porta. Devo chiederti una cosa.» non risponde, c'è silenzio, poi mi gratto la nuca pensando.
«Possiamo parlare?» insisto bussando, ma si mette a suonare la chitarra.

Sospiro, e mi siedo a terra poggiandomi con la schiena al muro. Aspetto che lei si calmi per poi farla parlare.
Nel frattempo mi metto a fissare il muro, non dovrebbe metterci molto comunque. Dopo un po', inizia a cantare e, cavolo che voce che ha.

Accedo il telefono, e vedo che sono le 17:13. Così mi alzo, e lei esce dalla stanza con lo skateboard in mano.

«Esci?» mi accerto, pulendomi le mani.
«Vado a prendere aria» annuisco accennando un sorriso, e scende le scale sbattendo la porta all'ingresso.

Chiudo gli occhi. Va sempre tutto male con me. Spero che i ragazzi accettino di andare in tour, così mi tolgo dai piedi e le miglioro la vita. Non faccio altro che farla stare male, e non so neanche come faccio.

Esco anche io, e vado da Starbucks dove mi ha dato appuntamento Jonah. Cerco di mantenere la calma tirando l'ennesimo sospiro, ed entro nel bar senza pensarci troppo.
Mi guardo attorno, poi vedo Daniel, Corbyn e Jonah seduti a qualche metro da me. Mi siedo mettendo i palmi dalle mani sugli occhi, e li stropiccio.

«Amico, tutto bene?» chiede Corbyn alla mia destra, poggiandomi una mano sulla spalla.
«Certo, perché dovrebbe andare male? Sto solo facendo del male a mia sorella senza sapere come, ma tranquilli, sto benissimo. Una meraviglia.„ metto le braccia conserte sul tavolo, e ci incastro la testa, mentre qualche lacrima mi bagna le guance.

Loro non rispondono, e va benissimo così.

💭:: Eben's sister, a Daniel Seavey fan fiction.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora