Myra entrò nell'ennesimo negozio sulla Fifth Avenue, assicurando il suo fidanzato che ci avrebbe messo pochissimo. Eddie sospirò sconfitto, le labbra schiuse seguite da un broncio infastidito mentre la guardava sparire oltre la porta della boutique. Non che non volesse credere alle promesse della ragazza, ma in fondo gli aveva rivolto quelle stesse parole anche prima di entrare da Bergdorf Goodmann e uscirne solo dopo un'intera ora. Stessa storia, se non peggiore, da Barney's New York.
Tutte le domeniche, da quando lui e Myra avevano cominciato a frequentarsi, le passava in quel modo, odiandole di settimana in settimana sempre più fortemente, senza riuscire nonostante ciò a ribellarsi. Perché non poteva dirle semplicemente che no, non aveva voglia di perdere l'intero giorno a perlustrare ogni singolo negozio d'alta moda di New York?
Eddie Kaspbrak non era mai riuscito a capire se stesso. Tutta la sua vita, da che ne aveva memoria, era stata un susseguirsi di scelte prese senza una logica razionale e completamente in contraddizione con ogni sua principale volontà, a partire dal proprio lavoro. Come un aspirante medico avesse improvvisamente cambiato rotta, ritrovandosi a gestire una ditta di limousine, proprio non riusciva a spiegarselo. Sicuramente la dea bendata aveva giocato a suo favore, d'altronde ditte come la sua a New York nascevano come i funghi e morivano nel giro di una settimana. A lui invece gli affari andavano a gonfie vele, talmente tanto da avere al suo servizio cinque autisti che scarrozzavano in giro le più ricche famiglie dalla città. Una vita niente male, in fin dei conti, ma che allo stesso tempo non sembrava calzargli alla perfezione. Non se ne lamentava, sapeva che sarebbe stato scorretto nei confronti di chi le sue fortune non poteva nemmeno sognarsele, eppure si sentiva in un certo senso in difetto. La verità era che si sarebbe aspettato di avere una vita stabile, una volta giunto sulla soglia dei trenta e, anche se in apparenza potesse sembrare così, lui si sentiva costantemente in bilico sull'orlo dell'incertezza. Era un po' come se stesse vivendo provvisoriamente, come se quella non fosse la via definitiva che l'avrebbe portato a sentirsi pienamente appagato. Razionalmente era cosciente del fatto che una cosa del genere avrebbe potuto pensarla al massimo un adolescente che si arrangiava con un part-time, non di certo un imprenditore con casa e lavoro stabile.
Nemmeno Myra era la scelta definitiva, sapeva bene anche quello. Certo, era una donna dolce e premurosa, si prendeva cura di lui costantemente (forse con troppa dedizione) e sicuramente lo amava. Ma con altra sicurezza sapeva di non amarla, o almeno non come si dovrebbe amare la donna della propria vita. A dimostrazione di ciò, c'erano quelle domeniche, da lui considerate infernali. Se fosse stata la sua anima gemella, giornate del genere le avrebbe considerate come oro, non come la via percorsa dai fuorilegge per giungere al patibolo.
Il suo filo rosso del destino, quello che avrebbe dovuto legare indissolubilmente due anime predestinate, neanche s'incrociava con quello di Myra. Magari lui non ne aveva nemmeno uno intrecciato al mignolo, dato che mai, da quando aveva memoria, si era sentito compatibile con qualcuno corpo e mente. Le farfalle allo stomaco, l'emozione dell'attesa, i vuoti nel petto per l'aspettativa: erano tutte sensazioni ad Eddie sconosciute. Non ricordava nemmeno con chi si fosse scambiato il primo bacio. Forse la sua era una di quelle anime difettose: nascosta sotto uno spesso velo di apatia, nata per stare e finire isolata da tutte le altre.
E allora la domanda sorgeva spontanea: perché continuava a stare con lei? La scintilla del momento? Per l'amor del cielo, quella non c'era mai stata. Myra non era fuoco e passione, bensì un porto sicuro dove rintanarsi. Perché, in realtà, Eddie moriva dalla paura, inorridiva al solo pensiero di passare il resto dei suoi anni nella più completa solitudine. La sua presenza lo faceva sentire protetto, la certezza che non sarebbe andata via a meno che non fosse stato lui a cacciarla lo rincuorava. D'altronde, non era meglio essere amati che amare? E forse, proprio quel pensiero che ormai covava nel suo petto l'avrebbe spinto a prenderla in moglie un giorno. Sapeva perfettamente di essere un vigliacco e un ipocrita, che solo un vile poteva fingere di provare sentimenti forti per una persona che a malapena riusciva a tollerare. Era riuscito a costruire una vita apparentemente perfetta, in una città claustrofobia e con una donna che giorno dopo giorno gli ricordava sempre di più sua madre (sotto tutti i punti di vista). Eddie Kaspbrak si era trasformato nel sadico burattinaio di se stesso, che muoveva i fili al solo scopo di auto-sabotarsi. Un qualsiasi strizzacervelli l'avrebbe considerato come un interessante caso da analizzare. Lui in primis avrebbe voluto scavare nella propria mente, alla disperata ricerca di una spiegazione che giustificasse quel suo essere così contraddittorio. Chissà, magari la terapia sarebbe stata la strada giusta da intraprendere anche per comprendere quel senso di vuoto e inappagamento che lo attanagliava fino a scombussolargli il sonno. Quasi riuscì a sentire la voce stridula di sua madre rimbombargli nelle tempie e suggerirgli di farsi visitare da uno specialista.
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Akai Ito [Reddie One Shot]
Fanfiction[Reddie One Shot] DAL TESTO: "Il suo filo rosso del destino, quello che avrebbe dovuto legare indissolubilmente due anime predestinate, neanche s'incrociava con quello di Myra. Magari lui non ne aveva nemmeno uno intrecciato al mignolo, dato che mai...