22° Capitolo: Il Diavolo

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Quando mi sveglio la stanza è avvolta nel buio. La flebile luce che entra dalla finestra illumina lievemente la stanza, contornando le cose presente in esse. Jenna dorme al fondo del mio letto. La stanza è avvolta dal silenzio, quasi innaturale. Mi alzo dal letto trattenendo i gemiti di dolore e vado verso il balcone e dopo averlo aperto un vento freddo mi sferza il viso. Indosso ancora l'accapatoio di ieri e comincio a tremare dal freddo, ma non mi muovo ad entrare dentro.

Mi accovaccio a terra e mi rannicchio su me stessa nel tentativo di scaldarmi ma senza successo. Tra le barre del balconcino vedo la figura di un ragazzo tra gli alberi, intento a scrutare l'aria intorno a lui. Quando alza lo sguardo i nostri occhi si scontrano e i suoi occhi neri sembrano risplendere di una strana luce. Nel buio non riesco a distinguere chi sia, ma c'è qualcosa in quegli occhi e in quel sorriso che mi sà di familiare. Così come è apparso scompare. 

Sbatto più volte gli occhi, chiedendomi se tutto questo me lo sono immaginata  oppure se è successo per davvero. Scuoto la testa per dimenticarmi di quello che è appena successo qualche secondo fa. Mi tiro su in piedi con tutto il corpo intorpidito. Vado verso l'armadio e mi vesto, indossando biancheria, un collant nero e un maglione verde. Torno nel letto e mi sdraio e guardando il soffitto mi addormento ancora.

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Mi sveglio con due occhi verdi che mi osservano dal lato opposto del letto. Jenna sta ancora dormendo rannichiata su ste stessa e mia mamma e seduta su una sedia accanto alla mia testa. "Come stai?" mi chiede. "Bene" rispondo. Effettivamente mi sento meglio. La pelle mi fa ancora leggermente male, ma le ferite credo si stiano emarginando. "Dovresti prepararti. Oggi dobbiamo fare una cosa" mi dice lei distogliendo lo sguardo.

"Cosa?", "Il funerale di tuo padre" sussurra. Il mio cuore perde cento battiti. Non sono pronta, non ancora almeno; vedere il corpo di mio padre freddo e immobile, chiuso dentro una scatola di legno è troppo per me adesso. "Mamma, non so se è il caso" dico. "Kassy, lo so che non sei ancora pronta. Non lo sono nemmeno io ma dobbiamo farlo" e detto ciò si alza andando vesro la porta.

"Vestiti di nero, miraccomando. Ah, Kassy" richiama la mia attenzione, "Non farci caso se ti osservano tutti oggi" e detto questo esce dalla stanza senza darmi il tempo di controbattere. Mi alzo dal letto e vado verso il bagno. Quando vado davanti allo specchio le occhiaie sono meno visibile e i capelli sono leggermente crespi. Opto per farmi un'altra doccia.

Mentre sfilo la maglia vedo le due bende laterali sui fianchi. Le scosto e trattengo un signhiozzo. Sono due tagli, da un po' più basso rispetto al seno fino all'elastico delle mutande. Lo stesso dall'altra parte. La ferita è più scura verso l'interno, mentre i contorni sono di un rosso più accesso. Una spessa crosta ricopre il tutto. Rimetto con cura le bende e guardo le ferite sulle braccia : stessa situazione. 

Finisco di svestirmi e mi faccio una doccia veloce. Quando ritorno in camera vedo John con un pacco in mano seduto sul mio letto, assorto nei suoi pensieri. Tossisco lievemente per farmi notare e lui si gira verso di me, sobbalzando lievemente. "Kassandra" dice a mo' di saluto. "John. Uhm, hai bisogno di qualcosa? No perchè io..", "Tieni, questo è per te. Per stasera" e detto questo se ne esce, lasciando il pacco sul letto. Mi avvicino al letto e quando lo apro scopro un vestito nero, con dei merletti argentati a fare da colletto. Lo provo e mi sta decisamente aderente e anche corto fino a metà coscia. L'unico problema e che non copre le ferite sulle braccia.

Il resto del pomeriggio lo passo a coccolare Jenna, a trovare un paio di scarpe adatte e con mia mamma che mi porta qualcosa da mangiare per poi prepararmi per questa sera.
"Mamma, io non so se ce la faccio. Vedere papà in quel modo..io.." le parole mi muoiono in bocca. Mia mamma si avvicina a me e inizia ad accarezzarmi la testa. "Andrà tutto bene tesoro. Tu solo, non dar peso alle occhiate della gente" mi dice lievemente tesa. Non mi da il tempo di spiegarsi che mi tira verso la porta per scendere di sotto.

Kassandra - La figlia del diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora