5.3 L'Attacco

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Sono concentrata nell'osservare la penna, quando mi ricordo che non avevo portato solo quella dal regno onirico: c'era anche la lettera che la figura mi aveva fatto trovare, quindi la prendo e inizio a leggerla:

" Stimatissimo Jacob,
Come sai i tuoi genitori non torneranno dal loro viaggio di pace, se così possiamo chiamarlo, ma non è per questo che ti ho scritto, l'ho fatto per darti un'opportunità di salvare almeno un membro della tua famiglia. Vedi sappiamo che tua sorella possiede la chiave del varco che ci permette di accedere al mondo degli umani, perciò se ci facessi la cortesia di portarci quel che chiediamo risparmiaremo tua sorella e forse se sarai abbastanza collaborativo potremo, anzi non so perché uso il plurale dal momento che solo Io prendo le decisioni qui, comunque potrò pensare di lasciarti tornare al tuo regno.
A te la scelta, cordiali saluti
Omifaso re degli incubi."

Capisco che è una lettera di Omifaso non solo perché c'è la sua firma, anche perché il tono in cui l'ha scritta, probabilmente uno dei suoi servi, è identico a quello che aveva l'unica volta che mi aveva parlato: sarcastico sprezzante, privo di filtri.

Finito di riflettere sullo stile della scrittura, mi concentro sul significato. Erika mi aveva raccontato che Jacob aveva deciso di affrontare Omifaso, ora so però che non era così, il fratello aveva solo ceduto al ricatto e Omifaso non "aveva pensato di farlo tornare". Se è veramente andata in questo modo, spiega come sia possibile che il rapace sia arrivato qui. Allora questo significa che Erika mi ha mentito sul fatto che ci sia una barriera a proteggere il varco? E perché Omifaso non usa la chiave?

Inoltre devo pensare chi realmente sia l'ombra e il motivo per cui non vuole che Erika legga questa lettera forse è il fratello o uno dei suoi genitori...

Sono immersa nelle mie riflessioni ed entra all'improvviso mia madre nella mia stanza rimproverandomi:

- Cosa ci fai ancora a letto?!? Alzati o farai tardi a scuola!-

- Si scusa mamma.-

Nascondo la lettera, prendo la penna e mi preparo. Oggi abbiamo educazione fisica almeno potrò parlare con le mie amiche di altro oltre ai miei sogni e riuscire a distrarmi un po'.

Le nostre lezioni di ginnastica consistono infatti nel raggiungere la palestra, stenderci sui materassini e fare conversazione mentre l' insegnate guarda il telefono. Non che mi lamenti, è bello non fare nulla ed avere un otto assicurato.

Come ogni volta stavamo chiacchierando, poi  improvvisamente vedo una strana creatura simile ad un uccello, ma senza testa né becco né zampe, una specie di macchia con le ali.

-Karol lo vedi anche tu?-

Le dico sottovoce.

-Intendi quell'uccellino lassù?-

- Si però non mi sembra un uccellino...-

La strana creatura volante va all'esterno e decido di seguirla.

- Cos'è un altra cosa che viene dai tuoi sogni si è materializzata?-

- Non l'ho sognata ma sento che non appartiene a questi luoghi. Credo che andrò a vedere dove si dirige,  puoi aspettarmi qui?-

- Sicura?-

- Si ci metterò poco tranquilla.-

Esco dalla palestra e vado nel cortile che la circonda, Karol mi ha seguito, so che sta cercando di aiutarmi, però la sto mettendo in pericolo. Sto per dirglielo, ma lei mi fa notare una cosa molto più inquietante. Sulle nostre teste penzola un nido di quei strani volatili, fatto da bastoncini e una scura sostanza viscosa, i cui  proprietari non sono felici di vederci e si avventano su di noi ammettendo degli acuti stridii. Cerchiamo di scacciarli in tutti i modi possibili, se sono creature degli incubi la collana dovrebbe proteggerci, ma non funziona e non c'è nulla che ci aiuti. Tra la confusione e le nostre urla sento una voce familiare:

-Val avanti cerca di concentrarti e salva chi ti sta accanto.-

Guardo alla mia destra e scorgo Sir Levantes. Mi sta sottoponendo ad un'altra prova credo, ma allora dove sono le armi? Ricordo di avere con me la penna la impugno saldamente come una spada e quella si tramuta nella mia lama argentea.

A quel punto inizio a scacciare gli strani uccelli e quelli che colpisco cadendo a terra diventano sabbia nera e subito dopo spariscono. Tuttavia i mostri non diminuiscono, sembrano invece  aumentare, cerco di capire da dove vengano e vedo che arrivano dal mucchio di ramoscelli.

Una volta creato un varco intorno a me, chiudo gli occhi immagino di avere il mio arco e una volta aperti lo sto tenendo in mano. Alzo lo sguardo per mirare al loro nido, avvicino talmente la freccia al mio viso che una volta lasciata, mi accorgo che mi ha ferito leggermente lo zigomo; essa raggiunge velocemente il bersaglio e lo trafigge facendo cessare le miriadi di macchie alate che si scagliavano contro di noi.

- Molto bene, molto bene, coinvolgere qualcun'altro si rivela come al solito utile.-

-Cosa vorrebbe dire che ha messo nei guai la mia amica solo per farmi allenare!-

Sono molto infuriata, poi mi giro verso Karol per vedere come sta, ma non c'è nessuno accanto a me; confusa mi guardo intorno e Sir Levantes continua:

- Crede che farei mai una cosa simile? No mia cara Val quella era solo un illusione, Non avrei mai attentato alla salute di un qualche umano innocente.

È evidente che sottopressione da il meglio di sé. Deve anche riuscire a tirare fuori queste capacità da sola in futuro.-

Detto così il maestro scompare e Karol viene a chiamarmi, per ritornare in classe.

-Cos'hai fatto sulla guancia?-

Mi chiede prima di andare, con la mano sfioro il taglio e trovo un po' di sangue sulle dita.

-Una lunga storia... Ti racconto mentre cammiamo.-

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